venerdì 12 Aprile 2024
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Le lezione della torinese Costadoro: il caffè americano non esiste, quello filtro, sì

In Italia sembra che la storia del caffè americano, un espresso allungato con acqua calda, sia nata durante la Seconda guerra mondiale, quando gli americani giunti nel bel paese per liberare gli italiani dal nazismo, dopo l’ingresso in Roma il 4 giugno del 1944, si ritrovarono circondati da italiani e partigiani in festa che offrivano loro un caffè in gesto di benvenuto

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MILANO – L’eterna questione di cosa sia il caffè americano nello specifico, è stata fraintesa in ogni modo possibile dal consumatore medio italiano che spesso confonde cosa sia, ignorando fondamentalmente i metodi di estrazione che esistono oltre l’espresso. Caffè americano o caffè filtro? Questo è il problema. Ci viene in aiuto un articolo pubblicato sul sito costadoro.it, in cui si fa chiarezza su queste definizioni.

Caffè americano: un concetto inesistente

Perché diciamo “inesistente” parlando di caffè americano? Beh, perché non esiste un caffè nato in America o tipicamente americano, bensì esiste il caffè filtro, nato nei paesi arabi, quindi diffuso in Europa e successivamente esportato insieme ai suoi preziosi chicchi in tutto il mondo e del quale alcune nazioni ne consumano tutt’oggi una grande quantità pro capite, tra le quali l’America.

Secondo i dati reperiti su wordatlas.com in realtà gli americani sarebbero solo al 25° posto per consumo pro capite di caffè all’anno (il primo posto lo detiene la Finlandia, mentre l’Italia si piazza al 13° posto) (Gli Stati Uniti restano stabilmente da sempre ai vertici del consumo mondiale davanti al Brasile, primo produttore e secondo consumatore. nd.C.).

Da dove nasce quindi il mito del caffè americano?

Sicuramente il cinema ha aiutato molto nel divulgare l’icona della caraffa sempre pronta con il caffè filtro per i clienti, così come nell’immaginario collettivo gli americani (e specialmente i poliziotti) sono soliti fare le loro colazioni con donuts e bicchierone di caffè, comodamente seduti nelle loro vetture mentre percorrono grandi distanze o lavorano.

Ecco quindi che la comunicazione mediatica ha fatto sì che questa terminologia prendesse il posto della storia nel linguaggio comune.

E in Italia?

In Italia invece sembra che la storia del caffè americano, un espresso allungato con acqua calda, sia nata durante la Seconda guerra mondiale, quando gli americani giunti nel bel paese per liberare gli italiani dal nazismo, dopo l’ingresso in Roma il 4 giugno del 1944, si ritrovarono circondati da italiani e partigiani in festa che offrivano loro un caffè in gesto di benvenuto.

Se non che per gli americani, abituati al caffè filtrato molto più leggero del nostro espresso estratto con macchine a leva, quella bevanda risultava troppo forte ed intensa e chiedevano quindi di allungarla con acqua.

Fu così che nei giorni a venire per i baristi dell’epoca quando un soldato entrava nel locale per un caffè la comanda era “un caffè per l’americano”, che ben presto si abbreviò in caffè americano.

Che sia un reale fatto di storia o una leggenda di preciso non si sa, quello che è certo che oggi il caffè americano è una ricetta codificata anche dalla Sca (Speciality coffee association) dove in una tazza capiente occorre versare prima circa 150 ml di acqua calda ed estrarre quindi sempre nella tessa tazza un espresso; essendo ormai divenuto comune in tutto il mondo questo metodo di estrazione, la terminologia si è adeguata. Il caffè filtro

Vogliamo però ora concentrarci sul metodo chiamato batch brew, ovvero i sistemi di preparazione professionali o domestici automatici

Le differenze principali tra le macchine casalinghe e quelle da bar vertono soprattutto sulla capacità produttiva e sui materiali di costruzione. Infatti se una macchina per caffè filtro domestica sovente è costruita in materiali plastici ed è dotata di una caraffa in vetro temperato, ed il suo costo normalmente non supera il centinaio di euro, le macchine professionali sono in acciaio e spesso fornite di thermos per la corretta conservazione del caffè; molte hanno il controllo della temperatura dell’acqua, una valvola per la gestione del flusso e la loro capacità produttiva varia dagli 8 – 10 litri/ora fino anche ai 60 litri/ora.

Ovviamente anche i costi variano di conseguenza, ma tutto è in funzione delle esigenze di ciascuna necessità.

Perché a volte capita che il caffè filtro acquistato in alcuni locali non sia buono?
Rieccoci al punto cruciale… la materia prima.

Capita troppo sovente che per risparmiare si utilizzi un caffè ricco di robusta e tostato scuro, motivo per cui la bevanda sarà amara e dai sentori di bruciato o affumicato.

Il risultato sarà completamente diverso se utilizziamo ad esempio la nostra miscela Costadoro RespecTo 100% Arabica, biologica e certificata Fairtrade.

Scegliendo la tostatura e macinatura per caffè filtro, verranno esaltati i sentori di cioccolato e biscotto, con una gradevole acidità di frutti rossi e note di the al bergamotto.

Ecco che la vostra bevanda diventerà finalmente un vero must, sia che siate a casa davanti alla tv, in ufficio o a passeggiare per le vie del centro di una bella città d’arte con la vostra paper-cup da passeggio, ecologica e sostenibile.

 

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