mercoledì 19 Novembre 2025

Aziende Riunite Caffè e Scolari Engineering, una lente su tutta la filiera nel convegno Coffee Compass, Franco Tesoro Tess: “Il futuro del settore? Produzione in aumento con dei consumi ridotti”

L’incontro ha voluto offrire al centinaio di operatori presenti, soprattutto torrefattori, una bussola per orientarsi in un momento complesso, segnato da transizioni ambientali, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati

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MILANO – Aziende Riunite Caffè ha organizzato a Milano con Scolari Engineering il convegno Coffee Compass, dedicato alle principali sfide che la filiera del caffè sta affrontando a livello globale.

L’incontro ha voluto offrire al centinaio di operatori presenti, soprattutto torrefattori, una bussola per orientarsi in un momento complesso, segnato da transizioni ambientali, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati.

All’evento hanno partecipato Isabella Alloisio, senior manager ESG di PWC Italia; Dario Scolari, ceo di Scolari Engineering; David Olsen, Starbucks Coffee Master dal 1987; Franco Tesoro Tess, ceo di Aziende Riunite Caffè e Federica Vitali di Banca Imi. A moderare, Daniele Talso di Aziende Riunite Caffè.

Una tempesta perfetta per la filiera del caffè

Ad aprire i lavori è stato Daniele Talso, che ha sintetizzato il momento storico: “Dal 2020 in avanti il nostro settore sta affrontando una tempesta perfetta, con guerre che hanno cambiato le rotte, cambiamenti climatici e la sfida climatica con l’EUDR. La pandemia ha segnato la chiusura di migliaia di esercizi pubblici. Inoltre, il mercato ha raggiunto prezzi che tutti ritenevamo inarrivabili. Così è necessario avere gli elementi per navigare in questo mare”.

Isabella Alloisio (immagine concessa)

Il riferimento è al nuovo Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR), entrato formalmente in vigore nel 2023 ma non ancora applicato. Di questo ha parlato Isabella Alloisio, che ha spiegato come i continui rinvii stiano influenzando le strategie di sostenibilità delle aziende.

EUDR, tra obblighi e opportunità

Alloisio: “Già l’anno scorso l’EUDR è stato rinviato, e anche quest’anno, probabilmente, ci sarà un ulteriore rinvio. Questo implica diversi fattori rilevanti per il settore: l’esenzione per gli operatori a valle, come per la Timber Regulation, e un allentamento degli obblighi di dovuta diligenza per i piccoli produttori, esclusi gli importatori, i quali dovrebbero comunque effettuare la due diligence ma non più obbligati a presentare le dichiarazioni su Traces, il sistema informatico dell’Unione Europea”.

Franco Tesoro Tess

La manager di PwC ha fornito inoltre alcuni dati preoccupanti: “Tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari di foresta sono stati persi a livello globale. Ogni anno se ne perdono circa dieci milioni. Tra il 1990 e il 2008, più del 30% dei prodotti agricoli associati alla deforestazione sono stati importati e consumati nell’Unione Europea.

I Paesi più ad alto impatto per la produzione di materie prime EUDR, in particolare per il caffè, si confermano Brasile, Colombia e Vietnam.

Ma quali sono le realtà interessate dal nuovo regolamento? “Tutte le aziende attive che commercializzano materie prime o prodotti legati al caffè saranno soggette agli stessi obblighi degli operatori che importano o esportano dall’UE”.

“I beni coperti (tra cui caffè, cacao, soia e legno) devono essere stati prodotti su terreni che non sono stati oggetto di deforestazione dopo il 31 dicembre 2020”, ha sottolineato Alloisio. “Circa il 25% dei ricavi delle aziende europee dipende da materie prime legate alla deforestazione.

I rischi per la mancata adesione sono molteplici: sanzioni pecuniarie di almeno il 4% del fatturato annuo, maggiore concorrenza per l’approvvigionamento, aumento dei costi delle materie prime, esclusione temporanea fino a 12 mesi dalle procedure di appalto pubblico accesso ai finanziamenti pubblici”.

