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Nespresso: Ethical Coffee Company la accusa per il fallimento e chiede quasi 300 mln

Nel 2011, Ethical Coffee Company aveva lanciato le sue cialde in Svizzera ma sono rimaste in commercio solo per poco: Nespresso ha subito intrapreso una battaglia legale contro il proprio ex-top manager, a seguito della quale a Ecc è stato vietato di vendere le sue cialde sul mercato svizzero per tre anni, dal 2011 al 2014

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Il presentatore radiofonico e televisivo francese, Jacques Essebag, sta guidando un gruppo di investitori in una battaglia legale contro Nespresso per il fallimento della Ethical Coffee Company, prima società a sfidare il colosso con le capsule compatibili con le macchinette Nespresso. L’azienda richiede a Nespresso una somma di 280 milioni di franchi svizzeri (298 milioni di euro). Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Valentina Iorio per il quotidiano Il Corriere della Sera.

Ethical Coffee Company contro Nespresso

MILANO – La richiesta dei danni ammonta a 280 milioni di franchi svizzeri (298 milioni di euro). A confermarlo all’Afp è l’avvocato di Essebag. Il produttore e presentatore televisivo aveva investito 8 milioni di euro tra il 2009 e il 2010 in Ecc in cambio di una partecipazione del 5% nella società.

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La guerra delle cialde

A fare causa a Nespresso sono undici creditori di Ecc, società fondata nel 2008 da Jean-Paul Gaillard, ex ad di Nespresso, con l’obiettivo di commercializzare capsule biodegradabili, più economiche e compatibili con le macchine da caffé del colosso del gruppo Nestlé.

Nel 2011, Ecc aveva lanciato le sue cialde in Svizzera ma sono rimaste in commercio solo per poco: Nespresso ha subito intrapreso una battaglia legale contro il proprio ex-top manager, a seguito della quale a Ecc è stato vietato di vendere le sue cialde sul mercato svizzero per tre anni, dal 2011 al 2014.

Il fallimento di Ecc

Nel 2014 gli avvocati di Ecc sono riusciti a far revocare il divieto di commercializzazione delle capsule, ma nel frattempo altri concorrenti si sono affacciati sul mercato. Ed Ecc non è più riuscita a stare al passo, tanto da aver dovuto cessare l’attività nel 2017 e dichiarare fallimento nel 2018.

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