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Mafia a Roma, controllava bar e locali. Al via il maxi sequestro

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ROMA – Mafia e criminalità organizzata prosperavano all’ombra del Cupolone. E’ quanto emerso da un maxi sequestro di beni per un valore di 25 milioni di euro condotto l’11 maggio, a Roma.

Mafia capitale

Bar e ristoranti in pieno centro, nei pressi del Vaticano, riconducibili a soggetti legati a camorra, ‘ndrangheta e ai Casamonica.

Il sequestro è frutto di un’indagine patrimoniale che ha coinvolto 28 Commissariati. Più le Divisioni Polizia Anticimine delle Questure di Avellino, Benevento, Caserta, Frosinone, Grosseto, Milano, Parma, Perugia, Pordenone, Reggio Calabria, Torino e Treviso. In tutto sono stati posti i sigilli su 10 immobili, 43 società, 45 aziende, 30 veicoli e rapporti bancari presso 68 istituti.

I mille volti della mafia italiana

Le indagini hanno evidenziato i guadagni accumulati da un nuovo gruppo criminale trasversale. Conta appunto esponenti della ‘ndrangheta, della camorra e della famiglia sinti dei Casamonica. Tutti uniti da un accordo nello spartirsi profitti e poteri, formando di fatto una società d’interessi illeciti. Per riciclare a Roma i rispettivi guadagni.

Un complesso schema di riciclaggio messo a sistema nella capitale, con lo schermo di apparente legalità. Capace di – scrive il giudice – “offrire un volto presentabile di colletti bianchi capaci di contrattare con l’imprenditoria, ma anche con la pubblica amministrazione”.

Quali sono i locali della mafia a Roma

Tra i beni sottoposti a sequestro si segnalano in particolare, i bar “Pio Er Caffè” (foto in alto) e “L’Angolo d’Oro” nonché il ristorante “Hostaria Sora Franca”. Tutti nei pressi del Vaticano. Intestati formalmente a terzi – tra cui due cittadini cinesi – e una trattoria a Trastevere, formalmente intestata a una cittadina romena e ad una cittadina ucraina.

Sigilli anche ad una palestra e un negozio a Ciampino, riconducibili alla famiglia Casamonica. E ancora: una cooperativa di facchinaggio in Arienzo (CE), una coop O.n.l.u.s. a S. Nicola La Strada (CE), la SERRMAC con sede a Budoia (PN). Per anni considerata un’ eccellenza italiana nel mondo, per la costruzione di trapani, acquisita a seguito di fallimento e un’ azienda di somministrazione di cibi e bevande con sede a Parma.

Sono beni riconducibili a nove persone “dall’elevato spessore criminale”. Coinvolti “a più riprese in alcune attività investigative per delitti di particolare gravità. Commessi anche in forma associativa, quali traffico e spaccio di stupefacenti. Del tipo cocaina, proveniente dalla Calabria e destinata al mercato romano”.

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