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MILANO – I consumi di caffè della Cina continuano a crescere: Usda li calcola in oltre 6 milioni di sacchi, da poco più di 2 milioni all’inizio del decennio trascorso. Più prudente l’Ico, che li stimava, 2 anni fa, attorno ai 3 milioni di sacchi. Secondo Mintel, il consumo annuo pro capite annui è stato pari, nel 2024, a 22,24 tazze all’anno, da meno di 10 tazze nel 2016. Intanto il valore dell’industria cinese del caffè è lievitato – secondo il ministero dell’agricoltura e degli affari rurali – a 300 miliardi di yuan: 36,6 miliardi di euro.
I margini di crescita – considerando l’esiguità dei dati assoluti – sono ancora enormi.
E a trainare la crescita, a differenza di un tempo, non sono più soltanto i giovani delle metropoli – come Pechino, Shanghai, Shenzhen o Guangzhou – ma consumatori di uno spettro di età molto più ampio.
Dai giovanissimi, alla fascia dei quarantenni e cinquantenni, sino agli ultrasessantenni, oggi molto meno tradizionalisti e molto più aperti alle novità rispetto a un tempo.
Anche per questo, gli analisti osservano che gli scenari di crescita in Cina – più che all’allagamento della base demografica dei consumatori – guardano oggi alla specificità delle diverse categorie, cercando di metterne a fuoco caratteristiche e tratti specifici.
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