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Daniele Ricci è un barista che per più volte si è aggiudicato il titolo nazionale. Oggi fa consulenze e spiega quali sono i pregiudizi, le difficoltà e il futuro nel mondo del caffè specialty in Italia. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Martina Di Iorio per il quotidiano Cibo Today.
Daniele Ricci sullo specialty
MILANO – C’è chi il caffè lo beve distrattamente, e chi invece lo studia, lo divulga e lo trasforma in cultura. Daniele Ricci, bresciano classe 1997, appartiene a questa seconda categoria: barista, formatore e consulente nel mondo dello specialty coffee, ha fatto della qualità e della consapevolezza la sua missione. Dalla scuola alberghiera di Brescia fino ai campionati mondiali, passando per Amsterdam, Zurigo e oggi Bruxelles, il suo percorso racconta l’evoluzione del caffè contemporaneo.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui sul ruolo del barista, sull’importanza della formazione e sulla necessità di sfatare tantissimi falsi miti e pregiudizi: dall’espresso italiano (spesso non di qualità) al prezzo del caffè. Anticipando anche quelle che sono le nuove tendenze in fatto di caffetterie.
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Quanto conta la formazione nel tuo percorso?
“La formazione è fondamentale, non solo nel mondo del caffè ma in tutto l’ambito dell’hospitality. Negli ultimi 10 anni la figura del barista si è molto evoluta grazie a corsi e professionisti specializzati, ma secondo me manca ancora formazione per il consumatore finale”.
In che senso? Il cliente non è pronto al mondo dello specialty?
“È un aspetto su cui bisogna lavorare: serve più consapevolezza da parte di chi beve il caffè, non solo di chi lo prepara. Ora, con il prezzo che cresce, le persone iniziano a chiedersi cosa stanno realmente bevendo, da dove proviene e che qualità ha: ed è un passo avanti importante”.
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