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Covid e privacy nei locali: si può vietare l’ingresso a chi non fornisce i dati personali

Il titolare è tenuto anche a comunicare al cliente (oltre che ai lavoratori) l’informativa sul trattamento dei dati personali, indicando la finalità della prevenzione dal contagio Covid e del rispetto dei protocolli di sicurezza previsti dalle disposizioni di emergenza. Deve, inoltre, garantire che i dati non verranno conservati

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MILANO – Il dibattito attorno al rispetto della privacy è diventato uno dei topic maggiormente discussi con lo scoppio della pandemia. Questo perché è più semplice evitare la creazione di un nuovo cluster incontrollato se si raccolgono dati per rintracciare subito i potenziali infetti. Un processo che è ancora più necessario quando si parla dei locali: i gestori possono decidere di non permettere l’ingresso a quei clienti che si rifiutano di condividere i loro nominativi e altre informazioni utili a creare una mappa dei contagi il più dettagliata possibile. A dirlo è la legge: leggiamo l’articolo di Carlos Arija Garcia su laleggepertutti.it.

Privacy e virus: a mali estremi estremi rimedi

Con la ripresa dell’attività dopo la chiusura imposta dall’emergenza coronavirus, nei bar, nei locali pubblici come bar e ristoranti si cerca di tornare alla normalità anche se nulla è del tutto come prima.

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Restano alcune misure di sicurezza obbligatorie che, pur non creando grandi disagi, impongono a esercenti e clienti determinate regole. Il Garante della privacy le ha riviste e ha diffusi le indicazioni definitive da seguire.

Si tratta di norme volte a creare un equilibrio tra il rispetto della salute e il diritto alla riservatezza. Un esempio su tutti, la misurazione della temperatura all’ingresso del locale pubblico. Chi supera la soglia dei 37.5 gradi non può entrare, ma il cliente può rifiutarsi di sottoporsi alla misurazione. In questo caso, però, il gestore del locale ha il diritto di non farlo entrare.

Vediamo nel dettaglio le ultime regole del Garante sulla privacy per bar, ristoranti ed altri locali pubblici

Come discoteche, sale giochi, pub, terme, centri benessere, negozi, cinema, musei, centri sportivi, parchi tematici, sagre e fiere, spettacoli dal vivo.

Misurazione della temperatura

Come detto, lavoratori e clienti di un locale pubblico possono essere sottoposti alla rilevazione della temperatura corporea. Il dato, però, non può essere trascritto o conservato né associato ad altri dati personali del soggetto. Bisogna evitare, inoltre, di diffonderlo a terzi.

Il cliente può rifiutarsi di consentire al gestore di misurargli la febbre. In questo modo, però, rinuncia ad entrare nel locale pubblico o nell’area in cui si svolge l’evento. In sostanza: se si va in pizzeria e il cliente non vuole che qualcuno gli misuri la febbre prima di entrare, il gestore ha il diritto di vietargli l’ingresso, anche se il tavolo è stato previamente prenotato.

Il titolare è tenuto anche a comunicare al cliente (oltre che ai lavoratori) l’informativa sul trattamento dei dati personali, indicando la finalità della prevenzione dal contagio Covid e del rispetto dei protocolli di sicurezza previsti dalle disposizioni di emergenza. Deve, inoltre, garantire che i dati non verranno conservati.

Stato di salute dei clienti

Le regole del Garante della privacy consentono ai gestori di rilevare i dati sullo stato di salute dei clienti attraverso l’apposita autocertificazione. Come nel caso precedente, il cliente può respingere questa richiesta, ma rinuncia ad accedere al locale.

Le disposizioni permettono di acquisire soltanto le informazioni strettamente necessarie, come l’assenza di contatti con persone positive al Covid, la mancanza dell’obbligo di quarantena e la non provenienza di una zona a rischio di contagio da coronavirus.

A differenza della misurazione della temperatura, in questo caso è possibile conservare i dati per un massimo di 14 giorni, anche se ogni Regione può decidere autonomamente questo termine. Di conseguenza, è possibile comunicarli, ad esempio, all’autorità sanitaria per motivi di prevenzione.

Il gestore dovrà informare il cliente sulla finalità del trattamento dei dati a scopo precauzionale e per il rispetto delle disposizioni sull’emergenza Covid, oltre che del fatto che i dati verranno conservati per 14 giorni (o per il tempo deciso dalla Regione di competenza).

Identità dei clienti

È consentito anche rilevare i dati sull’identità dei clienti e conservarli per un massimo di 14 giorni, sempre nel rispetto dei princìpi generali sulla loro protezione.

Come nel caso precedente, il gestore dovrà informare il cliente sulla finalità del trattamento dei dati a scopo precauzionale e per il rispetto delle disposizioni sull’emergenza Covid, oltre che del fatto che i dati verranno conservati per 14 giorni (o per il tempo deciso dalla Regione di competenza). Potrà anche comunicare i dati all’autorità sanitaria per motivi di prevenzione della salute pubblica.

Il cliente ha sempre la facoltà di rifiutarsi di fornire i dati sulla propria identità, rinunciando, in questo modo, di accedere al locale.

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