mercoledì 29 Ottobre 2025

Ecco perché per i fondi di investimento puntare sul caffè è conveniente quanto su microchip e data center

Le società di investimento private equity sono sempre più protagoniste anche nel settore del caffè, con complesse operazioni miliardarie capaci di spostare gli equilibri nel mercato mondiale di questo prodotto

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MILANO – Credeteci o no, per i fondi di investimento, il caffè può diventare un business allettante quanto quello dei microchip o dei data center. L’affermazione potrà sembrare iperbolica, ma a suo sostegno c’è l’attualità di questi ultimi giorni. Le modalità con le quali due società newyorchesi di investimento private equity – Apollo Global Management e KKR – sono venute “in soccorso” dell’ambiziosa operazione con la quale Keurig Dr Pepper (KDP) acquisirà Jde Peet’s sono già diventate infatti da manuale.

Riepiloghiamo quanto già scritto su Comunicaffè di ieri. KDP ha illustrato lunedì 27 ottobre – durante l’Investor Day a New York – un aggiornamento sul pacchetto finanziario relativo all’acquisizione del colosso olandese del caffè Jde Peet’s, che comprende ora due nuovi accordi di investimento strategico per un totale di 7 miliardi di dollari, condotti da fondi gestiti da affiliati di Apollo e da fondi e conti gestiti da KKR.

In virtù di questi accordi, KDP prevede ora una leva finanziaria netta inferiore di circa 1.0x, pari a 4.6x al momento dell’acquisizione, prevista nel primo semestre 2026, con un accrescimento dell’eps adjusted di circa il 10% nel primo esercizio.

Tradotto in termini più semplici: un indice di indebitamento inferiore, che consentirà alla società di mantenere l’investment grade da parte delle agenzie di credit rating

Facciamo un passo indietro. Quando KDP ha annunciato, nell’agosto scorso, l’acquisizione dell’olandese Jde Peet’s, per 15,7 miliardi di euro (e il proprio successivo sdoppiamento in due società distinte: Coffee Co. e Beverage Co.), il deal ha fatto subito discutere per le sue modalità di attuazione.

Si è optato infatti per un’operazione tutta in contanti, finanziata attraverso un prestito ponte da 16 miliardi di euro, destinato a lasciare la società con un rapporto debito/utili di oltre 5x.

Inutile dire che i mercati non hanno gradito. E il titolo di KDP ha perso il 18% dopo l’annuncio del deal.

A peggiorare le cose ci si è messo l’investitore attivista americano Starboard Value, che ha iniziato a fare incetta di azioni di Keurig Dr Pepper successivamente all’annuncio dell’operazione su Jde Peet’s

E a contestare le modalità della stessa facendosi portavoce di un malcontento montante. KDP ha preso la “fronda” molto sul serio, tanto da avviare intense consultazioni, con l’obiettivo di migliorare l’esecuzione del deal e ristabilire la fiducia degli investitori.

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