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COLOMBIA – Nespresso e Starbucks suonano la carica

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MILANO – Tutto pronto per l’apertura del primo locale Starbucks in terra colombiana. La data – comunque imminente – dipenderà dall’agenda di impegni di Howard Schultz.

Non appena troverà un momento libero, Schultz volerà a Bogotá per inaugurare personalmente la prima delle 16 caffetterie che, di qui al 2015, la multinazionale di Seattle ha l’intenzione di aprire in Colombia, in collaborazione con il colosso messicano Alsea.

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Un mercato promettente, quello colombiano, che con i suoi 47 milioni di abitanti fa gola a molti grandi competitor.

“Il buon momento di crescita dell’economia (+6,4% nel primo trimestre) e il numero crescente di colombiani che viaggiano all’estero, come pure di stranieri che vengono in Colombia, fa sì che l’esposizione dei consumatori ai grandi brand globali sia aumentata in questi ultimi anni” ha dichiarato di recente, in un’intervista, la direttrice marketing di Nestlé Colombia Mónica Acosta.

Nespresso ha annunciato, qualche mese fa, la sua entrata nel paese sudamericano. La prima boutique aprirà i battenti all’interno di un importante centro commerciale della capitale.

Pur rimanendo bassi in termini assoluti (tra 1,3 e 1,5 milioni di sacchi all’anno, a seconda delle stime), i consumi sono cresciuti in misura rilevante negli ultimi anni (+2,7% tra il 2010 e il 2013), grazie al migliorato tenore di vita in alcune fasce della popolazione, ma anche per merito degli sforzi di promozione compiuti dall’industria (Programma “Toma Café”).

I nuovi entranti dovranno fare i conti con un competitor storico come Café de Colombia, che ha il vantaggio di giocare in casa e vanta una radicata presenza, sia nel canale alimentare che nel fuori casa, con quasi 200 caffetterie Juan Valdez operanti in tutto il paese.

Alejandra Londoño, vice presidente della divisione internazionale di Procafecol, la società che gestisce i marchi di Café de Colombia, gioca sin d’ora la carta dell’orgoglio nazionale e punta sulla forza identificativa di Juan Valdez, il personaggio creato negli anni cinquanta diventato, con il passare degli anni, l’icona dei cafeteros.

Ma anche i competitor stranieri intendono far vibrare la stessa corda emotiva. Starbucks ha già annunciato, in un comunicato stampa, che il caffè venduto e servito nei suoi locali proverrà da una filiera al 100% locale.

Nespresso fa sapere, dal canto suo, che l’80% delle capsule che produce contiene caffè di origine colombiana. La sfida – alla quale partecipano sin d’ora anche altri competitor stranieri, come Segafredo e Oma – si preannuncia quantomai aperta.

Molti si chiedono soprattutto se il mercato interno arriverà, in futuro, ad assorbire quote maggiori della produzione nazionale rispetto a quelle attuali. Anche perché una parte considerevole del caffè consumato localmente è prodotta a partire materia prima più economica, importata dai paesi vicini.

Come osservava di recente Eduardo Sarmiento – direttore del Centro di Studi Economici della Scuola Colombiana di Ingegneria – le attività del settore caffeario colombiano sono indirizzate prioritariamente all’export di caffè verde nei mercati di tutto il mondo. “La quota ricavata dalla vendita diretta al pubblico di prodotto finito rimane molto bassa”.

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