Le supply chain diventano così sempre più complesse. “Le aziende devono raccogliere dati di prodotto dettagliati, tipologia, origine, quantità, codice NC, e utilizzare immagini satellitari e tecnologie digitali per valutare i rischi di deforestazione. Se il rischio è superiore a quello trascurabile, devono agire e dimostrare la conformità documentale”.

I principali criteri di valutazione del rischio sono: la complessità della catena di approvvigionamento, presenza di popoli indigeni, eventuali certificazioni complementari e preoccupazioni inerenti al paese di produzione.

“Tra le sfide maggiori risultano: tracciare la miscela dei chicchi durante la lavorazione, la mancanza di infrastrutture digitali nelle regioni produttrici e l’accesso limitato a certificazioni e servizi di audit indipendenti”.

Secondo Alloisio, però, le nuove regole offrono anche opportunità: “L’incremento dei dati sulla provenienza, la sorveglianza dei fornitori e il rafforzamento delle relazioni a monte sono strumenti per rendere la filiera più trasparente e sostenibile”.

Energia e sostenibilità

Il tema dell’energia è stato affrontato dall’ingegnere Dario Scolari, ceo di Scolari Engineering. “Una torrefazione necessita di tanta potenza. E se si tratta di una macchina alimentata ad elettricità, se fa mille chili l’ora richiede un megawatt di potenza installata.

Quindi, per l’elettrico, ci sono problemi di infrastruttura e di rete capillare che potrebbero mettere in crisi i consumi di città o insediamenti. Ma che, tuttavia, non risolve il problema a monte. La distribuzione è un problema, così come le produzioni che utilizzano gas o carbone”, ha spiegato l’ingegnere.

“Per portare il caffè a una certa temperatura bisogna togliere l’acqua, elemento che rappresenta il 10/12% di peso. L’energia necessaria è la stessa per qualsiasi torrefazione. Inoltre c’è la trasformazione/attivazione chimica delle sostanze in chicchi di caffè. Per questo molti usano metano e GPL come fonti energetiche”.

Per ridurre i consumi, L’ingegner Scolari ha indicato la strada dell’efficienza: “C’è il riciclo delle macchine, l’uso del calore residuo per il caffè verde e un minor consumo di massa e metano. L’utilizzo del 30% di idrogeno, che pure ha sue criticità come la capacità di uscire da alcuni condotti, può creare un abbattimento del 60%. Questa è la strada da percorrere idealmente e realisticamente per quanto riguarda il settore delle torrefattrici”.

La lezione di Starbucks: qualità e innovazione

Il coffee master David Olsen, in Starbucks dal 1987, ha raccontato la propria esperienza:

“Nel 1974 ho aperto un espresso bar a Los Angeles chiamato Café Allegro dove ho stabilito il primo contatto con, a quei tempi, una piccola compagnia chiamata Starbucks. Con il tempo ho cominciato a collaborare con loro e mi hanno invitato alla roastery per creare un blend.

Oggi è possibile assaggiare quello stesso blend alla Reserve di Piazza Cordusio a Milano. Nel 1987 sono diventato responsabile del caffè per Starbucks. Da allora gli aspetti fondanti sono rimasti: promessa per un work environment, qualità e customer satisfaction. Ogni passo è importante”. “In Starbucks abbiamo sempre sperimentato. Nessuno tostava caffè scuro come noi.

Quando il brand è cresciuto, abbiamo puntato sulla tecnologia per registrare i cicli di roasting. Abbiamo lavorato con Scolari e Probat, e le tre realtà, Probat, Scolari e Starbucks, sono cresciute insieme. Adesso abbiamo 30 macchine tostatrici Scolari. Ciò che conta è la qualità: vogliamo continuare a sperimentare e migliorarci”.

Prezzi e mercato

Federica Vitali di Banca IMI: “Vorrei soffermarmi su un tema trasversale a tutti questi ambiti: la gestione del rischio attraverso strumenti di copertura.

I rischi principali sono legati all’andamento dei mercati finanziari e delle materie prime. Nel nostro osservatorio, che comprende un ampio campione di bilanci di aziende italiane ed estere, riscontriamo che circa il 70% delle imprese si copre dal rischio di tasso d’interesse.

