martedì 23 Settembre 2025

Alessandro Borea, La Genovese: “Molti clienti continuano a considerare il caffè un bene a basso costo”

Borea a Iiac: "Il mercato italiano, in particolare nel settore horeca, è estremamente articolato. Riscontriamo una forte difficoltà nel far percepire il reale valore del caffè al consumatore, a causa di radicate dinamiche socioculturali. Questo ostacola una giusta valorizzazione del prodotto lungo tutta la filiera"

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Alessandro Borea, amministratore della torrefazione La Genovese, azienda a conduzione familiare giunta alla terza generazione, nonché presidente dell’Istituto espresso italiano (Iei), parla del core business dell’azienda in cui opera e dello stato attuale del mercato del caffè in Italia.

Leggiamo di seguito une estratto dell’intervista a Borea  di Andrea Terzi e Michela Scaglia per Iiac Coffee Taster.

Borea, ci parli del core business della tua azienda?

Borea a Iiac Coffee Taster: “La Genovese ha quasi novant’anni di storia. La nostra attività si concentra per il 90% sulla produzione di caffè in grani per il mercato professionale, con una piccola parte dedicata alle monoporzioni. Non produciamo confezioni per la grande distribuzione”.

Qual è lo stato attuale del mercato del caffè in Italia?

“Il mercato italiano, in particolare nel settore horeca, è estremamente articolato. Riscontriamo una forte difficoltà nel far percepire il reale valore del caffè al consumatore, a causa di radicate dinamiche socioculturali. Questo ostacola una giusta valorizzazione del prodotto lungo tutta la filiera.

Sebbene il caffè di qualità implichi costi crescenti e competenze specifiche, molti clienti continuano a considerarlo un bene a basso costo. Ne deriva un circolo vizioso che frena l’innovazione, svaluta la qualità e penalizza la redditività delle imprese”.

Come vedi il mercato italiano rispetto a quello estero?

In Italia, il mercato tende spesso a valorizzare il caffè come semplice abitudine quotidiana, più che come prodotto da scoprire e comprendere. Questo rende difficile comunicare al cliente finale il reale valore legato alla qualità, all’origine e alla sostenibilità. Tuttavia, anche in Italia cresce una fascia di clientela più consapevole, attenta al gusto e alla filiera. All’estero, invece, è generalmente più semplice dialogare con operatori già orientati alla qualità, con maggiore apertura verso trasparenza, formazione e valore percepito”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

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