venerdì 13 Giugno 2025

Alessandro Galtieri sulle macchine espresso superautomatiche: “Non sostituiranno il barista ma miglioreranno il servizio”

Galtieri: "La macchina semiautomatica rimane, e continuerà a rimanere, il riferimento per chi lavora in un contesto in cui l’intervento umano fa la differenza: nella regolazione, nella sensibilità, nella capacità di adattarsi in tempo reale. È una protesi intelligente nelle mani del barista, e in molti contesti è - giustamente - insostituibile"

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Alessandro Galtieri, campione di caffetteria, scrittore di apprezzatissimi manuali per baristi e coffee lover, giudice e trainer, si esprime sull’evoluzione delle macchine espresso superautomatiche, protagoniste del prossimo Host 2025. Sembra che le nuove attrezzature siano pronte ad imporsi anche sul mercato italiano.

Secondo Galtieri, in uno scenario ideale, la superautomatica non sostituirà la figura del barista, ma potrà diventare una sua alleata. Leggiamo di seguito l’opinione dell’esperto.

Il futuro dell’espresso: riflessioni sull’automazione nelle caffetterie

di Alessandro Galtieri

Galtieri: “Il prossimo Host 2025 vedrà una presenza massiccia di macchine espresso superautomatiche, provenienti anche dall’Oriente e non soltanto. Tecnologie pronte a proporsi sul mercato italiano, storicamente legato alla macchina semiautomatica manovrata dal barista: simbolo dell’espresso all’italiana e icona riconosciuta in tutto il mondo.

Ma è lecito chiedersi: siamo pronti ad accogliere questa rivoluzione?

Il caffè, dopotutto, non è solo una necessità fisiologica. È rituale, conforto, pausa, abitudine. È un gesto quotidiano che racconta chi siamo, che scandisce il nostro tempo. Soddisfa bisogni fisiologici come la caffeina che ci rimette in moto ma anche bisogni più profondi: il piacere, l’identità, la gratificazione personale.

Eppure, oggi ci troviamo davanti a un paradosso sempre più evidente: da un lato i costi di gestione delle caffetterie continuano a salire – tra materie prime, manodopera ed energia – mentre dall’altro il potere d’acquisto dei consumatori si contrae. Il prezzo dell’espresso cresce, ma non abbastanza da rendere sostenibile il modello attuale. Ma fino a quando potrà andare avanti così?

Il mercato, tra crisi climatica, difficoltà logistiche, speculazioni e normative come l’EUDR, non sembra offrire margini di respiro. La politica? Non c’è da illudersi.

E allora? Forse è il momento di considerare un’alternativa: una macchina che riduce gli sprechi, ottimizza i consumi, promette un possibile risparmio sul personale e garantisce qualità e costanza. Un’ipotesi che, vista con gli occhi dell’imprenditore, diventa tutt’altro che trascurabile.

Come l’automazione ha reso accessibili beni un tempo elitari – abbigliamento, automobili, tecnologia – mi domando: non potrebbe democratizzare anche il caffè?

L’alternativa, purtroppo, è il rischio che il consumo del caffè fuori casa si trasformi in un’abitudine per pochi, confinata in una manciata di oasi gourmet.

Basta uno sguardo al panorama internazionale per intuire la traiettoria possibile: in molte città europee (e non solo), un espresso costa anche quattro volte più che in Italia. Se i prezzi dovessero allinearsi anche da noi, il rischio è che il caffè al bar diventi un lusso occasionale, e non più una consuetudine quotidiana.

Non considero l’automazione come una risposta univoca, ma una possibilità in più. Non credo esista – né oggi né domani – una macchina che possa davvero sostituire il ruolo attivo, pensante e sensibile del barista. Ma credo anche che ignorare le potenzialità delle nuove tecnologie significhi rinunciare a esplorare soluzioni che, se ben integrate, potrebbero rendere più sostenibili e accessibili certi modelli di business, senza compromettere la qualità”.

Galtieri aggiunge: “La macchina semiautomatica rimane, e continuerà a rimanere, il riferimento per chi lavora in un contesto in cui l’intervento umano fa la differenza: nella regolazione, nella sensibilità, nella capacità di adattarsi in tempo reale. È una protesi intelligente nelle mani del barista, e in molti contesti è – giustamente – insostituibile”.

C’ è di più: “Ma in parallelo, ci sono segmenti di mercato dove la costanza e l’efficienza della superautomatica possono offrire una risposta concreta. L’interesse verso queste macchine non è un tradimento della tradizione, ma un tentativo di capire dove e come possono affiancare l’artigianalità, liberando energie preziose per l’accoglienza, il servizio, la relazione”.

E negli specialty coffee shop?

“Per le caffetterie specializzate, quei luoghi dove si va non solo per bere un buon espresso, ma per vivere un’esperienza, l’introduzione dell’automazione dovrà essere ponderata, ben progettata e armonizzata. Dovrà inserirsi senza sottrarre valore all’esperienza.

L’espresso preparato da una superautomatica non dovrà solo essere buono: dovrà anche apparire tale, inserirsi con naturalezza nell’estetica e nella narrazione del locale. Niente rivoluzioni traumatiche, ma un percorso fatto di combinazioni intelligenti, mediazioni e nuove visioni.

Queste attrezzature dovranno fondersi con l’anima del locale senza rompere l’incantesimo. Serve una logica estetica. Si tratta sicuramente di una sfida.

Non possiamo negare che la macchina espresso, oltre alla funzione, ha sempre offerto un’emozione visiva, un’estetica tecnologica che – almeno per ora – le superautomatiche non trasmettono allo stesso modo.

Forse anche perché, nell’immaginario comune, l’automazione è ancora associata al caffè mediocre degli hotel business e dei distributori automatici di uffici e ospedali. Contesti in cui, più che la macchina, a fare la differenza sono margini risicati, manutenzione incostante e attrezzature scelte per risparmiare.

Ma se confrontassimo la media dei caffè serviti nei bar italiani con quelli estratti da una superautomatica ben tarata e ben manutenuta, il risultato non sarebbe così scontato. Il caffè, dopotutto, non distingue tra mani e circuiti: ciò che conta è la competenza, la costanza, la cura. E in questo, la macchina può eccellere: precisione, ripetibilità, velocità. Se progettate con intelligenza e seguite con attenzione, le superautomatiche potrebbero diventare a tutti gli effetti le fabbriche del buon caffè di domani.

In uno scenario ideale, la superautomatica non sostituirà il barista, ma potrà diventare una sua alleata, permettendogli di concentrarsi su ciò che fa la differenza: l’ascolto, il consiglio, l’accoglienza, cultura del prodotto, oltre ad offrire un servizio più sostenibile, accessibile e qualitativamente solido”.

                                                                                                       Alessandro Galtieri

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