domenica 24 Marzo 2024
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Nel lombardo-veneto la nostra “Pausa valley”, il distretto del vending

N&W di Bergamo è il numero uno in Europa e ha di recente acquisito marchi come Saeco e Gaggia. Anche la storica Bianchi delle biciclette si è reinventata nel comparto. Mentre la FAS di vicenza punta sui software e sugli schermi touch.

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MILANO – C’era una volta la “macchinetta” del caffè: quella che non dava mai il resto e sfornava bevande calde dai colori e sapori più improbabili. Oggi al loro posto spuntano chioschi interattivi, mense automatiche dai cento menù, allestimenti automatici per supermercati 7/24.

E le tecnologie a bordo prevedono schermi touch, lettura telemetrica del viso per riconoscere gli utenti e quindi i rispettivi gusti, sistemi di pagamento digitali, e software che trasformano il distributore in un hotspot wifi.

Benvenuti nella Pausa Caffè Valley, quel distretto produttivo che, a cavallo tra Lombardia e Veneto (con Vicenza e Bergamo come capitali del settore), sta trasformando il mondo delle vending machine in strumenti della distribuzione 4.0.

Non è stato un cammino in discesa. La crisi dei consumi ha messo in seria difficoltà anche le aziende produttrici di distributori automatici. E la pausa caffè ha conosciuto i concordati preventivi, la cassa integrazione, e qualcuno ha perfino abbassato le saracinesche.

Oggi, il comparto sembra uscito dal tunnel grazie a una miscela di innovazione e operazioni di concentrazione industriale. Prendiamo il caso di Bianchi Vending, uno dei rami d’impresa erede della storica casa di biciclette, di cui Angelo Trapletti è stato dominus per decenni.

Nel 2008 la società di Zigonia di Verdellino, provincia di Bergamo, entra nell’orbita del mondo dei fondi di private equity, che pensavano di aver trovato una gallina dalle uova d’ora dove c’è solo da incassare. Niente di più sbagliato.

Il fatturato aziendale si dimezza in 5 anni, arriva anche in concordato. Le vecchie macchinette non tirano più. E i 300 dipendenti cominciano a tremare.

Nel 2015 ritorna in sella la famiglia Trapletti, con Massimo Trapletti alla guida, e la società torna in pista puntando sulle nuove tecnologie e su tutti quegli accorgimenti per rendere smart i distributori. Quindi addio al tè in polvere, sostituito dalle buste delle marche tradizionali, forni a microonde per scaldare i panini, guarnizioni del cappuccino trasferite all’interno della macchina.

Oggi le macchine di Bianchi Vending sfidano i baristi più esperti, prevedendo 114 combinazioni a partire dall’espresso. Con questo catalogo Bianchi Vending ha ripreso a correre: ha vinto la commessa di fornitura di 950 macchine touch sistemate presso le stazioni Total in Francia.

E ha portato a termine l’acquisizione del marchio di macchine del caffè Brasilia rafforzandosi sul canale Horeca.

E i ricavi sono tornati a volare, intorno a 70 milioni. Cambi societari anche in casa di N&W Global Vending di Bergamo, il primo produttore europeo di vending machine, nato nel 2000 dall’integrazione dell’italiana Necta e la danese Wittenborg.

Nel 2015 il fondo di americano Lone Star ha acquisito l’azienda con l’obiettivo di creare un polo manifatturiero 4.0 intorno ai brand della società lombarda.

L’anno scorso è partita la campagna di shopping che ha visto N&W comprare da Philips i brand di macchinette da caffè professionali Saeco e Gaggia avvicinandosi così al traguardo di 400 milioni di euro di fatturato.

Il gruppo N&W oggi può contare su 1.700 dipendenti, 7 fabbriche, 4 centri di R&D e filiali commerciali in 16 paesi nel mondo. «Investiamo oltre il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo dove impieghiamo 100 persone dice Francesco Frova – South Europe Regional manager di N &W – l’export vale più del 70% e siamo presenti in 100 paesi, anche in mercati lontani e difficili come la Cina.

Le nuove tecnologie digitali ci permettono arrivare con successo alla diversificazione geografica. Perché la personalizzazione della macchina è il vero elemento di successo che rende la vending flessibile e adattabile a ogni tipo di prodotto e di cliente».

Anche la Fas International di Schio, Vicenza, ha dovuto affrontare i venti della crisi: sono arrivati i contratti di solidarietà e anche qualche esubero.

L’azienda, fondata nel 1967 da Antonio Adriani, oggi rinasce con un format destinato alle mense aziendali. Con il marchio Food24 è nata @dining, la soluzione completa di vending machine, con touch screen, attraverso cui scegliere i piatti dopo averne visionato ingredienti e caratteristiche nutrizionali. E in cucina c’è il totem chef che riscalda al microonde al momento il piatto prescelto.

Attorno alla vending machine di ultima generazione sta nascendo una filiera non solo meccanica ed elettronica. A Rovellasca, in provincia di Como, la Paytec ha messo a punto un brevetto per trasformare la macchinetta in un hotspot per il wi-fi.

Si tratta di un router con chiavetta 4G che ha l’ambizione di portare online quell’80% di distributori che oggi non sono collegati alla rete.

Un’innovazione che permette di costruire sempre più servizi attorno alle vending. Basti pensare al sistema di riconoscimento facciale che ha brevettato la varesina Rhea Vendors.

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