giovedì 11 Aprile 2024
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C’è Trieste in pole position con la ricerca italiana sul caffè al Mondiale della chimica ACS a Indianapolis

I grandi della scienza del caffè si sono riuniti con i vertici del ramo inorganica, organica e sperimentale per fare il punto sullo stato dell'arte della conoscenza del settore che interessa anche la nostra materia. Il ruolo dei ricercatori della illy nella presentazione di una ricerca sulla "Chimica degli acidi clorogenici minoritari" nelle specie di caffè sfruttate commercialmente e in quelle selvatiche

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MILANO – Il caffè è stato uno dei temi caldi del meeting di primavera dell’American Chemical Society (ACS), massimo consesso scientifico mondiale nel suo genere, che è si è svolto in forma ibrido – in parte in presenza, all’Indiana Convention Center di Indianapolis, e in parte online) dal 26 al 30 marzo.

E che ha visto oltre 10 mila presentazioni specialistiche, che hanno spaziato nell’ambito della chimica organica, inorganica e sperimentale. All’evento congressuale e convegnistico si è affiancata una parte espositiva, con una forte partecipazione di aziende e visitatori.

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Abbiamo riferito ieri della presentazione dello studio del professor Chahan Yeretzian sui caffè fermentati. Quest’oggi vogliamo soffermarci invece sulla sessione intitolata “Before the Coffee Break: The Rich and Complex Chemistry of Coffee”, durata un’intera giornata, che è stata curata da Jonathan Beauchamp del tedesco Fraunhofer Institute for Process Engineering and Packaging IVV.

Vi hanno preso parte speakers di ben nota autorevolezza nell’ambito della Coffee Chemistry internazionale. I temi trattati hanno spaziato dagli studi dedicati ad approfondimenti chimico-fisici sull’estrazione, all’attività biologica (ad esempio anti-obesità) di alcuni composti presenti nel caffè; dalle interazioni tra composti organici volatili (costituenti l’aroma) e melanoidine (composti ad alto peso molecolare generati dal trattamento termico a partire da polisaccaridi e proteine) all’utilizzo di Risonanza Magnetica, Elettrochimica ed altre tecniche avanzate per lo studio del caffè in tutte le sue declinazioni (verde, tostato e bevanda), dal punto di vista dell’autenticità di prodotto e della tracciabilità.

A rappresentare la ricerca italiana in ambito industriale, la illycaffè spa che ha presentato un contributo sulla chimica degli acidi clorogenici minoritari e la loro determinazione quali- quantitativa in caffè di diverse specie sfruttate commercialmente (Coffea arabica, Coffea canephora e Coffea liberica) e in specie “wild” ancora pressoché inesplorate (ad es. Coffea sessiliflora e Coffea pseudozanguebariae).

In particolare, l’attenzione si è focalizzata sugli acidi para-cumaroilchinici, sinapoilchinici e di-acilchinici, che possono fungere da marker molecolari di specie botanica e rappresentare un territorio da esplorare relativamente alle loro attività biologiche ancora del tutto ignote.

Infatti questi composti, a differenza degli acidi clorogenici maggioritari, ben noti polifenoli che attraverso la loro attività antiossidante e antiinfiammatoria contribuiscono ai benefici del caffè, poiché sono presenti in minor quantità, sono più difficili da isolare e quindi da caratterizzare.

La comunità scientifica si darà nuovamente appuntamento a fine estate per la 29 Conferenza Asic sulla Scienza del Caffè, in programma a Hanoi (Vietnam) dall’11 al 14 settembre.

L’Asic (Association for the Science and Information on Coffee) esiste da 56 anni e organizza – di norma ogni due anni – un evento scientifico di caratura internazionale scegliendo alternativamente una location in un paese produttore o consumatore.
La conferenza spazierà in tutto lo scibile scientifico relativo al caffè focalizzando quattro filoni tematici principali:

  • agronomia (genetica, botanica, agrotecnologia, parassiti e malattie, agroecologia, ecc.)
  • chimica (analisi e composizione chimica del caffè, aromi, ecc.)
  • tecnologia (lavorazione del caffè verde, torrefazione, macinatura, estrazione, decaffeinizzazione, ecc.)
  • effetti fisiologici (caffè e salute).
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