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MILANO – Da Ancona, Cosimo Libardo, eletto nel Board della SCA, Specialty Coffee Association, è il giusto interlocutore per trovare alcune risposte alle tante domande scaturite dalla recentissima fusione tra l’offerta formativa di SCA e CQI. Lo scopo dell’accordo? Mettere a disposizione il Coffee Value Assessment (CVA), nuova forma di valutazione, a più Paesi produttori e consumatori, in maniera maggiormente accessibile.
Libardo, partiamo dal primo punto sollevato anche dal coordinatore del chapter Italy Alberto Polojac
Come mai questa operazione è avvenuta, per molti, in maniera repentina, senza una comunicazione preliminare a Q grader e istruttori?
“Da tesoriere e membro del Board SCA ho seguito da vicino l’operazione. Da anni siamo in contatto con il Board CQI. L’attuale CEO del CQI, Michael Sheridan, rispetto ai suoi predecessori ha mostrato una maggiore apertura alla proposta del nostro CEO Yannis Apostolopoulos. Si sta comunque parlando di operazioni piuttosto complesse, che hanno coinvolto e dovuto mettere d’accordo diverse figure a livello board e staff delle rispettive organizzazioni.
Non c’è stata la volontà da parte di nessuno, di attendere deliberatamente l’ultimo momento per la comunicazione di un accordo che, di base, ha solo lo scopo di avviare una partnership coerente con quella che è la missione di due organizzazioni, che avrebbero altrimenti rischiato di diventare concorrenti in tema di Education.
Nella mediazione, in seguito a numerosi incontri svolti nell’arco di due anni, si è dovuto trovare la composizione di diverse posizioni. Un risultato che è avvenuto a ridosso della Fiera annuale SCA, occasione che abbiamo ritenuta ideale per dare l’annuncio. Questo proprio perché era il caso di informare tutta la base dell’accordo ufficializzato.
La verità è che non è stato possibile fornire molti dettagli prima.
È comprensibile come molte persone si siano lasciate prendere dall’emotività di questo primo momento, perdendosi ad esempio alcune delle informazioni che erano già state messe a disposizione sul sito SCA come FAQs.”
Libardo: “Di fondo il tema dell’accordo è stato il seguente”
“SCA ha la sua mission “make coffee better”, attraverso la ricerca scientifica (creazione di standard tra cui il nuovo cupping form del CVA), l’educazione (con il coffee diploma), la comunità (tra Chapter e competizioni) e gli eventi (le manifestazioni in varie aree del mondo).
SCA si propone come trading organization per sostenere la filiera coinvolta nello scambio del caffè migliorandola e rendendola più sostenibile.
In questa strategia, in un settore frazionato e soggetto a tanti fattori geo-politici, ci stiamo offrendo come ombrello per unire e rafforzare il lavoro di varie organizzazioni creando partnership e aree di azione congiunta.
Come parte di questa strategia, abbiamo cercato un accordo con il CQI, che ha la mission “improving the quality of coffee and the lives of those who produce it”, avendo quindi l’innata vocazione di supportare lo sviluppo della qualità del caffè nei Paesi d’origine.
È previsto un accordo per i prossimi 10 anni, raggiunto consensualmente tra i due CEO che hanno gestito un’operazione di grande intelligenza e lungimirante. Nel breve periodo certo, c’è lo shock emotivo, la sorpresa di leggere di questo accordo che tocca l’aspetto economico di alcuni professionisti del settore, che ora si sentono un po’ minacciati nel proprio modello di business.
Ma guardando al futuro prossimo e lontano, l’uso del marchio Q grader sia per Robusta che per Arabica da parte di SCA, porterà a CQI un licensing fee di 250mila dollari ogni anno.
Inoltre, è previsto un grant (un finanziamento che la SCA fornisce al CQI) pari al 5% della revenue annua dell’Education SCA, per supportare tutte le attività di sviluppo nei Paesi d’origine. Dopo la chiusura di USAID, il CQI necessitava di un partner strutturale che con continuità fornisse fondi a supporto dei progetti di sviluppo.
Questa suddivisione dei compiti permetterà inoltre di lavorare come sistema sia nei Paesi di origine, sia nei Paesi consumatori: SCA sta già collaborando con molti Paesi produttori di caffè, per l’adozione del CVA come metodo unico di valutazione del valore del caffè ai fini dell’esportazione e del trading.
La FNC (La Federacion Nacional de Cafeteros, l’associazione dei produttori della Colombia), ha già sottoscritto in tal senso un memorandum of understanding con SCA. E non sarà l’unica a farlo, sono già coinvolte numerose altre origini, così come sono in corso le trattative con organizzazioni operanti in diversi Paesi consumatori: basti pensare che anche ACE (Alliance for Cup Excellence – COE) e ICO (International Coffee Organization) hanno già sottoscritto memorandum in tal senso. SCA prevede di coinvolgere un’importante fetta dei Paesi produttori per l’adozione del nuovo sistema di valutazione: puntiamo a far valutare con la nuova metodologia CVA la maggior parte del caffè prodotto, auspicabilmente già nel corso del 2026.
