giovedì 11 Aprile 2024
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Starbucks e McDonald’s decidono di chiudere i propri locali in Russia

Starbucks cessa le attività dei suoi punti vendita. I dipendenti continueranno a essere pagati. McDonald's e PepsiCo seguono la stessa strada

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MILANO – La catena di fast-food McDonald’s ha annunciato la chiusura dei suoi ristoranti in territorio russo. Starbucks, PepsiCo e Coca-Cola hanno seguito il suo esempio per sostenere la causa dell’Ucraina e mandare un messaggio antiguerra. Riportiamo di seguito l’articolo scritto da Lara de Luna per il giornale La Repubblica.

Starbucks, McDonald’s, PepsiCo e Coca-Cola chiudono i loro punti vendita in Russia

MILANO – “Andiamo via dalla Russia”. Da giorni questa decisione percorre l’intero mondo gastronomico. Era iniziato tutto con The World’s 50 Best Restaurants, che ha deciso di spostare la finale della premiazione del 2022 da Mosca a Londra. Poi è stata la volta della guida Michelin che, “per mancanza di indotto turistico e possibilità di accesso normale alla ristorazione data la guerra”, aveva annunciato la sospensione delle visite ispettive in Russia e quindi, di conseguenza, la momentanea cancellazione della guida dedicata a Mosca, peraltro fatta da poco.

E ora è la volta della ristorazione popolare: il colosso americano McDonald’s annuncia la chiusura temporanea di tutti i suoi 850 ristoranti posizionati in Russia. E in serata si sono aggiunti anche Starbucks (che chiude 130 punti vendita), Coca-Cola e PepsiCo, che sospendono le attività.

I dipendenti continueranno a essere pagati

McDonald’s ha annunciato contestualmente che “continuerà a pagare i suoi 62.000 dipendenti, che hanno dato anima e corpo per il nostro marchio”. In una lettera aperta ai dipendenti, il presidente e ceo Chris Kempckinski ha specificato che chiudere i ristoranti, ora, è però la cosa giusta perché non “possiamo ignorare la sofferenza umana” provocata in Ucraina.

Kempczinski ha anticipato le domande della stampa dicendo che è impossibile ipotizzare una data per le riaperture. McDonald’s ha chiuso temporaneamente anche i suoi 100 ristoranti in Ucraina, dove continua comunque a pagare i dipendenti. I ristoranti in Russia contribuiscono circa al 9% dei suoi ricavi annuali, pari a circa 2 miliardi di dollari. Il titolo a Wall Street guadagna ora il 2%. A differenza di altri grandi marchi di fast food in Russia che sono di proprietà di franchisee – tra cui KFC, Pizza Hut e Burger King -, McDonald’s possiede l’84% delle sue sedi russe.

Il legame tra la Russia e McDonald’s

Con queste parole si chiude, almeno temporaneamente, una liason storica che dura dal 1990. Era l’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso, infatti, quando veniva inaugurato il primo McDonald’s in Piazza Pushkin. Non fu un’inaugurazione qualsiasi quella che vide migliaia (30mila) di persone in fila per entrare a mangiare un hamburger.

E non solo perché fu un successo, ma perché sanciva un’apertura epocale: era il primo ristorante occidentale ad aprire in Unione Sovietica. Inizialmente fu proposto come un locale di classe, diverso da quello che si era soliti vedere al cinema o negli Usa, per poi diventare una vera e propria attrazione turistica interna. Erano tanti i russi di altri angoli dell’Unione che arrivavano nella capitale e finivano per portare a casa le posate di plastica come souvenir.

La comunicazione dello stop delle attività in Russia arriva dopo giorni di forte pressione mediatica sulle multinazionali, a cui si chiedeva di chiudere i punti vendita in Russia, con il rischio di un boicottaggio attivo in tutto il mondo. Lo hanno fatto McDonald’s, Starbucks, PepsiCo e Coca-Cola. Altre rimangono nel mirino dell’attenzione pubblica.

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