mercoledì 10 Aprile 2024
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Antonio Quarta: “Il Covid? Siamo tornati a guardarci negli occhi”

"Purtroppo le aziende della filiera horeca si sono rivelate a rischio, in un frangente del genere, e dobbiamo prendere atto che siamo quelli su cui i governi intervengono per primi per ottenere consensi facili, come ho già sottolineato. Utilizzando la forza contrattuale della nostra Associazione, dovremmo pensare a soluzioni innovative per queste situazioni, anche accedendo a polizze assicurative come quelle per le calamità naturali”

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MILANO – Parla Antonio Quarta, ex presidente dell’Associazione italiana torrefattori, oggi membro del Comitato italiano del caffè. Da lui abbiamo voluto sapere che cosa è successo, dal punto di vista di una torrefazione storica e di famiglia, di fronte all’inaspettato arrivo del virus in termini di consumi, canali di vendita, strategie.

Cominciamo dall’inchiesta del Sole24ore che ha indicato Quarta Caffè tra le eccellenze delle aziende regionali italiane

“L’indagine, che si è focalizzata sulle aziende alimentari – titolo: “I marchi a diffusione locale crescono più della media” – prende infatti in considerazione la Puglia solo per il caffè e per la nostra azienda. Una grande soddisfazione, per noi, perché essere menzionati tra le aziende regionali che riescono a tener testa ai grandi marchi è naturalmente motivo per noi di grande orgoglio. Non ho la presunzione di dire che la
nostra azienda sia un esempio, ma è un dato di fatto che quando si praticano politiche commerciali e comunicative a chilometro zero, puntando sulla distribuzione veloce e puntuale del prodotto, i risultati si ottengono. La nostra caratteristica principale è infatti quella di produrre caffè di qualità e macinato fresco, non sottovuoto; siamo fra i pochi a farlo in campo nazionale”.

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Ma perché investire principalmente sulla Puglia e non sul mercato nazionale o estero?

“Il mercato italiano del caffè rispecchia i principi della libera concorrenza perfetta: in esso “nuotano” oltre 700 marchi, e molti di essi lavorano un prodotto con le stesse caratteristiche e a un prezzo più o meno livellato. Il nostro è un settore in cui molte torrefazioni hanno una capacità produttiva sottoutilizzata, dove la concorrenza è veramente forte, e la verità è che per garantire la freschezza del prodotto non si può
puntare a mercati lontani.

Certo, attraverso sistemi di trasporto sempre più efficienti riusciamo a servire anche clienti in altre regioni e all’estero, ma per coerenza siamo interessati a presidiare principalmente il nostro mercato. Per ora.”

Passiamo a un aspetto dolente: che cosa è cambiato, con l’arrivo della pandemia, nel mercato del caffè?

“Molto. Il settore horeca, e tutto ciò che riguarda l’espresso, uno dei prodotti simbolo del made in Italy, hanno subito danni notevoli: questo canale è uno dei più colpiti dagli effetti della pandemia, e anzi è diventato un capro espiatorio, come tale molto colpito dalle restrizioni decise dai governi di tutto il mondo per limitare il contagio. Un Paese in lockdown vede subito chiudere bar e ristoranti: una decisione facile, che dà idea all’opinione pubblica che si stia facendo il meglio per combattere il virus anche se così non è”.

L’esempio Quarta Caffè: come ha reagito l’azienda in una regione inizialmente quasi immune al Covid e poi diventata addirittura rossa?

“La nostra attività ha risentito delle restrizioni nel settore horeca, alle prese con riduzione di orari degli esercizi e limitazioni della circolazione delle persone che sono state davvero pesanti, ma per fortuna siamo tra quelle aziende che si rivolgono soprattutto al settore retail, e quindi abbiamo potuto attutire il colpo cogliendo i frutti di una politica basata sulla qualità e freschezza del prodotto, la fidelizzazione dei clienti e sulla distribuzione in tentata vendita, molto capillare sul territorio. E grazie a Dio il settore alimentare ha
retto, anzi ha avuto un incremento di vendite che hanno compensato in parte i consumi persi nell’horeca. Abbiamo insomma limitato le perdite, anche se abbiamo registrato anche noi un calo del fatturato”.

C’è qualche strategia da mettere ancora in campo per affrontare questo nuovo contesto?

“Certo. Purtroppo le aziende della filiera horeca si sono rivelate a rischio, in un frangente del genere, e dobbiamo prendere atto che siamo quelli su cui i governi intervengono per primi per ottenere consensi facili, come ho già sottolineato. Utilizzando la forza contrattuale della nostra Associazione, dovremmo pensare a soluzioni innovative per queste situazioni, anche accedendo a polizze assicurative come quelle
per le calamità naturali”.

Quali sono i canali che pensate di ottimizzare? E l’e-commerce come sta andando?

“Anche noi abbiamo registrato un notevole incremento nelle vendite attraverso l’e-commerce, organizzate e gestite da mio figlio Edoardo; per la nostra azienda il commercio elettronico è importante soprattutto per diffondere il brand oltre i confini regionali”.

Ci sono dei sostegni di Quarta Caffè all’horeca?

“Noi torrefattori stiamo continuando a sostenere i nostri clienti, agevolandoli sulle scadenze commerciali e finanziarie. E’ ovvio che i bilanci delle torrefazioni avranno delle ripercussioni sul conto economico per questo: si tratta di un aspetto amministrativo-contabile, perché la maggior parte dei torrefattori spesso intervengono con attrezzature in comodato, sconti anticipati e finanziamenti. E le cosiddette quote di ammortamento, che sono calcolate sui consumi di caffè, non avranno più corrispondenza tra loro”.

I nuovi trend dell’horeca, delivery e asporto: dove stanno puntando, e come volete intercettarli?

