mercoledì 27 Agosto 2025

Cristina Scocchia, illycaffè, sui dazi statunitensi: “Duro colpo per le imprese tuttavia è inevitabile la ritirata strategica dell’Europa”

Scocchia: "L’accordo tra Usa e Ue sui dazi al 15% non è una vittoria né un pareggio, ma non è una neanche una disfatta perché si è evitata una guerra commerciale che avremmo comunque perso. Le forze in campo sono molto diverse. Da una parte, abbiamo gli Stati Uniti, che sono uno Stato, con una leadership politica chiara, con indipendenza energetica, militare e tecnologica.  Noi invece, dall'altra parte, abbiamo un'Europa che non è uno Stato, ma è tanti Stati insieme spesso con interessi divergenti e con una governance ancora poco chiara e farraginosa, senza una leadership forte e condivisa"

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RIMINI – Cristina Scocchia, amministratore delegato dell’azienda illycaffè, in occasione del meeting di Rimini, si è pronunciata riguardo la strategia del marchio sui dazi statunitensi e la continua tensione che si respira nel mercato del chicco. Leggiamo di seguito le sue dichiarazioni.

Dazi: duro colpo per le imprese ma la ritirata strategica dell’Europa era inevitabile

Scocchia: “illycaffè sviluppa il 20% del proprio business negli Stati Uniti, che rappresentano il secondo mercato per l’azienda a livello mondiale dopo l’Italia. Assorbire i dazi al 15% comporterà una compressione significativa dei margini ma la ritirata strategica dell’Europa era inevitabile.

L’accordo tra Usa e Ue sui dazi al 15% non è una vittoria né un pareggio, ma non è una neanche una disfatta perché si è evitata una guerra commerciale che avremmo comunque perso. Le forze in campo sono molto diverse.

Da una parte, abbiamo gli Stati Uniti, che sono uno Stato, con una leadership politica chiara, con indipendenza energetica, militare e tecnologica.  Noi invece, dall’altra parte, abbiamo un’Europa che non è uno Stato, ma è tanti Stati insieme spesso con interessi divergenti e con una governance ancora poco chiara e farraginosa, senza una leadership forte e condivisa.

In più non siamo indipendenti dal punto di vista energetico, dal punto di vista militare e della difesa e dal punto di vista della tecnologia, soprattutto quella digitale e dell’intelligenza artificiale; quindi, è ovvio che se le forze in campo sono così dispari bisogna anche essere razionali e ripiegare in maniera pragmatica e ordinata.

È importante proteggere non solo il nostro business, ma anche quella partnership politica e valoriale che lega le due anime dell’Occidente e che sarebbe stata compromessa da una guerra commerciali”.

Risposta ai dazi: crescere in Europa con regole condivise e una visione per rilanciare la competitività

“In un contesto globale sempre più instabile e competitivo, l’Europa deve mettere in comune risorse e visione strategica per affrontare le grandi sfide del nostro tempo: autosufficienza energetica, difesa comune e innovazione tecnologica.

Serve una politica industriale strutturata, per recuperare il terreno perso nelle nuove tecnologie e sostenere i settori tradizionali.

Ci preoccupiamo, giustamente, dei dazi introdotti dagli Stati Uniti ma la vera complessità è già dentro l’Europa: basta confrontare le regole di Spagna, Francia, Italia che sono spesso sovrapposte, contraddittorie e diversificate tra Paesi, scoraggiando l’innovazione e la crescita. La frammentazione normativa equivale a un dazio interno del 45% sui beni e 110% sui servizi.

Serve semplificare il quadro normativo e promuoverne l’armonizzazione e, se l’Europa è davvero seria riguardo alla costruzione di un vero mercato interno, l’allineamento fiscale non è un lusso: è una necessità.

Nessuno si aspetta un’armonizzazione delle aliquote dall’oggi al domani ma la concorrenza fiscale interna che ha permesso a Stati membri come Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo di operare come paradisi fiscali di fatto, deve cessare. Infine, serve ridurre il costo dell’energia e promuovere un più equilibrato rispetto al Green Deal e ad alcune regolamentazioni europee (i.e.UDR)”.

Tensioni nel mercato del caffè tra dazi e crescita esponenziale del costo della materia prima

“Il mercato del caffè continua a vivere una vera e propria “tempesta perfetta”. Il prezzo della materia prima, il caffè verde, si mantiene su una quotazione molto alta – intorno ai 380 centesimi per libra- tre volte la media storica. Le cause sono molteplici: i dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni brasiliane stanno riducendo l’offerta di caffè sul mercato americano, dove circa un terzo del caffè non tostato proviene dal Brasile. A questo si aggiungono condizioni climatiche sfavorevoli nei Paesi d’origine della materia prima, come ad esempio i danni causati dalla recente gelata nel Cerrado e le preoccupazioni meteorologiche legate alla mancanza di pioggia in Brasile.

Il costo medio della tazzina al bar attualmente in forte crescita (+19% rispetto al 2021 e +3,4% rispetto al 2024), presenta grande disparità tra città: Benevento e Bolzano si attestano a circa 1,5 €, mentre Catanzaro a 1,00 €. Si prevede che il persistente trend rialzista della materia prima possa causare un ulteriore aumento“.

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