domenica 24 Marzo 2024
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Valentina Palange, la coffeeblogger che racconta la crescita degli specialty

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Dalla Corte
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – La diffusione della cultura del caffè passa innanzitutto attraverso una comunicazione efficace del prodotto. Saper raccontare il mondo che sta dietro il risultato finale è il punto cardine su cui gira tutta l’evoluzione di questa bevanda agli occhi del consumatore medio. Soprattutto in Italia, il lavoro come quello svolto da Specialty Pal, formato da due giovani coffeelover, rappresenta un ottimo esempio di narrazione del chicco in tutte le sue forme. Per il nostro appuntamento al femminile di questa settimana, abbiamo parlato con Valentina Palange. Una delle due voci dietro il progetto di Specialty Pal.

Valentina Palange: che cos’è per lei il caffè?

“Per me il caffè è un modo per esplorare l’universo infinito sensoriale delle degustazione, che è la mia più grande passione. Per lo stesso motivo non potrà mai essere una abitudine perché il caffè muta sempre. A seconda dell’origine e delle mille variabili che gli appartengono.”

Potrebbe descrivere il suo mestiere?

“È il mestiere delle nuova era: la blogger, anzi, la coffee blogger. Mi diverto a creare contenuti per la nostra (siamo in due a lavorarci) pagina Instagram. Così come per il blog nato da pochissimo e per le stories.

Il mio lavoro svolto insieme a Luca, mio compagno di vita e di lavoro, è di non stare mai fermi, girare sempre per i festival e le caffetterie; fotografare ed essere una sorta di mediatori tra la coffee community e l’esterno.”

Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale?

“Fin da subito. Da quando ho bevuto il primo sorso di caffè di alta qualità ho capito che era nato un grande amore.”

E’ stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?

“Assolutamente di vita. A un certo punto del mio percorso ho deciso di seguire inizialmente l’istinto. Per poi capire che per stare bene bisogna fare ciò che si desidera.”

C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?

“Si, anche più di uno. Può dipendere dalla personale insicurezza, dalle problematiche che si riscontrano nell’affrontare un percorso in salita e poco conosciuto. I social media sono un prodotto di questi ultimi anni e la comunicazione è in continuo mutamento.”

Che cosa direbbe a quella se stessa del passata, in difficoltà?

“Che bisogna lottare e andare avanti; cadere e rialzarsi. Il sole torna sempre. Ma questo lo dico anche alla Valentina del presente e a quella del futuro.”

E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?

“Di essere ambasciatrici della cultura del caffè. Fare propaganda, comunicazione ed educazione verso il consumatore. Così da fare la differenza con il proprio stile. Ma è lo stesso che direi a un uomo; perché secondo me non c’è differenza, anzi, non ci dovrebbe essere.”

Descriverebbe la sua giornata tipo?

“Appena sveglia preparo un caffè filtro a casa; oppure faccio colazione in un caffetteria specialty. Pubblico con Luca il post preparato il giorno prima insieme ai contenuti. Mentre nel frattempo prepariamo un altro caffè filtro. (concentrandoci tanto sull’assaggio sensoriale, è una cosa che ci piace molto). Penso alle stories da fare durante la giornata; poi cerco di vedere amici con cui condividere un pensiero o una tazza di caffè e pianifico il futuro.”

Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?

“No, penso che Instagram in questo sia molto meritocratico. Fortunatamente è un mondo differente da quello lavorativo tradizionale.”

Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?

“Il caffè si è “versato” sui social media, si esprime attraverso una foto, una frase; un paragone, un dibattito. L’interazione veloce è il mezzo per comunicare un’emozione, un momento personale della vita e del nostro essere.”

Come intende la giornata internazionale del caffè?

“La giornata Internazionale del caffè dovrebbe essere una celebrazione del caffè stesso e di tutta la filiera. In Italia è importante fare comunicazione dedicandosi al consumatore, alla massa. Coinvolgerli nella conoscenza, nei dibattiti. Far capire che dietro una tazzina di espresso si nasconde un mondo così grande e intenso che bisogna sostenere. Alcuni hanno iniziato a farlo negli ultimi anni. Io ho festeggiato così.

Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?

“La modalità in cui si descrive un momento vissuto, un particolare. E non dimenticare mai di essere se stessi, anche quando si è in difficoltà. La femminilità vien fuori proprio in questi momenti.”

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