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Starbucks in trattativa per aprire nuovi punti vendita in India

Il piano prevede che la prima caffetteria del colosso americano dovrebbe aprire nel subcontinente al massimo tra sei o sette mesi.

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MILANO – La notizia era attesa da tempo. Dopo gli annunci di un rafforzamento in Cina Starbucks (400 i locali aperti sulla scia del primo nel 1999) ha rivelato di essere in trattative con una multinazionale indiana per aprire nuovi punti vendita in India. Ma c’è anche l’obiettivo di allargare il mercato del caffè prodotto nel paese nel resto del mondo, attraverso le 17 mila caffetterie del colosso di Seattle.

Starbucks in India

Sino ad ora l’India, che è la terza economia asiatica dopo Cina e Giappone, era rimasta uno dei mercati inesplorati per una società globale che ha negozi in quasi tutto il mondo. Ma non in Italia.

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L’annuncio è arrivato dal presidente Howard Schultz che, in un’intervista rilasciata a Mumbai (Bombay) ha detto che l’India «potrebbe un giorno essere un degno rivale della Cina», dove è stato recentemente annunciato che i punti vendita Starbucks triplicheranno nei prossimi cinque anni.

“L’India è una grande opportunità” ha detto Schultz al Wall Street Journal. In trattative con Starbucks è Tata Group, una società che tratta dalle auto popolari (come la Nano da 1.700 euro) a quelle di lusso, alle acciaierie alle piantagioni di tè.

Il confronto è in corso con l’Eight O’ Clock, leader nella produzione di caffè in India è di proprietà della multinazionale Tata. La prima fase dell’alleanza tra le società riguarda un ampliamento delle esportazioni di caffè prodotto in India nel resto del mondo. Successivamente, ha confermato Schultz, stanno trattando per l’apertura di punti vendita all’interno di negozi, centri commerciali e alberghi di proprietà Tata.

L’accordo con Tata Coffee

E Starbucks ha firmato un accordo con Tata Coffee per lo sbarco in India. Il piano prevede che la prima caffetteria Starbucks dovrebbe aprire in India al massimo tra sei o sette mesi, ha spiegato annunciato il presidente di Tata Coffee, R.K.Krishna Kumar. L’azienda indiana è controllata dalla Tata Global Beverages, parte del conglomerato di Ratan Tata.

Da notare che, negli ultimi dieci anni, il consumo del caffè in India è più che raddoppiato toccando le 100 mila tonnellate di torrefatto. Tra le clausole dell’accordo è prevista la creazione di torrefazioni per preparare il prodotto in loco e non scontare la forte tassa d’importazione, oltre che esportare caffè indiano torrefatto verso altri mercati.

Una possibilità molto gradita ai soci indiani di Starbucks dato che l’India è il quinto maggior produttore al mondo ed esporta quasi l’80 per cento del raccolto.

Tata Coffee che possedeva nel 2001 il 34 per cento nella catena Barista in 2001, azioni che aveva ceduto al Sterling Group nel 2004. A sua volta Sterling aveva poi venduto Barista alla Lavazza nel 2007.

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