sabato 18 Maggio 2024
  • CIMBALI M2

Matteo Di Lorenzo da Londra: “Io sono occhi e orecchie di Dalla Corte in Uk”

Il business developer: “Cerco proprio qualcuno che voglia innamorarsi Dalla Corte. Come riesco a trovarlo? Facendogli toccare con mano il prodotto: questa è la mia arma vincente ed è piuttosto semplice, perché le macchine parlano da sole"

Da leggere

  • Dalla Corte
  • TME Cialdy Evo
Water and more
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Matteo Di Lorenzo si trova a Londra, dove svolge il ruolo di business developer Uk per uno dei marchi di punta del made in Italy per quanto riguarda la produzione di macchine per espresso: parliamo di Dalla Corte, che con i suoi modelli e i suoi brevetti ha contribuito a plasmare questo mercato in continua evoluzione. E, a proposito di crescita, con Di Lorenzo abbiamo cercato di raccontare la nuova avventura di quest’azienda al di fuori dei confini nazionali, in un mercato che certo pone diverse sfide come è quello del Regno Unito, ancor più nel contesto attuale tra pandemia e Covid.

Di Lorenzo ha cominciato dietro al bancone di famiglia all’età di 15 anni

Quindi la caffetteria fa parte un po’ del suo dna. Ma la scintilla vera e propria è arrivata, come spesso accade, da una situazione difficile che si è trasformata in una porta sul futuro: dopo un brutto incidente in moto nel 2013, che lo ha costretto a casa per 9 mesi, sua madre gli ha proposto una lettura che gli ha cambiato la vita: Il profumo del caffè di Anthony Capella.

Triestespresso

Da questa scoperta letteraria, Di Lorenzo ha intrapreso un percorso formativo con Aicaf, con Marzia Viotti: “E’ stata lei la prima trainer che mi ha inserito nel mondo del caffè, seguita da Luca Ramoni e Gianni Cocco”. Poi l’esperienza Sca “Con una dimensione più internazionale e non specializzata solo sul prodotto italiano. Ho fatto tutti i moduli sino all’intermediate per roastery e sensory, professional per barista e brewing. “. Dal contatto diretto in piantagioni, insieme all’Umami di Godina e in Honduras e con alcuni amici in un’altra occasione in Brasile, nasce la sensibilità verso le origini. Tutto conduce alla fondazione di Atypica per erogare corsi di formazione su Roma che dessero un’impronta
diversa al barista, supportando le aziende romane che avessero bisogno di operatori preparati. Poi arriva la Sevengrams lo porta a Londra per aprire un coffee shop a Londra.

Ed eccoci a Dalla Corte

“L’unico modo di imparare l’inglese era quella di lanciarmi in Uk. Sono entrato dentro un’azienda neozelandese chiamata “Caravan’’ iniziando prima come head barista, poi come restaurant manager, scalando tutta la vetta manageriale. È stato in pieno Covid, nel dicembre 2020, che ho ripreso i contatti con Dalla Corte – avevo lavorato con loro in precedenza come barista pro per le fiere in giro per l’Europa – ed è arrivata la proposta per il ruolo di business developer Uk. Mi ero proposto inizialmente come trainer nel loro laboratorio interno, e loro hanno rilanciato con questa proposta per aiutarli a entrare nel territorio. Abbiamo iniziato a collaborare a partire da gennaio 2021. “

Innanzitutto di cosa si occupa esattamente Di Lorenzo per Dalla Corte. Cosa significa in altre parole esser Business Develop UK?

“E’ una figura che sta si sta affermando negli ultimi anni, e per la quale spesso vengono selezionate delle persone già competenti nel settore caffetteria che però non sono semplici venditori. Vendere in effetti non è il mio scopo principale, ma ho il compito di cercare dei distributori sul territorio per i prodotti Dalla Corte, così da aiutare ad estendere e consolidare la del marchio in questo territorio. In poche parole, mi occupo letteralmente di sviluppare nuove occasioni di business.”

Ma le macchine Dalla Corte vanno forte in Uk?

Di Lorenzo è piuttosto onesto: “Sono entrato in questo ruolo in piena pandemia. Ma tenendo conto dei numeri dei periodi precedenti non possiamo ancora parlare di grandi numeri in Uk, perché Dalla Corte si rivolge ad un segmento dedicato alle specialty coffee roastery e ai coffee shop, che quindi rispondono a degli standard qualitativi e di servizio piuttosto elevati. Dalla Corte vuole proporsi così. Io sono gli occhi e le orecchie di Dalla Corte in Uk. Al momento, mi sto dedicando all’organizzazione degli eventi, un modo per presentarci a tutte le roastery del Regno Unito. Nel 2021 avevo già riscontrato che il
brand non era così riconosciuto qui: siamo ancora piccoli a livello internazionale, a parte per la forte presenza registrata in Corea e in Germania.

Attualmente sto comunicando la filosofia aziendale: il feedback è stato positivo per l’anno passato. Ovviamente ci dobbiamo confrontare con le difficoltà sul mercato che
ho accennato prima: i prodotti Dalla Corte garantiscono dei livelli di performance elevatissimi, al pari de La Marzocco. È chiaro che al momento, a parità di costo e prestazioni, il marchio più conosciuto vince. Ma è una cosa su cui stiamo lavorando.”

Di Lorenzo: “Cerco proprio qualcuno che voglia innamorarsi Dalla Corte.”

