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MILANO – Cosa sta succedendo alla Nestlé? È la domanda che si pongono in molti, dopo le imbarazzanti vicende che hanno portato, nel giro di poche settimane, al licenziamento del ceo Laurent Freixe e alle dimissioni del presidente Paul Bulcke, sostituiti rispettivamente dal ceo di Nespresso Philipp Navratil e dall’ex “re di Zara” Pablo Isla (incoronato da Harvard, nel 2018, miglior ceo del mondo, ndr.).
I fatti sono noti e non occorre dettagliarli nuovamente.
A causare la giubilazione di Freixe – a un anno dalla sua investitura – è stata una tresca non dichiarata con una sua diretta subordinata.
Un comportamento contrario alle “regole deontologiche interne”, che è costato al sessantatreenne top manager parigino l’esonero dalla carica e la perdita di una sostanziosa buonuscita.
Galeotta fu la love story e galeotto chi la gestì
Il modo malaccorto in cui tutta la storia è stata gestita – con ben due indagini (una interna e una esterna), per provare una relazione che era ormai (secondo fonti interne riportate dai media) un “segreto di Pulcinella” – è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, all’interno di una compagine azionaria in cui, già da tempo, serpeggiava il malcontento.
Va ricordato che l’azionariato di Nestlé è estremamente complesso e composito: esso comprende fondi di investimento, fondi sovrani, banche d’affari, fondi pensione.
Non esistono dunque singoli azionisti che detengano una quota di controllo, poiché le azioni sono ampiamente diffuse e scambiate sul mercato.
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