venerdì 29 Marzo 2024
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Perché il sì del ministro Stefano Patuanelli al Rito del caffè Espresso italiano tradizionale

“Siamo consapevoli che la strada da percorrere non è finita e che ora la palla passerà alla Commissione Nazionale Unesco, e poi ancora a Parigi. - conclude Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale

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MILANO – “Una candidatura per un rito di tutti gli italiani. Siamo assolutamente felici per quanto dichiarato dal ministro Stefano Patuanelli. Le sue parole sono un segnale di attenzione per tutta la nostra Comunità.” Questo il commento del responsabile della comunità e presidente del Comitato scientifico del CTCEIT, Luigi Morello, alla nota diffusa nella serata di ieri dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, in cui si ufficializza il sostegno in via prioritaria alla candidatura del Rito del caffè espresso italiano. Non sono stati vani, dunque, gli appelli rivolti nei giorni scorsi dai principali attori protagonisti della filiera del caffè, dai torrefattori ai pubblici esercizi.

Rito del caffè espresso italiano: si va avanti verso l’Unesco

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Il Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, Presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale

“Siamo consapevoli che la strada da percorrere non è finita e che ora la palla passerà alla Commissione Nazionale Unesco, e poi ancora a Parigi. – conclude Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale – Eppure, quello di ieri è stato un passaggio decisivo. Un riconoscimento importante da parte delle Istituzioni che fa seguito all’appoggio trasversale dimostrato da tutte le parti politiche già dallo scorso 2019. Insomma, il Rito del caffè espresso italiano
dimostra ancora una volta la sua capacità di unire e mettere tutti d’accordo sotto la bandiera Italiana. Non è un caso che le parole del Ministro siano arrivate nella Giornata dell’Unità Nazionale!”

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Luigi Morello

Il comitato dopo attenta analisi ha deciso di presentare all’Unesco questa proposta invece che quella del caffè napoletano per un motivo legato essenzialmente alla priorità di presentazione della proposta. Quella del caffè espresso italiano era stata infatti presentata nel 2019, quella del caffè napoletano solo nel 2020.

Fipe: bene sostegno Mipaas a candidatura rito caffè a Unesco, risultato importante per un comparto in grave crisi

Parole di plauso dalla Fipe, la Federazione italiana dei pubblci esercizi che fa parte del Comitato e del consiglio direttivo.

“Accogliamo con grande soddisfazione le parole del Mipaaf a sostegno della Candidatura del Caffè Espresso Italiano a Patrimonio Immateriale dell’Umanità”. Così in una nota Alessandro Cavo, consigliere Fipe-Confcommercio delegato della Federazione stessa all’interno del Consiglio Direttivo del CTCEIT.

“La nostra Federazione ha appoggiato sin da subito questo importante progetto che speriamo possa essere una molla decisiva per rilanciare finalmente i nostri bar, il luogo ideale dove vivere il rito tanto amato dagli Italiani, parte integrante del patrimonio culturale e del capitale sociale comune del nostro Paese”, aggiunge.

alessandro cavo
Il genovese Alessandro Cavo, consigliere Fipe-Confcommercio delegato della Federazione stessa all’interno del Consiglio Direttivo del CTCEIT

“Sappiamo che non si tratta dell’ultimo passaggio – conclude Cavo – e che ora la parola passa direttamente all’Unesco, prima in Italia e poi a Parigi. Tuttavia, abbiamo la ragionevole convinzione che l’esito sarà positivo e che finalmente riusciremo ad ottenere questo importante riconoscimento che andrà a beneficio dell’intero Paese”.

Ecco perché la cultura del caffè napoletano non è stata candidata come patrimonio Unesco

Vediamo di capire bene perché l’iniziativa di candidare la Cultura del caffè napoletano, realtà tra rito e socialità come Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco è stata messa da parte dalla pronuncia nel merito del comitato Unesco del Ministero delle Politiche Agricole che doveva valutare questa proposta e quella simile Rito del Caffè Espresso italiano.

Il comitato dopo attenta analisi ha deciso di presentare all’Unesco questa seconda proposta anche per via della priorità di presentazione della proposta. Quella dell’espresso italiano era stata presentata nel 2019, quella del caffè napoletano solo 2020.

La nota della Regione: “Dal ministero un duro colpo”

Questa decisione, che rappresenta una prima conclusione della vicenda è un duro colpo per chi aveva sperato nella candidatura della cultura del caffè napoletano che, come si legge nella nota della regione inviata a sostegno della candidatura al comitato del ministero: “Non è soltanto una bevanda, ma esprime una vera e propria cultura, un rito tutto napoletano che ha dato vita a tradizioni diffuse ovunque, come quella del caffè sospeso che evoca il senso dell’ospitalità, solidarietà e convivialità”.

Concetti elaborati in un voluminoso dossier redatto da un gruppo di esperti professori universitari, antropologi e giuristi, per sintetizzare “questa dimensione che racconta il valore identitario della cultura del caffè, per i napoletani, i campani, e tutti gli italiani”.

 

 

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