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MILANO – Si stringe il cerchio dei possibili pretendenti all’acquisizione di Costa Coffee, la catena britannica di caffetterie fondata nel lontano 1971 dai fratelli italiani Bruno e Sergio Costa e acquisita nel 2018 dalla Coca-Cola, con l’obiettivo di espandersi nel mercato globale delle bevande calde. Vari media internazionali – tra cui il Financial Times – sostengono infatti che la società statunitense di investimenti globali Bain Capital – attraverso Special Situations – avrebbe presentato un’offerta per la più grande catena di caffetterie del Regno Unito, che conta 4 mila locali in tutto il mondo (di cui oltre 2.700 in Uk e Irlanda).
Bain Capital, che gestisce asset per 185 miliardi di dollari, vanta già una presenza di rilievo nell’out of home di oltre manica detenendo quote di maggioranza nella catena di bakery Gail’s e in Pizza Express.
Ci sarebbe stata una manifestazione di interesse anche da parte della londinese TDR Capital, proprietaria della catena di supermercati Asda, mentre Apollo Management, un’altra società statunitense di private equity, si sarebbe invece ritirata dalla corsa.
L’intenzione di Coca-Cola di cedere Costa Coffee è emersa in indiscrezioni rivelate a fine agosto da Sky News e Reuters. Il colosso di Atlanta sta collaborando a tale scopo con la banca d’affari Lazard.
La valutazione attuale si aggirerebbe attorno ai 2 miliardi di sterline (2,3 miliardi di euro), molto al di sotto dunque dei 3,9 miliardi pagati a Whitbread da Coca-Cola, 7 anni fa
A queste cifre si prefigurerebbe dunque una minusvalenza di 1,9 miliardi di sterline, con una perdita significativa, sia in termini finanziari che di immagine.
Come ha ammesso lo stesso ceo di Coca-Cola, James Quincey, Costa “non ha prodotto ciò che volevamo” e “non è dove volevamo che fosse dal punto di vista degli investimenti”.
Nel 2023, l’azienda ha registrato ricavi per 1,22 miliardi di sterline, in aumento del 9% rispetto all’anno precedente, ma ancora al di sotto degli 1,3 miliardi del 2018.
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