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MILANO – La crisi economica taglia i consumi europei di biologico, ma molto di meno per il caffè. Nel 2023, l’import di prodotti agroalimentari biologici nei 27 paesi dell’Unione Europea è sceso a 2,48 milioni di tonnellate, dai 2,73 milioni del 2022: il livello minimo dal 2018. I consumi sono diminuiti del 5%. Il rinfocolarsi dell’inflazione ha spinto i consumatori verso prodotti più economici e spesso non bio.
Ma l’impatto della crisi sull’import di caffè certificato biologico è stato meno netto. Le importazioni di caffè verde bio (dati Traces ed Eurostat, fonte Cbi – Ministero degli affari esteri olandese) sono infatti cresciute a una media del 5,4% annuo tra il 2019 e il 2021, quando hanno raggiunto un picco di 135.614 tonnellate o 2,26 milioni di sacchi.
Nei due anni successivi il trend si è fatto negativo, ma in modo meno marcato rispetto alla media degli altri prodotti: l’import è sceso infatti a 132.663 tonnellate (2.211.050 sacchi) nel 2023, un calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente.
Nello stesso periodo, l’import di caffè verde non biologico ha subito fluttuazioni più pronunciate passando dai 50,79 milioni del 2021 ai 54,21 del 2022 e, infine, ai 48,75 del 2023
Sempre nel 2023, il massimo importatore di caffè verde bio dell’UE è stato la Germania, con 58 mila tonnellate, seguita dal Belgio, con 30 mila tonnellate, la Svezia e la Francia (entrambe 13 mila tonnellate). L’Italia è risultata soltanto quinta con 6.400 tonnellate.
L’import di caffè verde biologico tedesco è stato inferiore del 4,8% rispetto al 2022: un calo sensibile, ma nettamente inferiore al -17% registrato dall’import di caffè verde nel suo assieme, che si è attestato a 986 mila tonnellate (circa 16,4 milioni).
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