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Trieste, in porto scoppia la guerra del caffè

Pacorini Silocaf e la trevigiana Codognotto puntano agli stessi spazi nel Magazzino 57. L’Authority: «Avvieremo il processo di comparazione»

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A Trieste il 2016 si apre con un grana per il porto sull’uso del Magazzino 57 (FOTO). Il quotidiano Il Piccolo riassume la situazione che coinvolge due aziende importanti del settore, Pacorini Silocaf e Codognotto, nella quale è già intervenuta l’Autority che regola l’attività dello scalo giuliano. Ecco il dettaglio.

TRIESTE – Scoppia in porto la guerra del caffè. Protagonisti due player di rilievo internazionale: la triestina Pacorini Silocaf e la trevigiana Codognotto che si stanno rincorrendo tra Genova e Gioia Tauro, ma che a Trieste sono arrivate allo scontro frontale contendendosi uno spazio importante, ma non certo ampio, per lo stoccaggio, nel Magazzino 57, quello rosso multipiano che domina Sant’Andrea.

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Codognotto ha fatto richiesta della sezione quarta al pianoterra che si estende su 567 metri quadrati il 14 ottobre, Pacorini Silocaf ha risposto per le rime il 20 novembre: stessa richiesta per il medesimo spazio.

«Se non interverranno novità l’Authority avvierà il procedimento di comparazione tra i due richiedenti», conferma il segretario generale Mario Sommariva riferendosi a quanto previsto dall’articolo 37 del Codice della navigazione che dice che «nel caso di più domande di concessione, è preferito il richiedente che offra maggiori garanzie di proficua utilizzazione della concessione e si proponga di avvalersi di questa per un uso che, a giudizio dell’amministrazione, risponda ad un più rilevante interesse pubblico».

Per intanto però la “controdomanda” presentata dall’operatore triestino rimarrà depositata presso gli uffici del settore Demanio dell’Autorità portuale, per eventuali osservazioni, fino al 3 gennaio 2016.

Il Gruppo Codognotto di Salgareda in provincia di Treviso che controlla 22 società nel mondo con 30 magazzini, 950 collaboratori e 141 milioni di fatturato, ha creato una nuova divisione proprio per il trasporto e la logistica del caffé con lo scopo di importare materia prima (green coffee) soprattutto da Brasile, Vietnam, Indonesia, Uganda e India e recapitarla alle aziende italiane di torrefazione.

La neocostituita “Green coffee dept” dovrebbe operare nei tre principali porti italiani per questa merce: Trieste, Genova e Gioia Tauro.

Proprio a questo scopo Codognotto ha destinato strutture già a propria disposizione nei porti ligure e calabrese, fidando ora su un insediamento altamente strategico a Trieste.

«Siamo pronti a investire su Trieste – ha affermato l’amministratore delegato Maurizio Codognotto – anche come avamposto verso l’Est Europa».

A tentare di sbarrargli il passo però, cercando a propria volta spazio vitale, è la Pacorini Silocaf srl, già insediata con proprie strutture e con uno staff complessivo di 92 dipendenti, guarda caso proprio a Genova/Vado Ligure e a Gioia Tauro oltre che a Trieste alla radice del Molo Settimo in una struttura che, come anche quella presente in Liguria, è anche un Silo di lavorazione del caffè verde con «servizi di selezionatura, tavole denismetriche, crivello, lavaggio e vaporizzazione, ricezione e stoccaggio alla rinfusa e possibilità del ricarico in big bags o camion cisterna».

Nel corso dell’open day di settembre in porto, il responsabile dei servizi logistici del Silocaf Alessandro Babic ha spiegato che la giacenza al momento era di 450mila sacchi, ma annualmente ne arrivano 1,3 milioni e molti giacciono a lungo nei 50mila metri quadrati di magazzini coperti.

I magazzini di Trieste e Genova sono approvati dal Liffe (London international financial future and opstions exchange).

Sono 2 milioni quelli che annualmente arrivano a Trieste e dal nostro porto passa circa il 30% del caffé importato in Italia.

Le aziende del distretto triestino sono una cinquantina, impiegano oltre 900 addetti e fatturano complessivamente 500 milioni di euro all’anno.

Il Magazzino 57 alcuni anni fa sembrava prossimo all’abbattimento per aumentare gli spazi in porto, ma proprio la ripresa dei traffici di caffé aveva indotto l’Autorità portuale a cambiare politica anche perché risulta che già nel 2007 la stessa Pacorini avesse chiesto di ampliare i propri spazi puntando su questa struttura.

Nel corso del 2013 è stata completata un’operazione di messa a norma del Magazzino 57 con una spesa di 2 milioni 639mila euro.

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