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Starbucks investe 170mln di dollari per nuovo stabilimento Usa

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MILANO – Starbucks ha dato il via venerdì ai lavori per la costruzione della sua prima fabbrica per la produzione di caffè solubile. Una scelta – quella di realizzare un proprio stabilimento sul suolo americano – che dovrebbe portare – nelle intenzioni del colosso di Seattle – consistenti economie in termini di costi di distribuzione e favorire l’innovazione. Lo stabilimento sorgerà ad Augusta, nella Georgia, e costerà 172 milioni di dollari. L’inaugurazione è prevista per gennaio 2014.

Starbucks: la struttura impiegherà 140 addetti

Circa il 75% della forza lavoro sarà costituito da personale qualificato, comprendente responsabili tecnici, addetti alla manutenzione degli impianti, addetti alla produzione e al confezionamento. Il rimanente 25% sarà composto da personale direttivo e amministrativo.

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“Gli Usa rimangono il nostro principale mercato di consumo – ha dichiarato il responsabile del ramo produttivo di Starbucks Peter Gibbons – aprire una fabbrica qui ci consentirà economie significative in termini di costi di magazzino e ci garantirà maggiore flessibilità sia sul piano produttivo che su quello dell’innovazione”. Oltre al solubile Via, lo stabilimento produrrà la base caffè per il Frappuccino e per altre bevande ready-to-drink a marchio Starbucks, prodotte attualmente in Svizzera e Colombia.

In termini di costi sarebbe stata più conveniente la delocalizzazione all’estero

Ma il risparmio sui costi di trasporto e la miglior qualità faranno tornare i conti rendendo remunerativo l’insediamento in patria. “Abbiamo studiato a lungo le criticità a livello di supply chain e siamo giunti alla conclusione che questa soluzione è quella economicamente più conveniente per la società” ha dichiarato ancora Gibbons. Nonostante il buon andamento delle vendite, Starbucks risente al pari di tutte le multinazionali delle pressioni economiche globali. Il mese scorso, la società ha dichiarato di trovarsi di fronte a “difficoltà maggiori del previsto in Europa”, in ragione dell’attuale incertezza economica.

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