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giovedì 05 Dicembre 2024
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Michela Corbetta, come perito agrario, invia un’email per diventare stagista da Felmoka: occasione per l’azienda e per i giovani professionisti futuri

Racconta lei stessa: “In questa mia esperienza ci siamo occupati un po’ di tutto, ma principalmente ho seguito la procedura affiancando il tostatore Michele. Poi ho studiato come bilanciare una miscela, come tostare singolarmente diversi caffè, come impacchettarli, ho lavorato anche alla parte dei marketing e infine ho collaborato con Talia per la gestione dei social. Abbiamo anche studiato diversi metodi di tostatura adattandola a diversi metodi alternativi."

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MILANO – Michela Corbetta, giovanissima, ha già le idee chiare su quali siano le sue passioni al punto da mettersi subito in gioco professionalmente: così nasce la sua esperienza come tirocinante per la torrefazione Felmoka a Malnate (VA), della durata di due mesi mezzo.

Si è presentata subito con estrema trasparenza: “Non sono propriamente un’agronoma ma ho conseguito un diploma come perito agrario e ora sto ultimando un corso its post-diploma sulla trasformazione agroalimentare. Partiamo dal seme e affrontiamo le varie filiere agroalimentare.

Corbetta, cosa l’ha portata a interessarti all’agronomia e poi al caffè?

“Sin da piccola sono stata affascinata dall’agrotecnica. Studiando poi agraria, mi sono interessata anche a questa materia specifica e alle piante attorno a noi e che osserviamo tutti i giorni senza capirne davvero molto. Ho dei parenti che possiedono un’azienda con capre da latte e mi ricordo che, quando si andava a trovarli, trovavo appassionante proprio la trasformazione del prodotto.

Nel percorso post diploma – dopo un periodo durato un annetto in cui ho provato a fare tutt’altro, comunicazione – che ho ripreso dopo la pausa del Covid, tra le varie filiere abbiamo approfondito quella del caffè e sono rimasta folgorata da un corso tenuto principalmente dall’Accademia del Caffè di Firenze.

Mi ha conquistata tutto il mondo dietro il caffè, un chicco che deve compiere un percorso lunghissimo per poter arrivare da noi: noi consumiamo la tazzina di espresso senza conoscere minimamente il viaggio che lo ha portato al bar. La cosa che mi ha stupita di più è proprio sapere quante mani servono per raggiungere il risultato finale.”

Corbetta, come ha deciso di rivolgersi alla torrefazione Felmoka?

“Mi sono messa alla ricerca di una torrefazione, perché volevo imparare e approfondire il processo di tostatura, che non fosse troppo distante da casa mia. Mi sono presentata proponendomi per un periodo di tirocinio, inviando un’email: mi hanno invitata da loro per fare una prova di persona e… li ho convinti così. “

Durante questo periodo Corbetta ha visto e sperimentato tutto il lavoro di una torrefazione

Racconta lei stessa: “In questa mia esperienza ci siamo occupati un po’ di tutto, ma principalmente ho seguito la procedura affiancando il tostatore Michele. Poi ho studiato come bilanciare una miscela, come tostare singolarmente diversi caffè, come impacchettarli, ho lavorato anche alla parte dei marketing e infine ho collaborato con Talia per la gestione dei social. Abbiamo anche studiato diversi metodi di tostatura adattandola a diversi metodi alternativi.

La tostatura però rimane tuttora la fase che più mi piace. Abbiamo lavorato con una IMF da 120 chili e un software che ho imparato a regolare, così come ad accendere e spegnere il bruciatore. Una delle idee future potrebbe essere proprio continuare su questa via dopo aver portato a termine il percorso di studi. La cosa che mi ha colto di sorpresa, per quanto possa risultare scontato con il senno di poi, è stato scoprire empiricamente che, in base a come viene tostato il caffè o in base alle origini processate, può cambiare totalmente il sapore finale.

Prima di questa esperienza, non mi sono mai soffermata sull’effettivo funzionamento di questa industria. Tra i caffè che ho trattato, mi è rimasto impresso molto il Guatemala.”

Vorrebbe andare in piantagione? E ha mai pensato di esplorare il mondo degli specialty?

Corbetta: “Potrebbe essere una bella occasione. So che lo specialty è un prodotto interessante, ma vorrei raggiungere con la qualità del mio caffè più persone, anche quelle che non sono dentro il circuito di nicchia e per questo in futuro, dovendo diventare torrefattrice, penso che resterei legata al caffè commerciale. Questo perché credo che ogni singola persona debba poter bere un buon caffè, anche chi ha meno conoscenze. Non per
forza un caffè preso al bar deve essere cattivo, anzi. “

La Torrefazione Felmoka ha investito in una giovane risorsa, ancorché agronoma – e non barista o addetta alle comunicazioni o aspirante torrefattrice – che cosa vi ha lasciato questa esperienza e con quali motivazioni avete fatto questa scelta?

Talia Miceli e Michela Corbetta in un selfie ricordo (foto concessa)

La risposta arriva da Talia Miceli responsabile marketing e design di Felmoka: “A livello aziendale, questa esperienza ci ha fornito innanzitutto diversi spunti di riflessione. Quando si è presentata Michela, ci siamo chiesti che cosa avrebbe potuto darci una figura professionale come la sua. Abbiamo subito compreso che sarebbe stato importante aggiornarsi grazie a un contatto diretto con lei riguardo ciò che si studia a scuola adesso per strutturare prossime iniziative, in particolare quelle legate al tema della sostenibilità.

Venire a conoscenza di dettagli come il reale costo in termini di risorse idriche necessario per produrre il caffè ad esempio, ci permette di agire per ridurre questo impatto e allo stesso tempo ci fornisce maggiori conoscenze della materia prima. Un altro caso in cui la presenza di Michela si è rivelata significativa è stato quando abbiamo avuto la fortuna
di ricevere come ospite una della ragazze di IWCA dal Brasile: abbiamo colto l’occasione di degustare un po’ di caffè insieme e poter contare sulla preparazione di Michela rispetto alla produzione, ha permesso un confronto più approfondito tra due colture molto diverse che però hanno potuto parlare la stessa lingua , quella del caffè.

Michela si è dimostrata una vera e propria professionista, con il valore aggiunto di possedere ancora la mente fresca dagli studi: soltanto attraverso il nuovo si può innovare e catturare idee per migliorare il proprio modello aziendale. Abbiamo avuto altri tirocinanti in precedenza, ma a contatto con dei ragazzi che hanno dato una mano in termini di produzione, senza che però ci fosse uno scambio reciproco competenze teoriche e pratiche.

Con Michela abbiamo avviato anche una serie di contenuti per la diffusione culturale attorno alla bevanda sui social. Si è presentata a noi con coraggio e noi l’abbiamo accolta. Ode alla proattività e allo spirito di iniziativa. Torniamo ai vecchi tempi in cui il rapporto diretto tra persone funziona.”

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