“Come riesco a trovarlo? Facendogli toccare con mano il prodotto: questa è la mia arma vincente ed è piuttosto semplice, perché le macchine parlano da sole. Abbiamo creato uno spazio espositivo che si chiama “We Roast” con Paolo Scimone e Francesco Bompane, all’interno della roastery in White Label: chiunque può andare a tostare con macchinari IMF il proprio caffè, senza esser legati a un marchio esterno. Dalla Corte ha affittato lo spazio dell’academy, mettendo alcuni dei suoi modelli per farli conoscere ai clienti. Sempre qui organizziamo anche dei training per dare maggiore visibilità. Al momento abbiamo coinvolto tanti baristi e appassionati del caffè. “

Ma i baristi sono più formati in Uk?

“Di base si ha una formazione base in caffetteria: nei coffee shop il lavoro è già differente così come nelle big roastery chains, si entra comunque facendo dei corsi. Un’altra cosa molto bella è la struttura gerarchica che esiste all’interno dei locali, molto diversa da com’è in Italia: si ha il banconista con il macchinista che servono al cliente sul banco e quindi esiste la distinzione tra l’head barista e il barista. Il primo è colui che ricopre un ruolo differente dalla semplice erogazione. Deve stabilire i turni della settimana, organizzare e
comperare i prodotti ogni settimana fornendo i numeri esatti di ciò che si è acquistato e venduto. Poi ricomprarli. E soprattutto deve occuparsi della qualità servita dai baristi e fare dei training al personale.

Tutto ciò viene pagato dall’azienda, che quindi non dà solo uno stipendio ma anche una prospettiva di crescita professionale. Sfatiamo però il mito che il barista in Uk guadagna tantissimo.”

Con il Covid e la Brexit, sono cambiate le cose e come sono cambiate, per il mondo dei produttori di macchine?

“La cosa più difficile è proprio il fatto dello sdoganaggio. Delle volte le macchine vengono proprio bloccate. Questo perché ormai per farle entrare, è necessario poter tracciare sempre i pagamenti. Se l’articolo è stato prodotto in Italia, ogni qual volta che arriva in Uk, vogliono è obbligatorio poter visionare la fattura già pagata e così è possibile capire quanto poi si deve pagare di dazio. Una volta superato questo passaggio, la si procede con la spedizione. Prima eravamo in Europa e arrivava tutto senza problemi.”

Come sono gli ultimi modelli Dalla Corte? Cosa offrono all’operatore?

“Innanzitutto, vorrei ricordare che siamo i primi ad aver studiato nel 2001 il multiboiler system. Non è stata La Marzocco, che ha sviluppato il dual boiler. Poi i modelli Dalla Corte sono costruiti con una qualità dei materiali molto alta, che si può percepire con mano quando si lavora da barista. Un altro valore è dato dalla costanza del prodotto nell’estrazione. Abbiamo svolto dei test che hanno dimostrato una grande omogeneità tra più shot fatti in contemporanea. Siamo molto orgogliosi anche del controllo dell’uscita
dell’acqua dalla doccetta: la possiamo dosare con un rubinetto del flusso di acqua che va a bagnare il panetto del caffè e così si può diminuire o aumentarlo da 3 grammi al secondo a 9 grammi al secondo e ciò influisce sul contact time col caffè e determina un quantitativo di estrazione maggiore o minore del caffè.”

Con il Covid come avete reagito in Uk?

“In Uk sin dall’inizio, la pandemia è stata affrontata diversamente dall’Italia. Il ragionamento è stato quello di salvare l’economia del Paese che quindi non si è mai fermato del tutto, salvo il primo lockdown. Poi c’è stata una ripresa dei consumi che tutt’ora continua, quindi l’horeca ha subito perdite ridotte, anche grazie al supporto economico del governo. Dalla Corte ha quindi accusato meglio il colpo di quanto non abbia potuto fare in Italia. Ma proprio la paura del contagio, tante volte ha provocato l’annullamento degli
appuntamenti per evitare contatti fisici. Fino a ottobre non siamo riusciti a organizzare eventi. Ora li stiamo pensando, ma è difficile fare programmi.”

Di Lorenzo, ma lei pensa di tornare in Italia?

“Quando sono arrivato a Londra sono partito per fare un’esperienza, senza pensare che mi sarei fermato qui così a lungo. In questo 4 anni però, questa città mi ha dato tantissimo al di là del miglioramento della lingua. Con la Brexit, ormai è diventato un po’ impensabile tornare indietro: stare in Italia e non avere la possibilità eventualmente di rientrare in Uk per avere in cambio un lavoro instabile e non retribuito adeguatamente, non sembra allettante.

La domanda che mi pongo arrivato a questo punto è semplice: l’italiano medio, vuole imparare a riconoscere la qualità del caffè? In Italia, da Roma al sud, la mentalità su tutto ciò che riguarda cibo e bevande è piuttosto chiusa: è difficile raccontare un prodotto non italiano. Ho combattuto a Roma per portare formazione sul caffè a partire dai torrefattori sino ad arrivare ai baristi finché a un giorno mi sono chiesto: se loro non vogliono comprendere ciò che propongo, perché sto insistendo ancora? Per chi lo sto facendo? Ho quindi mollato, ma sempre con la speranza che col tempo anche di arrivare anche in Italia.”

E per quanto riguarda l’Unesco? Aiuterà a cambiare le cose?

“Se dobbiamo osannare la non qualità dell’espresso, allora non sono d’accordo con questo riconoscimento. L’Unesco non dovrebbe sancirlo, anzi dovrebbe renderci più consapevoli che abbiamo sbagliato per anni su questo versante. È qualcosa che potrebbe esser un’arma a doppio taglio, rendendo ancora più fieri chi utilizza qualità di caffè e di tostatura chiare di esser ad un livello di eccellenza. Invece bisogna rivedere tutti i canoni, a partire proprio dalla torrefazione: serviamo un prodotto non perfettamente realizzato. “

CIMBALI M2

Ultime Notizie

Carte Dozio