mercoledì 10 Aprile 2024
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Teasoul, fondata da un’ucraina in Italia: “La tendenza ora sta crescendo verso alternative al caffè”

La fondatrice: “La cerimonia certo attira molto e fa parte del mondo di questa bevanda. Il tempo da dedicare alla degustazione, è il primo step, mentre il secondo va verso la parte salutistica. La storia dietro legata alla cultura orientale affascina molto."

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MILANO – Abbiamo intervistato Anastasiia Bessarab, fondatrice di Teasoul, una realtà che spinge il tè anche attraverso la sua cultura legata al mondo orientale, nella creazione di esperienze complete di degustazione e riflessione sul proprio organismo. La cerimonia del tè è qualcosa che riconnette con sé stessi e quindi è da vivere con calma e apertura. La stessa che ha fatto viaggiare per il mondo Anastasiia Bessarab dall’Ucraina alla Cina e infine, nel nostro Paese.

Teasoul nasce dopo una serie di esperienze: qual è stato il suo percorso dentro il mondo del tè e come è arrivata sino in Italia?

“Il mio viaggio è partito nel 2006 quando sono andata a vivere in Cina dove ho vissuto per 5 anni: è stato lì che mi sono innamorata di questo mondo, anche attraverso il contatto diretto con i fornitori e i produttori. Così ho imparato molto rispetto alla coltivazione e al lato commerciale.

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In seguito ho aperto a Kiev una sala da tè e ancora più avanti sono andata a studiare in Italia, dove, dopo un anno, ho deciso di restare. Nel 2015 sono partita con l’e-commerce di Teasoul, ma già nel 2008 ho iniziato a lavorare specializzandomi su questo settore.

Dopo questa esperienza con un’azienda importante di cioccolato russa, sono andata a lavorare con i fornitori in modo da aprire la mia attività a Kiev, che inizialmente era un’e-commerce e poi è diventata una sala da tè.”

“Il tè bisogna berlo, offrirlo.”

Racconta la fondatrice di Teasoul: “È un po’ difficile a Varese, una città piccolina, avviare una realtà legata al tè rispetto a grandi città come Roma. Ci sono però diverse persone interessate al mondo del tè, ed io ho deciso di specializzarmi su un aspetto ancora più di nicchia, per cui se mai dovessimo aprire una sala da tè, idealmente sarebbe a Milano.

Da una parte, la tendenza ora sta crescendo verso alternative al caffè, come il tè. È chiaro però che parliamo di prodotti artigianali di una certa qualità, e questo prevede un certo prezzo: viviamo un periodo molto difficile, una spesa di questo genere non è una priorità e quindi questo ha un impatto sulle vendite.

Per questo la nostra idea di avviare un piccolo negozio in cui degustare tè con i dolci anche vegani, partirebbe in futuro, magari usando la formula del franchising.

Al momento spingiamo in parallelo la bevanda con eventi di degustazione e food pairing. Lavoriamo anche molto sul B2B, rifornendo tante sale da tè negli Stati Uniti e in Europa, collaborando con Amazon. Serviamo anche tanti negozi specializzati, di agriturismi e spa. Nei bar non riusciamo a penetrare, perché si dovrebbe avere un’apertura e una formazione rispetto al prodotto che in questi ambienti non è tanto diffusa.”

Qual è la cosa che più frequentemente le persone ignorano sul tè, dalla tua esperienza?

“Di fatto tutti i tè (bianco, verde, giallo, rosso, nero) derivano da una sola pianta e nessuno lo sa. E poi sono in tanti che acquistano il tè e lo lasciano troppo a lungo in infusione nella teiera: sono convinti che sia la materia prima la causa dell’amaro che avvertono, ma è una scorretta preparazione che determina quel risultato.”

Attraverso test sui materiali, si è scoperto che le qualità dei recipienti influenza il gusto del tè. In altre parole, ciascun materiale crea un aroma e un gusto unici: ci spiega?

“La nostra idea è quella di comunicare che ci sono diversi materiali per fare un’infusione e ciascuno si comporta in maniera diversa. Lo si capisce chiaramente facendo provare lo stesso tè preparato in diversi modi: in vetro, in creta, in porcellana. Ci sono persino differenti tipi di creta, e ognuno collabora con le foglie e ne modifica l’aroma. Il percorso è tutto da scoprire.

