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I ricavi della Roastery Strabucks di Milano a 6,18 milioni solo 1,7 sono arrivati dal caffè

Scendendo più nel dettaglio dei numeri del 2020, al 30 settembre scorso, i ricavi delle vendite e delle prestazioni del negozio di Piazza Cordusio a Milano si sono ridotti a 6,18 milioni rispetto agli 11 milioni totalizzati al 30 settembre 2019. Di questi 6,18 milioni, però, soltanto 1,7 milioni rappresentano i “ricavi generati dalla vendita di caffè torrefatto all’interno della roastery”, perché i restanti 4,42 milioni sono le entrate che “considerano gli effetti relativi all’accordo di concessione con Bakery Princi”, catena milanese di panetterie

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MILANO – Un 2020 sui generis per il colosso americano delle catene di caffetterie per via della pandemia. Ne abbiamo già riferito riassumento i dati del primo trimestre della società che ha la sede a Seattle (Usa). Soprattutto in Italia dove il faro è la Reserve roastery di Piazza Cordusio 3 a Milano. E dove  Starbucks Italia ha messo a segno numeri non particolarmente brillanti che riguardano specialmente le vendite di caffè. Senza dimenticare la sospensione dell’accordo con Princi, sempre per via del Covid. Scendiamo nei particolari nell’articolo di Carlotta Scozzari su businessinsider.com.

Starbucks Italia: a scorrere il bilancio del 2020 che sintetizza l’andamento della caffetteria di piazza Cordusio a Milano, ci si imbatte in alcuni numeri curiosi

I ricavi complessivi realizzati nell’esercizio chiuso il 30 settembre 2020 sono stati pari a 24,6 milioni ma, di questi, soltanto 6,18 vanno ricondotti alla vendita di bevande e prodotti. Il fatto è che la catena di caffetterie, fondata a Seattle nel 1971 e sbarcata nella patria del caffè napoletano e dell’espresso soltanto nel 2018, ha contabilizzato ben 18,46 milioni all’interno della categoria residuale “altri ricavi e proventi”, in arrivo cioè al di fuori del business principale.

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A staccare l’assegno è stata la controllante Starbucks Emea ltd, con sede a Londra, in virtù di un accordo infrasocietario che consente di pagare alla divisione italiana tutta una serie di commissioni per “raggiungere un margine di libera concorrenza basato sulle funzioni svolte, sui rischi assunti e sui beni strumentali impiegati”, come spiega il bilancio.

In pratica, è la controllante britannica che permette a Starbucks Italia di restare sul mercato

Anche perché, spiega sempre il bilancio del 2020, non soltanto l’anno scorso c’è stata una pandemia senza precedenti che ha bloccato negozi e attività economiche per periodi di tempo prolungati, ma c’è “un elevato numero di competitors che applicano prezzi di vendita inferiori a quelli di Starbucks”.

Più in particolare, “il prezzo del caffè espresso è mediamente pari a circa 1 euro” e la differenza con quello più alto di Starbucks, spiega la stessa azienda tradendo le origini americane con una sovrabbondanza di termini inglesi, “deriva dall’elevata qualità del caffè offerto e tostato nello store in combinazione alla premium experience offerta ai customers accolti nella roastery”.

Da ricordare che Starbucks Italy srl gestisce direttamente la caffetteria di Piazza Cordusio a Milano, la prima inaugurata nel nostro Paese, situata nello storico palazzo delle Poste in uno spazio di oltre 2.400 metri quadrati e che contava 170 dipendenti alla fine dello scorso settembre, mentre i negozi più piccoli aperti successivamente nel capoluogo lombardo sono stati concessi in licenza al gruppo Percassi.

Così, in un anno complicato come il 2020, in virtù dell’accordo infrasocietario con la casa madre, “anche durante il periodo di chiusura dello store durante la fase di emergenza Covid-19, nonostante una notevole riduzione dei ricavi, la società è riuscita a far fronte ai propri impegni finanziari verso fornitori e dipendenti” spiega il bilancio di Starbucks Italia, aggiungendo che per questo motivo non aleggiano incertezze sulla continuità aziendale.

Scendendo più nel dettaglio dei numeri del 2020, al 30 settembre scorso, i ricavi delle vendite e delle prestazioni del negozio di Piazza Cordusio a Milano si sono ridotti a 6,18 milioni

Rispetto agli 11 milioni totalizzati al 30 settembre 2019. Di questi 6,18 milioni, però, soltanto 1,7 milioni rappresentano i “ricavi generati dalla vendita di caffè torrefatto all’interno della roastery”, perché i restanti 4,42 milioni sono le entrate che “considerano gli effetti relativi all’accordo di concessione con Bakery Princi”, catena milanese di panetterie.

Tale accordo, spiega il bilancio, prevede che Starbucks Italia venda i prodotti Princi tramite il modello in base al quale la panetteria mantiene la proprietà fino al momento dell’acquisto da parte del cliente. Inoltre, “sulla base della rendicontazione mensile dei prodotti acquistati nello store, Princi riconosce a Starbucks una commissione del 12,5%” che sale al 25% per vendite oltre 2 milioni di euro.

Tuttavia, proprio a causa della pandemia, l’accordo con Princi è stato temporaneamente sospeso, dal primo giugno 2020 e fino alla fine dell’esercizio, al 30 settembre dell’anno scorso.

A ogni modo, anche grazie ai 18,46 milioni arrivati dalla controllante londinese (comunque inferiori rispetto ai 21,86 milioni dell’esercizio precedente), Starbucks Italia ha chiuso l’ultimo bilancio con un mini utile di quasi 602mila euro, che va a confrontarsi col milione realizzato a fine settembre 2019.

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