“Il delivery, ovvero il ragazzo che portava negli uffici il vassoio con le tazzine termiche, è una prassi da tempo tramontata, anche perché ora sono tutti muniti di macchine per il monoporzionato, che è diventato concorrente delle caffetterie. Il delivery riguarda soprattutto i ristoranti, mentre il bar sta sopravvivendo con l’asporto. Sono avvantaggiati i baristi di provincia che gestiscono in famiglia e riescono a resistere meglio, perché in molti casi non hanno il costo del personale e l’affitto da sostenere in quanto proprietari
dell’immobile”.

In questa pandemia sono andati relativamente meglio il retail e la Gdo o è aumentato il monoporzionato?

“Il notevole calo del consumo di caffè fuori casa è stato in gran parte compensato dall’uso domestico, che ha conosciuto un incremento dei consumi e la riaffermazione, in termini di quantità, del rito della preparazione del caffè con la moka. Ma è cresciuto anche il consumo di monoporzionato, soprattutto in termini di valore: un chilo di caffè in capsule o cialde ha un prezzo notevolmente più alto rispetto a un chilo di una miscela macinata per moka. Diciamo che sono cresciuti entrambi.”

La formazione professionale del barista ha sofferto molto: in questo settore come siete andati avanti?

“Questo è un aspetto che mi duole molto. Fin da quando ero presidente dell’Associazione italiana torrefattori, l’importanza del percorso formativo è stato compreso da moltissimi dei miei colleghi; il banconista o il barista di un concorrente potrebbe diventare domani operatore del tuo cliente, quindi trasmettere informazioni, competenza e professionalità giova a tutto il settore. I torrefattori più innovativi e più operativi si sono dotati di aule didattiche aziendali per svolgere corsi avanzati di caffetteria. Anche noi abbiamo un’aula didattica e un formatore che in questo periodo si è dedicato a seguire i nostri clienti on
line e attraverso i social, sia pure continuando in maniera ridotta e in modalità protetta ad effettuare formazione con corsi individuali”.

Passiamo a qualcosa di più leggero: cosa ci racconta dei paesaggi immaginari del Calendario 2021 di Quarta Caffè?

“Il calendario è stato realizzato con una tecnica grafica innovativa al fine di raccontare il nostro territorio attraverso immagini fantasiose in cui il chicco di caffè diventa un pianeta sostenibile, una grande tazza di caffè che descrive un viaggio immaginario nel Salento. Immagini fiabesche e piene di colori, capaci di trasmettere positività e allegria: non a caso il nostro calendario è un appuntamento atteso da tutti i nostri clienti. Mio figlio Gaetano, responsabile marketing dell’azienda, lo ha appositamente elaborato con un grafico di sua fiducia per contribuire ad alleggerire questo contesto difficile della pandemia”.

Concludiamo con il futuro, che non può che puntare sulla sostenibilità: che cosa conta di fare al riguardo Quarta Caffè, che anche per le sponsorizzazioni guarda all’ecologia?

©Quarta Caffè_Viaggio Nel Salento

“Noi siamo sempre stati sensibili al tema: dieci anni fa siamo stati i primi in Puglia a creare un format di azienda ecocompatibile, dotandoci di due parchi di pannelli fotovoltaici e solari per produrre acqua calda a servizio dei nostri collaboratori; abbiamo inoltre installato una torre eolica e sottoscritto un protocollo di intesa con la Forestale per piantare alberi lungo tutto il perimetro dello stabilimento. Da trent’anni abbiamo inoltre ideato un marchio, “Progetto Natura”, per sostenere e sponsorizzare iniziative ambientali,
dai convegni alla pulizia di spiagge e pinete.

Nel 2020 abbiamo poi ideato un concorso, “A pesca di plastica”, per ripulire il fondale dei porti del Salento; infine ospitiamo in comodato gratuito in un nostro immobile la sede del WWF. Quindi per noi il tema ambientale è stato e sarà sempre un impegno, passione
condivisa in famiglia e con tutti i miei collaboratori: il mio profondo amore per il mare ha sempre alimentato in me l’interesse per il concetto di sostenibilità aziendale”.

Il futuro del caffè non è solo nella tazzina, ma anche nell’ambiente

Otranto Progetto Natura quarta caffè
Il logo di Progetto Natura di Quarta Caffè che ha operato a Otranto

“Sì, se intendiamo con questo riferirci al rapporto tra ambiente e salute. A proposito di quest’ultima, possiamo dire con certezza che il caffè è sempre stato un prodotto naturale per eccellenza: nella sua trasformazione e preparazione non subisce mai contaminazione alcuna, e ricerche e studi scientifici promossi soprattutto dal Consorzio promozione caffè confermano che ha effetti positivi sull’organismo nel suo complesso. E’ stato infatti dimostrato che, per una persona sana, assumere dalle tre alle cinque tazzine di caffè al giorno è salutare in virtù delle sostanze antiossidanti presenti nella bevanda, che sollecitano molteplici effetti protettivi e preventivi sulle patologie tumorali e a livello cardiovascolare: sul sito www.caffesalute.it ci sono tutte le informazioni necessarie per approfondire la materia.

Voglio aggiungere un’ultima mia riflessione di natura empatica sulla pandemia, che ci costringe ormai da un anno ad indossare le mascherine, a parlarci con lo sguardo e a salutarci con gli occhi. Prima di questa disavventura, pur dialogando in azienda con i collaboratori, con i clienti e con gli amici, nessuno di noi si ricordava dello sguardo e del colore degli occhi dell’altro, che pure sono lo specchio dell’anima. Oggi, probabilmente,
dialoghiamo guardandoci con maggiore sincerità e comprendendoci meglio”.

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