giovedì 11 Aprile 2024
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Caffè Greco: nasce la Convenzione con la Dante Alighieri

Carlo Pellegrini: "Scorrendo gli atti processuali, vediamo che la Corte d'Appello ha confermato, a chiare lettere, l’inscindibilità del complesso denominato Caffè Greco, composto da immobile, mobili e licenza di esercizio, così come individuato nel D.M. del 1953. Tale complesso costituisce il bene culturale Caffè Greco tutelato nella sua interezza e inscindibilità da ben 4 Decreti del Ministero, a partire da quello sopracitato del 1953 fino ai più recenti. Per gli effetti del Codice dei Beni Culturali, risulta pertanto inibita qualsiasi modifica sia alla consistenza muraria, sia agli arredi e all'apparato decorativo, sia all'attività ivi svolta. che non potrebbe configurarsi altro che rimozione e demolizione del bene culturale. In tale contesto è fin troppo chiaro che l’esecuzione dello sfratto, pur confermato dalla Corte d’Appello, e adesso esaminato in Cassazione, dove sono state anche sollevate più questioni di illegittimità Costituzionale, andrebbe inevitabilmente a violare l’unitarietà così descritta"

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In concomitanza con il tentativo di riattivare la procedura di sfratto del Caffè Greco, ad opera della dirigenza dell’Ospedale Israelitico, vede la luce la Convenzione tra il Caffè Greco e la Dante Alighieri, una tra le più grandi istituzioni didattiche del nostro Paese. Riceviamo e volentieri pubblichiamo le considerazioni di Carlo Pellegrini, l’amministratore delegato dell’Antico Caffè Greco.

La battaglia legale dell’Antico Caffè Greco

ROMA – Una battaglia in corso ormai da diversi anni, che vede il Ministero finalmente intervenuto, assistito dall’avvocatura dello Stato, con una decisa presa di posizione nello scongiurare lo sfratto. Si creerebbe infatti una situazione di stallo, che porterebbe alla distruzione del Bene Culturale Caffè Greco, tutelato da ben 4 Decreti Ministeriali.

Scorrendo gli atti processuali, vediamo che la Corte d’Appello ha confermato, a chiare lettere, l’inscindibilità del complesso denominato Caffè Greco, composto da immobile, mobili e licenza di esercizio, così come individuato nel D.M. del 1953.

Tale complesso costituisce il bene culturale Caffè Greco tutelato nella sua interezza e inscindibilità da ben 4 Decreti del Ministero, a partire da quello sopracitato del 1953 fino ai più recenti.

Per gli effetti del Codice dei Beni Culturali, risulta pertanto inibita qualsiasi modifica sia alla consistenza muraria, sia agli arredi e all’apparato decorativo, sia all’attività ivi svolta. che non potrebbe configurarsi altro che rimozione e demolizione del bene culturale.

In tale contesto è fin troppo chiaro che l’esecuzione dello sfratto, pur confermato dalla Corte d’Appello, e adesso esaminato in Cassazione, dove sono state anche sollevate più questioni di illegittimità Costituzionale, andrebbe inevitabilmente a violare l’unitarietà così descritta.

La licenzia di esercizio

Il che si traduce in una impossibilità, quantomeno parziale, di esecuzione dello sfratto. Il vincolo opera infatti incidendo sulla destinazione d’uso, impendendo al locatore di destinare l’immobile ad altro uso, al conduttore di asportare o rimuovere i beni mobili e gli arredi in esso contenuti e, in ogni caso, ad entrambi di mutare la destinazione dell’esercizio nel suo insieme.

Come peraltro affermato espressamente anche dalla recente sentenza del TAR, il vincolo Ministeriale, oltre che i beni (locali e arredi), comprende anche la licenza di esercizio, rendendo immodificabile la destinazione commerciale limitando la possibilità di destinazione dell’immobile, * che dovrà essere compatibile con l’attività commerciale svolta.

Come evidente, dunque, l’esecuzione dello sfratto, possibile solo nei limiti sopra tracciati, porterebbe a una paralisi delle reciproche pretese, che non potrebbe avere altro sbocco che quello del blocco dei locali (che non potrebbero essere affittati) e della chiusura dell’attività (che non potrebbe essere esercitata), finché le parti non trovino un nuovo accordo economico sul prezzo della locazione.