Questo significa che, quando viene erogato un finanziamento a tasso variabile, le aziende tendono a convertirlo in un tasso fisso per proteggersi da eventuali rialzi. Un altro 50% delle aziende copre il rischio cambio, necessario per chi acquista in valuta estera o incassa all’estero e deve poi convertire in euro.

Diversa la situazione per le materie prime: nonostante le forti oscillazioni, che interessano caffè arabica e robusta, cacao, energia elettrica, gas e perfino metalli preziosi come l’oro, solo il 30% delle aziende del campione utilizza strumenti di copertura su questi sottostanti.

La volatilità annualizzata del caffè arabica e robusta si attesta intorno al 40%. Molte aziende, però, non si coprono. Non perché non esistano strumenti adatti, ma perché non li conoscono o non li utilizzano correttamente. In realtà, quegli strumenti ci sono.

Molte imprese con cui ci interfacciamo lavorano direttamente in borsa attraverso contratti future, che replicano l’andamento di un future quotato.

Queste operazioni vengono svolte all’interno di una linea di credito dedicata, una sorta di plafond assegnato all’azienda.

Le previsioni per il caffè indicano un’elevata volatilità sia per il robusta che per l’arabica. Le cause sono molteplici: rischi meteorologici, instabilità geopolitica, dazi commerciali, e dinamiche speculative che, solo nell’ultimo mese, hanno portato a un aumento di circa il 30% dei prezzi del caffè robusta e arabica.

Tutte variabili fuori dal controllo delle aziende, ma che possono essere gestite con strumenti finanziari di copertura. Le coperture possono essere impostate sia sul lato acquisto che sul lato vendita.

Sul lato acquisto, la copertura tutela l’azienda da eventuali rialzi del prezzo della materia prima. Se avete acquistato a prezzi elevati e avete scorte in magazzino, potete coprirvi dal rischio che il prezzo scenda, mantenendo così stabile il valore del vostro inventario.

Sul lato vendita, invece, la copertura protegge in caso di ribasso del prezzo di mercato, garantendovi un prezzo minimo di vendita.

Se i contratti con i clienti finali non sono ancora stati chiusi e nel frattempo i prezzi scendono, la copertura vi consente di mantenere margini invariati: la banca vi riconosce un differenziale.

A differenza dei future standard, questi strumenti offrono grande flessibilità: si può scegliere la quantità da coprire, la scadenza più opportuna e la frequenza con cui aggiornare il valore della copertura rispetto al mercato”.

Franco Tesoro Tess, ceo di Aziende Riunite Caffè, ha fornito una visione molto cruda della situazione: “I Paesi produttori di caffè non sono mai stati ricchi come adesso. Sono quattro anni che i prezzi sono alle stelle e tutti i produttori si sopno creati una stabilità economica mai vista nei decenni passati, immagazzinano mantenendo i prezzi alti anche aiutati da una logistica mondiale imperfetta”.

Ma avverte: “Questa situazione presenta anche l’altro lato della medaglia. Con prezzi alti da quattro anni, nei prossimi potremmo avere una produzione abnorme di caffè. Nel 2030 potremmo trovarci con un 15% in più di produzione rispetto a oggi, circa 30 milioni di sacchi. Il consumo, invece, potrebbe crollare e quindi potremmo trovarci con contino surplus di produzione anno dopo anno, e riuscirà il mercato ad assorbirlo? Quale sarà l’impatto sui prezzi? ‘’

In chiusura, Valentina Barbieri ha presentato la quarta edizione aggiornata del volume dedicato alla storia e all’evoluzione del caffè chiamato Il caffè: classification, tasting, roasting.

“Ho aggiunto una parte storica con dettagli che non abbiamo mai raccontato e una parte finale che traccia il futuro del caffè”, ha spiegato.

“Questa è un’edizione profondamente rivista”, ha concluso Franco Tesoro Tess. “Un libro che mantiene un forte legame con il passato. Siamo nati e cresciuti con la presenza delle generazioni precedenti, e continuiamo a costruire il futuro su quelle radici”.

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