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Real spinge il caffè ai minimi, ma sui mercati incombe El Niño

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MILANO – Nuovi ribassi in questo inizio di settimana borsistica. Il contratto principale dell’Ice Arabica (dicembre) ha perso 290 punti tra lunedì e martedì precipitando al nuovo minimo di 115,45 cents per libbra.

Un parziale rimbalzo ha portato ieri (mercoledì 23 settembre) guadagni marginali, che hanno fatto risalire il contratto benchmark a 116,20 cents. Più netta la ripresa dell’Ice Robusta, che chiude a 1.546 dollari per tonnellata guadagnando oltre il 2% sulla giornata precedente, ma rimanendo comunque al di sotto dei livelli di venerdì.

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Le sedute di questa prima metà della settimana sono state pesantemente influenzate dall’andamento della moneta brasiliana, ormai in caduta libera.

Il recente downgrade di Standard & Poors, che ha tagliato il rating paese a “spazzatura”, unito ai pessimi segnali sul fronte macro, hanno indebolito ulteriormente il real, ieri ai minimi storici nonostante gli interventi massicci della Banca centrale brasiliana.

Negli ultimi 12 mesi, il real è stato la seconda peggiore moneta nel confronto con il dollaro, rispetto al quale ha perso quasi il 70% del proprio valore. E il timore è ora che anche Moody’s e Fitch possano togliere al Brasile lo status di investment grade aggravando lo stato finanziario del paese.

Rimanendo in Brasile, mentre le operazioni di raccolta sono virtualmente concluse, il mercato guarda sin d’ora al prossimo raccolto (2016/17).

Il tempo secco della settimana scorsa ha creato qualche apprensione, ma il meteo prevede il ritorno della pioggia a partire dal prossimo fine settimana.

L’arrivo puntuale delle precipitazioni di inizio primavera è fondamentale ai fini di una buona fioritura, premessa questa fondamentale per buon sviluppo del raccolto.

Colombia a secco

La situazione si fa drammatica invece in Colombia, dove si registra una delle peggiori siccità degli ultimi decenni, dovuta – secondo meteorologi e climatologi – al fenomeno El Niño, che sta portando, al contrario, precipitazioni superiori alle medie in Ecuador e Perù.

Già nel numero di lunedì abbiamo riferito dell’allarme lanciato dalla Federazione nazionale dei produttori di caffè. L’attualità delle ultime ore conferma la gravità del deficit idrico, a fronte di precipitazioni sempre più scarse e rarefatte.

La portata del rio Magdalena, il massimo fiume colombiano, è in molti punti inferiore di oltre la metà rispetto ai valori normali.

Allarmante anche la situazione del Cauca, corso d’acqua suo affluente. Tra i dipartimenti più colpiti quelli di Tolima, Quindío e Cundinamarca, nel cuore dell’Asse del caffè.

L’acqua è intanto razionata in 130 città e la stessa sorte potrebbe spettare, tra breve, ad altri 300 centri urbani.

Secondo l’istituto meteorologico Ideam, le temperature saliranno ulteriormente nei prossimi 3 mesi portando a un ulteriore aggravarsi della situazione.

Come già scritto nei giorni scorsi l’attuale fase positiva dell’ENSO è destinata a intensificarsi e durare sino al termine dell’inverno 2015-2016.

Ma nel caso della Colombia, il problema della siccità sembra collocarsi in un trend storico di portata più ampia.

La riprova nelle parole del ministro dello sviluppo urbano Luis Felipe Henao, secondo il quale “gli ultimi 3 anni sono stati i più secchi nella storia del paese.”

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