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The Market for Virtue: il libro di Vogel sull’etica di impresa

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MILANO – L’etica nella gestione d’impresa continua a essere oggetto di un ampio e articolato dibattito. L’ultimo contributo giunge da David Vogel, professore dell’Università della California. Nella sua opera “The Market for Virtue” (Brookings Institution Press), Vogel si domanda, in primo luogo, cosa significhi, in concreto, per un’impresa adottare un comportamento retto. Sull’argomento esiste una vasta letteratura cui si aggiungono le migliaia di politiche diverse adottate dalle imprese in materia di etica comportamentale.
All’interno del tema della responsabilità sociale figurano poi numerosissime questioni: le condizioni di lavoro negli stabilimenti dei Paesi in via di sviluppo; il lavoro minorile; la garanzia di prezzi equi per i produttori agricoli; le questioni ambientali; i diritti umani.

The Market for Virtue: Vogel osserva che le aziende giungono ad adottare politiche meritevoli spinte da motivazioni anche molto diverse

Alcune possono essere di natura meramente opportunistica, in quanto volte a evitare della pubblicità negativa, mentre altre possono scaturire da un autentico impegno per il sociale.
La sensibilità alle questioni etiche è aumentata notevolmente negli ultimi anni, per effetto della crescente globalizzazione e della deregolamentazione dell’economia. I consumatori, nei loro acquisti, attribuiscono sempre maggiore importanza ai comportamenti socialmente responsabili. Ma, come avverte l’autore, i sondaggi secondo i quali ampie porzioni di popolazione sarebbero disposte a mutare le proprie abitudini di acquisto in nome di principî etici vanno considerati con cautela. La fedeltà alla marca rimane forte e i consumatori sono spesso poco propensi a cambiare abitudini.

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Gli stessi governi sono ormai coinvolti nella questione. Vogel ricorda che la Gran Bretagna dispone, sin dal 2000, di un Ministro per la responsabilità sociale delle imprese, mentre sei esecutivi europei prevedono che gli investimenti derivanti dai fondi pensione siano decisi tenendo conto degli aspetti sociali.

Anche il mondo degli affari sta dando il proprio apporto

Dopo il vertice delle Nazioni Unite sull’ambiente, 170 imprese hanno istituito il World Business Council for Sustainable Development. E il Global Compact dell’ONU ha raccolto l’adesione di più di 1.300 società. Non è sicuro che le aziende con maggiore senso di responsabilità sociale ottengano profitti più elevati. Ma neanche risulteranno meno appetibili per il fatto di aver aggiunto finalità etiche ai loro obiettivi. Più di 120 studi accademici hanno preso in esame il rapporto tra profitto ed etica, osserva Vogel. E i risultati sono contrastanti: alcuni scorgono un rapporto positivo, altri uno negativo e altri ancora un rapporto casuale.

In The Market for VirtueVogel evidenzia una serie di settori in cui l’attuazione di un’etica societaria ha prodotto risultati positivi

Tra questi va citato il minor ricorso al lavoro minorile, l’ottenimento di prezzi più equi per alcuni prodotti di base dei Paesi in via di sviluppo (tra i quali, in particolare, il caffè) e una riduzione dei casi di impatto ambientale negativo.

L’adesione a codici di condotta volontari (come, nel caso del caffè, il recente “Common Code for the Coffee Community”) varia notevolmente ed è difficile da verificare. Ma non sono solo le società ad avere una responsabilità, rimarca Vogel. Se i consumatori fossero disposti a pagare di più per acquistare i prodotti, allora i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo potrebbero ricever salari più alti. E se i governi di alcuni Paesi continueranno a pretendere le tangenti, gli impegni societari diretti ad arginare i fenomeni di corruzione risulteranno pregiudicati.

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