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martedì 10 Dicembre 2024
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Il caffè Typica dei Fratelli Bonacchi diventa arte grazie a Roberta Betti

Il caffè utilizzato per il quadro si chiama Typica, un 100% Arabica prodotto dalla comunità di Capucas in Honduras i cui coltivatori sono riuniti nella cooperativa Cocafcal. Si tratta di un microlotto esclusivo e dalla grandissima potenzialità in tazza, una varietà che cresce in piccole quantità e ad altitudini elevate, dai chicchi grandi ma molto delicati

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CHIUSI (Siena) – Succede che ciò che resta della polvere di caffè appena utilizzata possa diventare un’opera d’arte. Ecco che al valore estetico si aggiunge il valore del rifiuto che diventa risorsa, degli scarti che diventano bellezza. Se si tratta poi di un caffè responsabile che rispetta l’ambiente e i lavoratori, dal seme alla tazza, la trasformazione diventa ancora più interessante.

L’idea nasce dall’amicizia che lega l’artista Roberta Betti e la cuoca Tiziana Tacchi, patron dell’osteria Il Grillo è Buoncantore, quest’ultima fortemente legata a Slow Food e ai suoi principi. È proprio un caffè di terroir dei Fratelli Bonacchi di cui Tiziana è innamorata, appartenente alla Slow food Coffee Coalition, a illuminare la creatività dell’artista che concretizza l’idea di dar vita a un’opera di trash art (arte dai rifiuti) impiegando polvere di caffè estratto, l’incarto della cialda Ten da 10 grammi e malta acrilica.

Il caffè utilizzato per il quadro si chiama Typica, un 100% Arabica prodotto dalla comunità di Capucas in Honduras i cui coltivatori sono riuniti nella cooperativa Cocafcal. Si tratta di un microlotto esclusivo e dalla grandissima potenzialità in tazza, una varietà che cresce in piccole quantità e ad altitudini elevate, dai chicchi grandi ma molto delicati.

La raccolta è di tipo manuale selettiva, l’essiccazione naturale avviene in serra su “letti africani”. L’aroma è floreale, il bouquet aromatico richiama il bergamotto e il lemongrass.

Serie introspezione Typica, questo il titolo del quadro nato da poco, “vuole celebrare la forza e la bellezza che la natura del caffè genera – racconta Roberta Betti- oltre che l’arte di quelle persone che lavorano per creare un prodotto di eccellenza”. Il graffio e la gestualità sono il messaggio che ricorre in ogni sua opera per incidere il colore, in questo caso la miscela di caffè e i piccoli ritagli di confezione che diventano nuova luce come simbolo di speranza, il graffio come mezzo per ritrovarla. La tecnica è mista, le dimensioni sono 24 x 18 cm.

Riguardo Roberta Betti

Roberta Betti nasce a Chiusi il 29 aprile 1969. Si dedica alla pittura dai primi anni ‘90 e nel 2010 apre il suo Atelier nel centro storico. Negli anni si concentra su opere ampiamente introspettive che abbandonano il ricorso alla tradizione per dirigersi verso linguaggi astratto informali di forte impatto emotivo. Vanta mostre sia personali che collettive a livello nazionale e internazionale. “Splendenti Rivelazioni” è il titolo dell’ultima mostra nel 2023 a Deruta (Perugia). Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

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