Meno la foglia è lavorata più consiglio di usare un materiale neutro come il vetro e la porcellana. Trattando un prodotto maggiormente ossidato, arrostito o fermentato, dal gusto complesso e piuttosto forte, sarebbe meglio una creta che ammorbidisce e fa arrotondare gli aromi che diventano molto più piacevoli.

Ogni creta lavora a modo suo, dipende da come viene realizzata, dalla composizione chimica del materiale stesso. E così si entra in un altro universo in cui si può scegliere di applicarla per i fermentati o arrostiti. Meglio usarle sempre per lo stesso tipo di tè. La pulizia è semplice, con acqua calda, senza sapone.

Per la praticità di ogni giorno sarebbero preferibili la porcellana e il vetro perché non assorbono e sono più flessibili. Ma per avvertire l’unione tra il maestro del tè, la creta e il tè artigiano, si deve pensare a tutti i dettagli.”

Quanto fa differenza fa il tè o il maestro del tè nel risultato finale?

“Sappiamo che la materia prima di qualità è importantissima, ma anche la conoscenza, l’esperienza del maestro del tè incide molto. Quando si è pronti a spendere 50-100 euro per un tè particolare, solitamente si ha già un minimo di esperienza per esser in grado di valorizzare la materia prima. In Italia le persone sono molto consapevoli e chi si avvicina da noi conosce già abbastanza del tè.”

Ma chi si avvicina al tè lo fa per l’effetto salutistico e o per il rito?

“La cerimonia certo attira molto e fa parte del mondo di questa bevanda. Il tempo da dedicare alla degustazione, è il primo step, mentre il secondo va verso la parte salutistica. La storia dietro legata alla cultura orientale affascina molto.

La cerimonia completa può durare circa due ore per preparare gli accessori e il tutto per la degustazione. Le mini infusioni che si usano durante Gun Fu cha con la teiera (o gaiwan) e un oolong può andare avanti con 15 infusioni e ciascuna sarà diversa dall’altra: il percorso prevede la comprensione l’interazione tra gli strumenti, il maestro e il tè stesso che viene usato.”

Far arrivare il tè in Italia è difficile?

“Quando ho iniziato a lavorare in Italia sono dovuta ripartire da zero con la creazione di una rete di fornitori. Con il tempo siamo riusciti a importare anche prodotti biologici. Ogni anno la quantità di produttori artigiani bio, cresce, sia in Cina che a Taiwan.

In Giappone è più semplice perché sono più strutturati. In Cina il mercato è già sviluppato per il consumo interno e fino a poco tempo fa non erano interessati a vendere all’estero: il prodotto finale costa anche di più. Ora anche questo Paese si sta aprendo e sta studiando sulla qualità. Otto anni fa era difficile trovare prodotti biologici, ma ora anche questo sta diventando una prassi.”

Con Teasoul proponete i cioccolati pregiati abbinati a tè preziosi

“In Cina il tè si abbina al cibo normalmente perché si beve durante e dopo pasto. In Italia è un po’ difficile pensare a questo accostamento.

Tutto pronto per la degustazione con il cioccolato (foto concessa)

Ma anche in Giappone il tè verde è molto ricco di umami, un savour taste dolce-salato, che si abbina perfettamente al sushi e sashimi.

In Italia è così e lavoriamo su quello. Allora abbiamo sperimentato i dolci con il tè, giocando proprio con il cioccolato e i dolci vegani. Entriamo nella realtà italiana in questo modo.

Tutto dipende dai gusti, ma il mio concetto parte dalla stagionalità.

Parto sempre dai 5 elementi della medicina cinese: ogni stagione è consigliato bere determinate bevande per supportare meglio il corpo e gli organi che corrispondono a dei periodi. L’autunno ad esempio è legato al metallo che si riferisce ai polmoni.

A sua volta si collega all’elemento di terra e quindi ai tè rossi e tè gialli. Con questi fermentati gialli consigliamo il fondente e alcune spezie come noce moscate, cardamomo, bacche di goji per riscaldare il corpo. Si affronta il discorso di salute e della creazione di ambienti armonici.

Su questo possiamo agire a seconda della stagione per restare equilibrati.”

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