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Valerio Leone del Gruppo Gimoka riflette sull’attuale stato del caffè al bar e su cosa significa esattamente gustare una tazzina scadente. Secondo Leone, spesso, il personale che lavora dietro la macchina viene pagato con degli stipendi non adeguati che non gli permette di concentrarsi al meglio sulla professione. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
La qualità del caffè al bar
di Valerio Leone
MILANO – “Lavoro nel campo del caffè da quarantotto anni e forse qualcosa da dire ce l’ho. È inevitabile chiedermi se qualcuno di questi professoroni si sia mai posto il perché al bar spesso si beve un caffè scadente?
Frequentemente si dà le colpe alla miscela e, almeno in alcuni casi, è vero, nonostante l’esperienza mi dica che è buono ciò che piace e non quello che é buono e Napoli ne è la prova.
Perciò le macchine non sono in buono stato? Forse non lo sono perché ormai tutte sono date in comodato dalle torrefazioni, le quali non hanno più la marginalità che gli permette di investire sul cliente per cui giocano al risparmio. Inoltre, al cliente ,di tenere in ordine la macchina e di effettuare la depurazione non interessa più di tanto.
I macinadosatori? La maggior parte vengono messi a caso, l’importante è che costano poco.
La mano? Spesso il barista non sa neanche registrare la macinatura e non pulisce mai la macchina: il macinino e la depurazione cosa sono?
I corsi di formazione che facciamo vengono recepiti da non più del 10% di quelli che partecipano e questi li considero dei masochisti perché, nonostante i quattro soldi di stipendio che prendono, riescono comunque a trovare il lato positivo in quello che fanno: questo è il punto cruciale.
Spesso il personale che lavora sulla macchina del caffè viene pagato con degli stipendi ridicoli. Qualcuno mi spieghi quali sono gli stimoli trasmessi a un dipendente che prende 1200 € al mese e che fa 10/13 ore al giorno a tutte le ore sabato e domenica compresi?
Questi ragazzi fanno solo il minimo indispensabile e se il caffè non viene bene non è un loro problema.
I professori che scrivono e evidenziano certe situazioni, dovrebbero farsi almeno un anno di marciapiede per rendersi conto di quello che è la realtà delle cose e secondo me vivono in una realtà che non esiste.
Consultate la gente che vivono queste realtà tutti i giorni (tecnici, agenti, ispettori, baristi e non quelli che sono in ufficio) e vedrete che vi confermeranno quello che dico”.
Valerio Leone