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Si occupava anche di caffè sostenibile David Solazzo, il cooperante morto a Capo Verde

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MILANO – La notizia della scomparsa improvvisa del giovane cooperante Cospe, David Solazzo, ha scosso i lettori di tutto il mondo, a cominciare da quelli italiani. Il ragazzo era attivo da sette mesi a Capo Verde, per seguire il progetto “Rotas De Fogo”. Un’iniziativa volta a sostenere le risorse del territorio, attraverso la riqualificazione anche delle coltivazioni autoctone. Tra questi, spiccava naturalmente la produzione di un caffè biologico e sostenibile. Leggiamo la sua storia più approfonditamente da corrieredellasera.it, da un articolo di Jacopo Storni.

David Solazzo: turismo per tutti e caffè bio

Capo Verde per lui non era quella del turismo di massa, quella assediata dai turisti che arrivano da tutto il mondo per godere delle sue spiagge magnifiche. Capo Verde, per lui, era un ambiente naturale da difendere con le unghie e coi denti. Da difendere proprio dal rischio di quella speculazione edilizia ed economica legata al turismo. Che rischia di arricchire le élites e lasciare in povertà la popolazione.

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David Solazzo, il 31enne fiorentino cooperante del Cospe morto domenica, si trovava nell’arcipelago africano proprio per questo

Era qui, nell’isola di Fogo, soltanto da sette mesi, per conto della Ong fiorentina Cospe. Seguiva il progetto, in collaborazione con molte istituzioni e associazioni locali, dal nome Rotas do Fogo.

Il cui scopo è quello di migliorare le condizioni socio-economiche e ambientali delle aree rurali dell’isola rafforzando opportunità eco turistiche nel rispetto della tradizione rurale della popolazione. Con mini visite guidate (tra cui al bellissimo vulcano dell’isola) e vendita dei prodotti locali, soprattutto caffè e vino.

Attraverso i soci delle associazioni locali, di guide e di agricoltori, gli abitanti del luogo potranno beneficiare dell’aumento della domanda di prodotti e servizi da parte dei turisti. Nonché valorizzare le loro capacità attraverso l’aiuto del Cospe e di David. Attraverso le sue esperienze agronome sviluppate all’Università di Firenze.

Tutto questo, lasciando inalterata la protezione ambientale nelle zone rurali dell’isola.

Un turismo lento ed ecologico, capace di creare ricchezza ma di rispettare la tradizione identitaria

David era innamorato di quei popoli, appassionato di Africa, grazie anche alla sua precedente in Angola, terra ancora più ostica. «Era un giovane professionale – ha detto Anna Meli, responsabile comunicazione del Cospe – che sapeva unire le competenze tecniche di agronomo ad una grande umanità e capacità di scambio e dialogo con le comunità locali.

David rappresentava lo spirito più autentico della cooperazione». Dove le popolazioni locali erano perennemente coinvolte nello sviluppo di progetti turistici, rurali, economici, solidali. Non decideva mai da solo, interpellava sempre gli uomini e le donne del villaggio. Con cui condivideva le giornate, le notti, i pasti, la vita.

Ed è proprio questo lo spirito della Ong Cospe, nata nel 1983

Associazione laica e senza scopo di lucro, operante in 25 Paesi del mondo con circa 70 progetti al fianco di migliaia di donne e di uomini per un cambiamento che assicuri lo sviluppo equo e sostenibile, il rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli.

La filosofia di Cospe è sempre stata questa, come quella incarnata da Davide. Costruire un mondo in cui la diversità sia considerata un valore, un mondo a tante voci. Dove la giustizia sociale passi innanzitutto attraverso l’accesso di tutti a uguali diritti e opportunità.

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