venerdì 12 Aprile 2024
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Pure Antonio Quarta avvalora la candidatura Unesco: “L’espresso tratto distintivo del dna italiano”

Il torrefattore: "Rappresenta un momento di condivisione che accomuna il meridione al settentrione attorno a un rito culturale e tradizionale. E' arrivato finalmente il momento di valorizzare le nostre origini per poi poterle trasmettere oltre i nostri confini nazionali, forti però di un'identità solida e inimitabile."

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MILANO – La candidatura del Rito del caffè espresso italiano tradizionale continua il suo percorso verso il riconoscimento Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Proprio in questi giorni si è conclusa l’istruttoria delle proposte di candidatura che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la cultura del caffè espresso napoletano, ad essere state proposte dal gruppo di lavoro UNESCO della MPPAF, all’unanimità, come candidature e di inviare la documentazione alla commissione nazionale dell’UNESCO per l’inserimento del patrimonio immateriale dell’umanità .

Numerosi torrefattori, associazioni e aziende che operano nell’indotto, hanno fatto sistema per sostenere questa prestigiosa missione del Comitato di tutela, guidata con tenacia e passione dal Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato.

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Tra le voci a commento di questa impresa non poteva mancare quella di Antonio Quarta, non solo patron di “Quarta Caffè S.p.A.” – azienda simbolo della tazzina di caffè di Puglia, e non solo – ma anche ex presidente dell’Associazione italiana torrefattori (Ait), in seguito confluita nel Comitato italiano del caffè.

Senza poi menzionare la partecipazione di “Quarta Caffè” nella fondazione del Comitato oggi presieduto da Caballini. E proprio Antonio Quarta, al secondo mandato come presidente dei Torrefattori, aveva partecipato all’inizio di settembre 2014 alla manifestazione di lancio del Comitato, che poi vide la luce il 15 dello stesso mese nell’ufficio di un notaio di Treviso.

Così l’imprenditore salentino aveva commentato il riconoscimento, nel 2015, in una sua intervista in cui aveva definito la moka e l’espresso al bar come gli ultimi baluardi “romantici” della modernità, sottolineando anche come in Italia, molto spesso, “il mercato purtroppo si adegua al business, rinunciando alla propria identità a favore di prodotti stranieri e nuove tecniche di preparazione”. Ma oggi le cose, dopo appena sei anni da quel riconoscimento, sembrano finalmente cambiare grazie al lavoro costante di chi non ha mai smesso di credere nel valore di questo rito tutto italiano.

Oggi la rivincita dell’espresso e la proiezione verso l’Unesco

Dice Antonio Quarta: “L’espresso è più di una bevanda, ed è molto più di una miscela e una tazzina: è un tratto distintivo del Dna italiano. Rappresenta un momento di condivisione che accomuna tutta l’Italia attorno a un rito culturale e tradizionale. E’ arrivato finalmente il momento di valorizzare ulteriormente le nostre origini già apprezzate oltre i confini italiani, forti di un’identità solida e inimitabile.”

E aggiunge: “Nessuno dovrà più pensare all’espresso come prodotto banale e superficiale, bensì come emblema del modo di vivere italiano, della pausa caffè che è un incontro tra amici, del caffè sospeso come gesto di solidarietà verso il prossimo. All’Unesco non presentiamo un semplice dossier, ma una storia pluricentenaria che racconta una parte del nostro stile di vita”.

Sancite definitivamente le caratteristiche esatte dell’espresso per dare dignità a questa speciale bevanda italiana

La grande iniziativa del Consorzio per l’espresso italiano ha anche permesso di sancire le caratteristiche esatte di questa bevanda, che deve essere estratta in 25 secondi da una macchina professionale per espresso, tarata su 9 atmosfere, partendo da miscela di caffè torrefatto in Italia e macinato fresco immediatamente prima della preparazione.

Dice ancora il presidente di Quarta Caffè: “Ben venga il riconoscimento del caffè espresso italiano che dà dignità e giustizia a una bevanda purtroppo banalizzata da generalizzazioni e preparazioni generiche. Ora, con la ricetta tradizionale e lo sperabile riconoscimento, il caffè espresso non potrà che essere soltanto ed esclusivamente un prodotto italiano tradizionale.”

“Ricordo sempre che questo obiettivo era già ben chiaro al mio caro papà”, conclude Quarta, “e a tutta la vecchia guardia dei torrefattori italiani, che ricordo con grande affetto, già riuniti nell’Associazione di cui sono stato presidente e nel Consorzio GranCaffè che in anni lontani e non sospetti avevano elaborato il primo progetto per giungere a una ricetta condivisa di caffè espresso italiano tradizionale dettando le regole d’oro. Adesso abbiamo centrato l’obiettivo”.

le regole per espresso italiano tradizionale sancite dal Consorzio GranCaffè
le regole per espresso italiano tradizionale sancite dal Consorzio Grancaffè
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