lunedì 27 Ottobre 2025

Gianluigi Goi riflette sulla poesia “Se possibile” e sul valore della bevanda come simbolo di pace

Il giornalista Gianluigi Goi, partendo da un articolo dell’Osservatore Romano, propone una riflessione che unisce poesia, attualità e umanità. Ispirato dai versi del poeta russo Gleb Debol’skij, Goi trasforma una semplice tazzina di caffè in un simbolo universale di sogno, speranza e rispetto della dignità umana

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Gianluigi Goi è un nostro lettore e giornalista di lunga esperienza, che con il suo sguardo e la sua tastiera ha più volte arricchito queste pagine con riflessioni originali e dal respiro culturale.

In questa occasione, Goi parte da un articolo apparso sull’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, per proporre una riflessione che intreccia poesia, attualità e umanità, prendendo spunto da una lirica del poeta russo contemporaneo Gleb Debol’skij. Il risultato è un testo che, tra un espresso e una speranza, invita a sognare la pace e il rispetto della dignità umana, anche attraverso il gesto quotidiano di un caffè condiviso.

La poesia “Se possibile” e un “Caffè per sognare” almeno la non-guerra, la pace e il rispetto della dignità umana

di Gianluigi Goi

La forza evocativa della poesia è grande, grandissima, ed immediata. E prende anche chi, come noi, non ha particolari competenze ma solo quel briciolo di curiosità e di sensibilità che lo spingono a guardare certe cose e situazioni anche con il cuore e non solo con gli occhi.

Sull’Osservatore Romano di martedì  30 settembre, l’occhiello – in gergo giornalistico, impaginato con ricercata e riuscita evidenza, “La Poesia – <Se possibile..>” e il titolo, senza fronzoli come un timbro lineare sulla corrispondenza commerciale, “Un caffè per sognare” – ha subitaneamente attirato l’attenzione e la curiosità di chi scrive: “Dal 2015, il primo ottobre si celebra la giornata internazionale del caffè”, considerazione semplicemente pleonastica per i lettori di Comunicaffè ma che ci serve per introdurre l’ambiente e il contorno di queste righe: il caffè, per l’appunto.

Ne parla, “non senza una punta di ironia” sottolinea il testo, il poeta russo contemporaneo Gleb Debol’skij in versi proposti nella traduzione di Lucio Coco, riconosciuto ed autorevole esperto di letteratura russa.

L’incipit della poesia “Se possibile…” è spiazzante nella sua semplicità: “Se possibile, vorrei un espresso, / delle novità, qualche soldo, / viaggiare, meno stress, / più tenerezza e nervi a posto. /. In cerca di coccole: “Della cioccolata, un buon giorno, / ispirazione e sorrisi. / Per frate corpo: “Se possibile, / portatemi un’anatra / fatta al forno oppure un pesce. / A seguire momenti di riflessione: “Una lunga gioventù e una vecchiaia tardiva, / Due figli e poi dei nipoti … / E una buona salute, / ecco un bel regalo. / Al diavolo l’ernia e miopia /”. Qui giunti, contraltare alle difficoltà, fa capolino la voglia di ben-essere: “E poi vorrei aver successo / e un mio ritratto (meglio di profilo). / Oh, perdonatemi, certo si è trattato di un sogno … / Per me –  solo un caffè nero”.

Per i tantissimi semplici uomini di buona volontà che sfangano la vita, ben venga tanto “caffè nero” – nero come la notte con il suo carico di difficoltà e persino di nefandezze ma anche di slanci amorosi, di passioni sincere e di sogni, soprattutto di sogni: vogliamo e dobbiamo agganciare la non-guerra, cercare e toccare la pace, rispettare la dignità che è di tutti: a Gaza come a Kiew, nel Sudan, nella Repubblica del Congo come ad Haiti, nel Myanmar in Sudamerica insomma ovunque un bambino, una donna, un anziano o un debole soffrono per la cattiveria o l’indifferenza altrui. Spesso considerati benpensanti.

Gianluigi Goi

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