Il CVA diventerà a breve il metodo di valutazione dominante. E questo non per imposizioni dall’alto, ma perché noi stessi come professionisti che hanno usato e creduto per primi nel form SCA del 2004, abbiamo preso coscienza che l’approccio scientifico alla base del CVA lo rende uno strumento migliore e più moderno, più atto a catturare multi dimensionalmente il valore del caffè e a trasferirlo, tracciandolo, fino al consumatore finale.
Quindi è evidente che l’accordo con il CQI fosse ormai necessario: hanno condiviso con SCA che l’unico futuro sostenibile per il settore, era quello. Non avremmo fatto un servizio a nessuno facendoci concorrenza. Lo scopo era e resta quello di rendere la filiera del caffè più sostenibile partendo proprio da chi lo produce. È una partnership: il CQI continuerà a insegnare tutto ciò che riguarda il post harvest processing a origine, mentre SCA promuoverà l’Education.”
Una domanda più tecnica: lo status 501C3 in cui rientra il CQI prevedrebbe un trattamento fiscale simile ad una Onlus, senza scopo di lucro: come è stata possibile quindi questa operazione commerciale?
“L’acquisizione sarebbe stata possibile, anche la SCA è una società non profit, ma esiste la possibilità di effettuare acquisizioni. Tuttavia non avrebbe avuto senso procedere in questi termini. Il CQI nasce come la costola della vecchia SCAA americana. Il CEO del tempo aveva un posto nel Board del CQI: dopodiché questa organizzazione si è separata completamente da SCAA e ha creato un suo percorso indipendente basato sulla valutazione qualitativa del caffè, impattando sulle comunità locali con progetti pregevoli in varie zone dell’Africa, dell’Asia e del Centro-sud America. Era molto attiva con l’aiuto dell’USAID.
Non c’era un rapporto conflittuale, io stesso sono stato un Q Grader e sono stato anche Presidente della SCAE: il rapporto di dialogo c’è sempre stato. Erano due enti complementari.
Ad un certo punto, con il tempo, si sono create delle aree di sovrapposizione, seppur minime perché si è volutamente evitato di offrire la stessa formazione. Quando si è giunti ad una minor disponibilità di fondi è sembrato naturale convergere in questa collaborazione.
L’obiettivo di SCA in questa partnership e poi nei prossimi memorandum of understanding con le varie associazioni è di raggiungere gli operatori del settore su tutta la filiera, aiutandoli a comunicare e comprendere meglio il valore creando un rapporto più diretto con i consumatori. “
Continua Libardo: “Questo nuovo CVA permette di avere informazioni utilissime per comprendere le preferenze di consumo in termini di gusto, sapori e attributi estrinsechi del caffè (certificazioni, processing utilizzato, altitudine, zona di provenienza, varietà…) da parte dei vari consumatori nei tanti Paesi, creando un archivio di big data che poi possono essere condivisi con tutti nel settore.
Il CVA permette di generare dei dati che sono molto più analitici rispetto alla vecchia form e questo porta poi alla condivisione di valutazioni meno viziate dalla soggettività di chi assaggia. Cerchiamo di oggettivizzare informazioni che poi diventano intelligence importanti per gli addetti ai lavori.
È anche per questo che le associazioni dei produttori sono molto interessate al CVA, perché hanno finalmente modo di comprendere quali sono i mercati disposti a pagare di più per le caratteristiche dei caffè che effettivamente producono.
Il vecchio sistema avvantaggia implicitamente chi acquista, rispetto a chi vende. Questo ha creato nel tempo un problema di sostenibilità che si è manifestato a pieno quando all’aumento della domanda è diminuita l’offerta di caffè verde: per incentivare a investire su questa materia prima, bisogna dare ai farmers una prospettiva che sia sostenibile.
Il CQI condivide con SCA questo orizzonte. Ed è stata la comprensione del nostro ruolo congiunto, della potenza di questa collaborazione, nella visione dei due amministratori delegati, che ha guidato questa transizione.”
Come verranno gestite le transizioni tra vecchio e nuovo sistema in modo da salvaguardare la professionalità acquisita dagli operatori certificati?
Libardo: “Provo a fare una sintesi su un tema che appare complesso: dal primo ottobre entrerà in vigore l’Evolved Q.
Fino ad allora, tutti i corsi che sono già stati fissati in precedenza rimangono in essere. Chi è già certificato come Q Grader rimane in vigore fino al termine naturale previsto precedentemente all’accordo con SCA. Gli instructor e assistenti che volessero mantenere il loro status anche per il nuovo Evolved Q, così come i Q grader, dovranno integrare la loro certificazione con la frequentazione di un corso di due giornate, il CVA for cuppers, per aggiornarsi sulla nuova metodologia dovranno essere certificati sul nuovo sistema, entro il 31 dicembre 2025.
Anche gli AST che hanno completato il Sensory professional di SCA e quindi gli AST sensory certificati all’ultimo livello, completando il CVA for cuppers, potranno diventare Evolved Q Instructors. Quindi si prevede che il numero di Q instructors crescerà notevolmente.