Un accordo

È quindi evidente la necessità di un accordo equo, che dovrebbe essere patrocinato dal Sindaco di Roma e dalla Regione Lazio, che ha l’obbligo preciso di individuare accordi fra le parti, in base alla Legge Regionale 12-2016, purtroppo disattesa, che così recita all’Articolo 14, comma 3:

“La Regione promuove e favorisce altresì la stipula di accordi tra i comuni, i titolari delle attività e i proprietari degli immobili interessati, al fine di favorire il riequilibrio dei canoni di locazione”.

In concomitanza con l’ennesimo tentativo di riattivare la procedura di sfratto del Caffè Greco, ad opera della dirigenza dell’Ospedale Israelitico, ha visto la luce la Convenzione tra il Caffè Greco e la Dante Alighieri, una tra le più grandi istituzioni didattiche del nostro Paese.

L’evento testimonia la peculiarità e l’originalità del Caffè Greco, tra i più antichi d’Italia (forse il più antico) la cui nascita è certamente anteriore al 1760, anno in cui ne è certificata l’esistenza nei registri censuari della Parrocchia di San Lorenzo in Lucina.

Siamo infatti nello Stato Pontificio, e le Parrocchie assolvevano anche funzioni di amministrazione locale, più o meno come oggi fanno gli Uffici Locali del Comune di Roma.

La storia del Caffè Greco

“Mi piace abitare in Piazza di Spagna e sa perché? Perché ogni giorno sulla tarda mattinata faccio quattro passi per le vie del centro, vado a prendere l’aperitivo al Caffè Greco…” diceva De Chirico.

Salotto e storia intellettuale di Roma. È l’Antico Caffè Greco di via Condotti, che un greco di nome Nicola della Maddalena fondò, come detto, nel 1760 e divenne, nell’800, ritrovo di artisti, poeti notabili e goliardi. Una girandola di scrittori, sovrani, prelati, donne sapienti, gigolò, giornalisti, avventurieri e politici.

La mente di Roma vive qui da duecentosessant’anni. Nella celeberrima saletta omnibus, passarono Liszt, Bizet, Wagner, Goethe, Casanova, Stendhal e persino Buffalo Bill. Gogol scrisse qui un romanzo; a Passini e Guttuso ispirò un quadro. La scrittrice e filosofa spagnola Maria Zambrano ha tratto qui ispirazione per i suoi scritti.

È un monumento della Capitale, dove hanno fatto sosta tutti i grandi pensatori, artisti, letterati e patrioti, corroborati dallo scambio d’idee e dalla bevanda orientale e dove pulsò anche il cuore Risorgimentale.

I moti rivoluzionari

E proprio a causa dei fermenti rivoluzionari che animavano l’Europa, a fare le spese della convivialità del Caffè Greco, furono proprio due patrioti carbonari che,  avendo in animo di compiere un attentato nella Roma Papalina, furono intercettati da spie del Papa che si finsero avventori del Caffè Greco, vennero arrestati e giustiziati.

E se un cardinale siede al Greco? La leggenda vuole che diventi papa. Accadde a Gioacchino Pecci, divenuto Leone XIII.

Nel 1806 il prezzo del caffè aumentò notevolmente a causa del blocco continentale imposto da Napoleone. Gli altri caffettieri di Roma tentarono di mantenere costante il prezzo delle tazze di caffè, mischiando alla preziosa polvere farine di ceci, di soia o di castagne o cicoria.

Al Caffè Greco invece si continuò ad usare sempre e solo puro caffè. Il prezzo raddoppiò e la tazza diventò più piccola (quella che viene usata ancora oggi), ma l’aroma inconfondibile del vero caffè decretò il successo definitivo del locale.

La scheda sintetica dell’Istituzione Dante Alighieri

Oggi la “Dante” rappresenta una delle Istituzioni più importanti in ambito di valorizzazione, promozione e diffusione della nostra lingua e della nostra cultura: in Italia sono 95 i Comitati distribuiti in quasi tutte le province; all’estero le sedi della Società sono 423, diffuse in più di 60 Stati, e curano l’attività di circa 5.900 corsi di lingua e cultura italiane a cui sono iscritti più di 200.000 soci studenti.

La “Dante Alighieri” è anche impegnata ad assicurare la presenza del libro italiano in tutto il mondo attraverso la costituzione e l’aggiornamento di oltre 300 biblioteche disseminate in ogni parte del pianeta e dotate di oltre 500.000 volumi di vario genere.

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