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Il Tribunale civile di Bologna ha condannato Fabio Lamborghini, in realtà Gianmarco Fabio Lamborghini, e la manager della sua società, per violazione dei diritti del marchio e di concorrenza sleale confusoria. La pena? L’imposizione del pagamento di mille euro per ogni eventuale singola violazione futura, più circa 15 mila euro di spese legali. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Vincenzo Brunelli per Il Corriere della Sera.
La condanna di Fabio Lamborghini
MILANO – Si accreditava in giro per il mondo come erede di Ferruccio Lamborghini, il fondatore della mitica casa automobilistica italiana, promuovendo diverse iniziative e partecipando a vari eventi di alto livello, ma ora non potrà più farlo. O meglio, non come erede della famiglia Lamborghini.
Il Tribunale civile di Bologna, a sei anni di distanza dall’inizio della causa, ha condannato Fabio Lamborghini (in realtà Gianmarco Fabio Lamborghini) e la manager della sua società al rispetto di alcune disposizioni, ritenendoli responsabili di violazione dei diritti del marchio e di concorrenza sleale confusoria, imponendo il pagamento di mille euro per ogni eventuale singola violazione futura, più circa 15 mila di spese legali, come riporta Il Corriere della Sera.
Così hanno deciso i giudici della sezione specializzata in materia di Imprese Antonio Costanzo, Vittorio Serra e Roberta Dioguardi al termine del processo civile di primo grado.
La causa legale tra i cugini Lamborghini
A dare il via alla causa era stato Tonino Lamborghini, assistito dai legali Sandro Corona e Federico Ghini, figlio ed erede ufficiale di Ferruccio, e padre della cantante Elettra, di Lucrezia, Flaminia, Ginevra e Ferruccio jr, che sono gli unici eredi Lamborghini esistenti.
Tonino aveva denunciato il cugino in quanto titolare della sua società. L’azione legale era cominciata perché Fabio Lamborghini, figlio di un fratello di Ferruccio, aveva iniziato alcune pratiche ritenute scorrette e contra legem, da parte di Tonino.
Nel processo è emerso, come sottolinea il Corriere, che avrebbe utilizzato il marchio (quello con il classico toro) e avrebbe speso il suo cognome facendo credere di essere uno degli eredi di Ferruccio, o comunque generando confusione in merito, per scopi personali.
La sentenza dei giudici
Per i giudici bolognesi, come riportato dal Corriere della Sera: “rileva poi la circostanza che Fabio Lamborghini abbini abitualmente il proprio nome ed i propri segni ad eventi rievocativi del marchio nei quali, presentandosi anche come erede del fondatore della casa automobilistica, favorisce l’idea di una continuità con l’erede ufficiale, ingenerando confusione che poi si riverbera anche sulle attività commerciali di quest’ultimo”.
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