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VIETNAM – Inaugurato venerdì il primo locale Starbucks a Ho Chi Minh City

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MILANO – Debutto vietnamita per Starbucks. La più grande catena di caffetterie del mondo ha aperto venerdì il suo primo locale nel Distretto 1 di Ho Chi Minh City. Nella zona più centrale della capitale indocinese.

Ho Chi Minh City conquistata dal colosso americano

Presente al taglio del nastro inaugurale, il vice direttore del locale dipartimento dell’industria e del commercio Huynh Khanh Hiep. Il flagship store si sviluppa su due piani: Ed è caratterizzato da elementi di decorazione e arredo che si rifanno alle tradizioni e agli stili locali. Abbinati poi a citazioni che richiamano invece il retaggio quarantennale di Starbucks.

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Lo sbarco in terra vietnamita

Avviene in partnership con il colosso di Hong Kong Maxim’s Group, società che vanta oltre mezzo secolo di esperienza nel settore della ristorazione.

“Il Vietnam è uno dei mercati più dinamici e stimolanti dell’Asia e siamo fieri di entrare in questo mercato assieme a Maxim’s Group. Un nostro partner di lungo termine, che condivide con noi molti dei valori fondanti di Starbucks”. Così ha dichiarato John Culver, presidente Starbucks per Cina e Asia Pacifico.

Un’area – quella del sud-est asiatico – che Starbucks considera prioritaria per la propria espansione al di fuori del nord America

“Siamo onorati di aprire i battenti quest’oggi alla clientela vietnamita – ha aggiunto Jinlong Wang, presidente Starbucks Asia Pacific. – Infatti l’espansione di Starbucks in Vietnam non è soltanto un questione di cifre. Nutriamo un profondo rispetto per le tradizioni di questo paese. E vogliamo fare in modo che la Starbucks Experience sia la giusta sintesi tra l’offerta globale che la clientela si aspetta di trovare nei nostri locali e gli usi locali. Più consoni al pubblico e alle comunità che serviamo”.

La multinazionale americana ha elaborato una serie di bevande ritagliate sui gusti dei vietnamiti, che prediligono un caffè particolarmente forte, che andranno ad affiancarsi a quelle internazionalmente note.

Il target sarà costituito dalla clientela più giovane

Sensibile alle mode e ai modelli provenienti dall’occidente, e dal nuovo ceto medio.

Starbucks dovrà guardarsi dalla concorrenza di alcune catene straniere già presenti in terra vietnamita, quali la californiana Coffee Bean & Tea Leaf e l’australiana Gloria Jean’s Coffees International. Senza dimenticare il colosso americano Dunkin’ Donuts, che ha annunciato la scorsa settimana la conclusione di un accordo con il partner locale Vietnam Food and Beverage Co. Per lo sviluppo di una rete di locali in tutto il paese, a partire dall’area di Ho Chi Minh City.

Ci sono poi i grandi competitor vietnamiti, a partire da Trung Nguyen

Il quale esporta i propri prodotti in una sessantina di paesi e conta un migliaio di caffetterie in tutto il Vietnam. Cui si aggiungono i locali in franchising in varie paesi asiatici, in Germania e negli Usa.

Un altro nome importante è la catena Highlands Coffee, nata nel 1998 su iniziativa dell’americano David Thai. Il primo straniero di origine vietnamita che sia riuscito a costituire una società privata in Vietnam.

I prezzi?

Dovrebbero essere simili a quelli degli Starbucks indiani. Dove un cappuccino corto costa 95 rupie (1,3 euro). Quasi quattro volte tanto rispetto al prezzo di una tazza di tradizionale caffè filtro alla vietnamita. Per la quale bastano 10.000 dong (circa 35 centesimi di euro).

Non va comunque dimenticato che un cappuccino da Trung Nguyen viene a costare non meno di 65.000 dong (2,3 euro).

Ma come ha osservato Sara Senatore, analista della società newyorchese Sanford C. Bernstein & Co. “Starbucks non fa direttamente concorrenza agli esercizi locali. Allo stesso modo in cui KcDonald’s o Kfc non entrano in competizione con le insegne di fast food vietnamite. Esiste un premio di prezzo che i clienti sono disposti a pagare in cambio di un ambiente pulito, un prodotto di qualità costante e un buon servizio”.

In termini di tenore di Vita, il Vietnam è entrato dal 2009 nel novero dei paesi definiti dalla Banca Mondiale a reddito medio basso (compreso tra gli 826 e 3.255 dollari).

Il reddito nazionale lordo pro capite ha raggiunto nel 2011 i 1.270 dollari. Dal 1986 (anno in cui il partito comunista varò le prime riforme di mercato) a oggi, tale dato è decuplicato.

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