Cambierà inoltre il sistema di licenza e i fee che SCA stabilirà per frequentare questi corsi. I fee SCA saranno indicizzati – pubblicati entro giugno, penso – al reddito medio di ciascuna zona, come riportato dall’IMF (International Monetary Found).
Ciò dovrebbe abbassare notevolmente il costo dell’Evolved Q per gli studenti, sicuramente in misura notevole rispetto a quello che pochi possono permettersi di pagare oggi, rendendo sicuramente più abbordabile la certificazione Evolved Q anche agli studenti di tutte le zone a basso reddito del mondo. Stiamo puntando a rendere maggiormente accessibile questo corso per non avere soltanto un’élite di istruttori e studenti. Lo scopo è quello di creare un linguaggio comune, disponibile anche nei Paesi produttori.
Ci saranno inoltre molti più corsi da seguire.
Non avremo una licenza unica per tutto il mondo, ma saranno su base regionale: a seconda di dove si insegna il fee cambia, e si potrà insegnare solo nelle zone per cui si ha la licenza. Così da promuovere la creazione di solide comunità locali che crescano nella conoscenza sia come istruttori sia come studenti.
Contare in Africa prevalentemente su istruttori che arrivano dall’Europa, Asia o Stati Uniti perché sono gli unici ad essersi potuti permettere l’acquisizione di quella competenza, pareva non avere più molto senso.
Così anche in Centro e Sud America: avere istruttori con licenze locali è una forma di empowerment.“
Sono previste iniziative per garantire la continuità operativa a produttori e trader che hanno costruito relazioni commerciali basate sulle attuali certificazioni?
“Il prezzo viene determinato tra chi acquista e chi vende. SCA è una non profit e tutte le operazioni di determinazione del prezzo sarebbero contro la legge Antitrust americana. Se il compratore e il venditore sono d’accordo su una metodologia comune, sono liberi di utilizzare quella preferita e sicuramente liberi da alcuna influenza da parte di SCA: il CVA è solo uno strumento per la misura del valore, non possiamo né vogliamo mettere in atto iniziative in questo senso. Creiamo degli standard, ma poi la compravendita riguarda le due parti coinvolte.”
È prevista, come per gli attuali Q grader, una calibrazione/test ogni tot tempo (nel Q grader ora è di 3 anni) oppure il titolo di Evolved Q grader è “per sempre”
“Innanzitutto chiariamo che il form CVA verrà adattato per potere analizzare sia Arabica che Robusta.
Sulla ri-calibrazione ancora non conosco i dettagli del programma, che verranno annunciati sicuramente nei prossimi mesi. Non è un dettaglio che conosco in questo momento. Un altro chiarimento: il corso per essere certificati Q grader resta sempre della durata di 6 giorni, mantenendo lo stesso rigore e livello di difficoltà.”
Libardo, avete considerato il rischio che molti Q Grader consolidati scelgano di continuare a utilizzare il sistema basato sul Cupping Protocol, ignorando di fatto la transizione verso il Coffee Value Assessment?
”Non forziamo nessuno a seguire le nostre direttive. È chiaro che, nel momento in cui numerose associazioni di Paesi produttori e consumatori lo utilizzeranno, diventerà anacronistico continuare ad appoggiarsi ad un form obsoleto.
Un sistema che è stato creato nel 2004 da SCAA, quindi di proprietà intellettuale di SCA e che poi è stato adottato nel Q Arabica course, da un gruppo di esperti sulla base dell’esperienza empirica del cupping. Il CVA si fonda invece su una ricerca di anni, condotta tra WCR (World Coffee Research) e l’università UC Davis, che hanno sviluppato su base scientifica, il sensory lexicon e utilizzando il metodo scientifico alla base dell’analisi sensoriale (che si articola in discriminativa, descrittiva, affettiva). Il CVA si compone di quattro form: quella fisica, la descrittiva, l’affettiva e l’estrinsica.
Questi aspetti, nel vecchio sistema erano mescolati nella stessa form: il punteggio era il risultato di valutazioni discriminative, descrittive e affettive mescolate fra loro, ora non più. Utilizzando la form descrittiva si annota quello che è presente o no nell’assaggio, senza esprimere apprezzamento o meno rispetto a quanto riscontrato. Nella form affettiva invece si possono invece esprimere preferenze rispetto agli aspetti del caffè analizzato.
Chiaramente le preferenze sono soggettive e sono influenzate da fattori culturali e dall’appartenenza a diverse geografie.
Un cupper coreano che esprime un giudizio di piacevolezza o meno, rispetto ad alcune caratteristiche del caffè assaggiato, dà informazioni utili rispetto alle preferenze del mercato coreano, che aiutano i produttori ad orientarsi per investire in una direzione piuttosto che in un’altra. La determinazione di valore del prodotto diventa più analitica, senza essere monodimensionale.
Il punto è che oggi, se vogliamo rendere sostenibile il nostro settore, dobbiamo utilizzare strumenti moderni che forniscono informazioni fruibili. Il nostro primo impegno è puntare a portare coloro che si sono certificati in precedenza verso il nuovo sistema, nella maniera meno traumatica possibile. Includendo tutti.”