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BiokW è un’azienda di Trento che sviluppa progetti di efficientamento ambientale ed energetico e programmi di innovazione e gestione del cambiamento. In questa occasione BiokW parla del biochar nella filiera del caffè.
BiokW ha sviluppato sia competenze di analisi di sistema (analisi e costituzione di quello che chiamiamo un catasto biomasse), capacità di sviluppare e consegnare impianti (centrali e mobili), e relativa certificazione sia lato biochar, che sulle certificazioni di prodotto. Di seguito leggiamo il loro approfondimento.
Caffè e biochar: il legame con la filiera
MILANO – E’ un dato di fatto che quasi tutti consumano caffè in tutto il mondo, ma solo in un numero relativamente piccolo di luoghi al mondo è possibile la coltivazione di piantagioni di caffè. Per semplicità espositiva, consideriamo che questo immenso settore sia composto da 4 macro-attori:
– gli agricoltori, i commercianti,
– i torrefattori e i marchi,
– i canali di distribuzione e, naturalmente,
– e infine, i consumatori
C’è insomma una complicata e lunga catena del valore attorno alla tazza di caffè:
Come industria, quella del caffè, oggi vede un modello aperto, in cui i chicchi di caffè vengono prodotti in diverse località in tutto il mondo, per poi, in gran parte, essere spediti alla torrefazione, ai marchi aziendali e infine ai punti vendita per il consumo finale.
Questo consumo avviene in bar, caffetterie, ristoranti e, naturalmente, nelle case. A valle di questo lungo processo, i fondi di caffè esausti sono generalmente considerati rifiuti e vengono quindi destinati alle discariche o a un impianto di trattamento dei rifiuti.
A monte c’è invece il mondo delle produzioni agricole del caffè stesso. Coltivazioni che sono spesso inseriti in contesti di produzione agricola più ampi in zone dove appunto, la produzione di caffè è una delle diverse coltivazioni in corso.
Questo processo può essere notevolmente migliorato con un approccio di economia circolare, sostenibilità, cattura e sequestro della CO2 e integrazione di filiere tra loro non connesse.
Il biochar è un carbone altamente poroso e di colore scuro, simile al carbone, ottenuto attraverso la pirolisi della biomassa vegetale in condizioni di ossigeno limitato. Questo processo termochimico, che avviene a temperature elevate senza combustione completa, produce tre principali sottoprodotti: biochar (frazione solida), bio-olio (liquida) e syngas (gassoso), quest’ultimo utilizzabile come fonte di energia.
Il biochar è costituito principalmente da carbonio organico stabile, con un tenore superiore al 60% e spesso superiore al 65% , e appartiene alla Classe I secondo il D.Lgs 75/2010, rendendolo idoneo per l’uso in agricoltura biologica.
L’umidità della biomassa è invece un liquido detto “acido pirolegnoso ed è un corroborante che si usa regolarmente in agricoltura. Il biochar è riconosciuto a livello IPCC per la sua capacità di catturare fino 3 volte il proprio peso in CO2, ed è quindi un ammendante ed c-sink allo stesso tempo.
A livello internazionale, la filiera del caffè ha già dimostrato un certo interesse per il biochar. Il gruppo Nestlé/Nespresso ha di recente portato avanti un progetto molto innovativo in Brasile (vedi: https://www.sustainability.nespresso.com/our-progress: and also: https://stir-tea-coffee.com/tea-coffee- news/brewing-sustainability-nespresso-improves-coffee-farming-wit/).
Ci sono poi altri progetti minori in Colombia, Vietnam etc. Nessuno dei progetti ha ancora studiato ed implementato un processo di decarbonizzazione end-to-end, dai campi alla tazzina.
Ciò che oggi è chiaro però è che né Nestlé, ne altri grandi brand hanno implementato un piano per riuscire a produrre biochar da biomasse residue su larga scala coinvolgendo i produttori nei territori di origine.
Questo con un approccio su larga scala incentrato su impianti centralizzate, che lavorando sul territorio trasformando questi feedstock (biomasse residuali disponibili), in zone remote, direttamente presso le aziende agricole produttrici. Ne sembra esistere un piano per lavorare con i trasformatori, torrefattori e catene distributive nei paesi dove la gran parte del caffè viene consumata per integrare le filiere in modo circolare e sostenibile.
I fondi di caffè possono essere utilizzati in vari modi. Ad esempio, vengono utilizzati come substrato per la coltivazione di funghi, ecc. Possono anche essere carbonizzati per produrre biochar.
Il biochar prodotto dai fondi di caffè esauriti può quindi essere utilizzato per una varietà di usi in agricoltura; tuttavia, può anche essere utilizzato come “materiale da costruzione” per la progettazione di nuovi oggetti
Considerando l’enorme impatto ambientale che i “bicchieri usa e getta” hanno in tutto il mondo, questo potrebbe essere un prodotto altamente innovativo che, invece di essere smaltito, potrebbe essere integrato nei terreni o nei cicli di compostaggio o utilizzato per i fiori sul balcone o nel giardino di casa, e così via.



















