giovedì 10 Luglio 2025

Logo In Real Life: che cosa raccontano e che impatto hanno i brand sul consumatore finale e viceversa

Ecco i loghi come strumento che ha un impatto sociale, una narrazione che ha il potere di manipolare la realtà al di fuori dalla pubblicità

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MILANO – Molti consumatori entrano in un bar o si muovono per i supermercati e ordinano o acquistano direttamente ciò che riconoscono: tra gli scaffali e le insegne all’entrata, tutti si sono almeno una volta – e sicuramente di più – orientati nella scelta seguendo alcuni nomi, alcuni brand, un logo. E’ rassicurante, è qualcosa che si cerca con lo sguardo ancora prima di procedere all’assaggio. E raccontano delle abitudini, dei riti, un tessuto sociale costruito attorno a determinati prodotto, aziende, brand.

Ecco i loghi come strumento che ha un impatto sociale, una narrazione che ha il potere di manipolare la realtà al di fuori dalla pubblicità. I consumatori intervengono prima come spettatori e poi come attori, nel momento in cui riescono ad appropriarsi dello stesso marchio, a reinterpretarlo non solo subendone il fascino che lo spinge all’acquisto, in un circolo che mai si interrompe e che invece si autoalimenta.

Questa l’analisi proposta da Michele Galluzzo in Logo In Real Life, edito da Krisis Publishing.

Concetti come Corporate Identity e Corporate Imagination cercano di imbrigliare un’idea ben espressa da Walter Landor:”I prodotti sono realizzati in fabbrica […] ma i marchi sono costruiti nella mente” citata da Naomi Klein in No Logo: Taking Aim at the Brand Bullies. Esiste un gap tra comunicazione di un brand e la percezione del consumatore finale di quest’ultimo. E quindi tra corporate communication e corporate image.

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Passando per Coca-cola e Louis Vuitton: i grandi marchi entrano nell’immaginario collettivo. A volte sconfinano nell’azione sociale, coinvolgendo temi importanti come la questione di genere, una produzione che si fa simbolo di una comunità precisa come quella LGBTQIA+.

I brand vengono rielaborati in chiave politica, a sostegno di una causa rispetto ad un’altra. Vengono quasi falsificati per veicolare un messaggio altro rispetto al primo obiettivo di conversione all’acquisto. Le aziende comunicano attraverso un marchio, dovendo già fare i conti con la sua possibile riscrittura ed è così che assume ancora di più il valore di scudo, di bandiera: il marketing diviene intervento culturale.

Non è semplice brandizzazione della politica, ma, come suggerisce l’autore nelle conclusioni:

“La mia aspirazione aspirazione per questo volume è che possa incoraggiare altri a contribuire alla ricerca di una comprensione del design come aspetto del mondo materiale in quanto luogo sociale. – e infine – L’auspicio del volume che qui si conclude è di esplorare il territorio della storia sociale in relazione alla visual identity, ma, in senso più ampio, l’obiettivo della ricerca è provare a guardare alla storia del graphic design da un punto di vista ribaltato rispetto alle storie canoniche: dal punto di vista dell’utente, della società, appunto.”

Logo In Real Life è disponibile al costo di 19 euro, a questo link.

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