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Matteo Borea, consulente strategico e proprietario della torrefazione La Genovese ad Albenga (Savona), riflette sul prossimo futuro nel settore del caffè.
Che cosa riserva la fine dell’anno?
Ogni anno, l’ultimo trimestre dei mercati finanziari segue dinamiche ricorrenti. Nei fondi e nelle grandi istituzioni si parla di window dressing: chiusure di posizioni per mostrare bilanci più “puliti”, prese di profitto quando si è in gain e taglio delle perdite quando si è in drawdown. Al tempo stesso, si riduce l’esposizione (de-risking), perché i volumi di scambio calano sotto Natale e la volatilità diventa più “artificiale”.
A tutto questo si aggiungono il tax-loss harvesting negli Stati Uniti, il rollover dei futures di dicembre verso marzo e le tipiche anomalie di un mercato thin, dove bastano pochi ordini grossi per spostare i prezzi anche del 5% in una giornata.
Per il caffè, mercato già in tensione da oltre un anno e mezzo, queste logiche generali si intrecciano con fattori specifici: posizionamenti speculativi dei funds, coperture commerciali ormai ridotte, importatori in stand-by a fine anno. Il risultato? Un mix esplosivo che ogni torrefattore deve imparare a leggere per proteggere i margini.
Che cosa aspettarsi da qui a fine 2025
Le prossime settimane non porteranno un’inversione di trend, ma piuttosto correzioni tecniche. I funds non hanno motivi per uscire del tutto dalle loro posizioni, ma tenderanno ad alleggerirle a dicembre. Questo può creare discese improvvise e temporanee, che non vanno confuse con un ribasso strutturale.
Attenzione massima all’ultima decina di dicembre: volumi sottili, uffici mezzi vuoti, mercati in mano agli algoritmi. Sono i giorni in cui si vedono movimenti folli senza fondamentali reali dietro.
Tradotto per le torrefazioni: se avete bisogno di coprire volumi per gennaio-febbraio, non aspettate Natale. Meglio pianificare a inizio mese o sfruttare le prese di profitto dei funds come occasione tattica.
Il periodo gennaio – marzo 2026 sarà il vero banco di prova
Con il ritorno degli operatori istituzionali a gennaio, i mercati ritrovano liquidità e direzionalità. Se il sentiment resta rialzista, scenario probabile con prezzi già ai massimi storici, i funds possono tornare a ricaricare posizioni long, spingendo verso nuovi picchi.
Sul fronte industriale, molte torrefazioni europee iniziano l’anno con scorte ridotte. Questo genera un’ondata di acquisti nei primi mesi, che spesso alimenta ulteriori rialzi. Se a dicembre ci fosse stata una correzione troppo forte, il rischio di un short squeeze a gennaio è concreto.
Sul Robusta peseranno i flussi dal Vietnam: se la nuova campagna non porta volumi abbondanti, la tensione resterà alta.
Per i torrefattori significa che nei primi tre mesi del 2026 è più realistico aspettarsi prezzi sostenuti con improvvisi spike, piuttosto che ribassi duraturi.
Le mosse concrete per proteggere i margini
- Copertura progressiva: bloccate almeno il 30–40% dei volumi Q1 entro dicembre, il resto in scalini tra gennaio e febbraio.
- Evitate il panic buy natalizio: è il momento in cui si paga di più per l’illusione di rimanere scoperti.
- Pensate a margini, non a minimi perfetti: chi cerca “il prezzo più basso” resta spesso con costi scoperti quando il mercato riparte.
- Stabilità prima di tutto: fissare costi oggi permette di aggiornare i listini con chiarezza e giocare d’anticipo con i clienti.
Il pericolo maggiore non è “pagare troppo”, ma rimanere senza coperture in un mercato che può fare +20% in un mese. Chi guida una torrefazione oggi non può limitarsi a subire i mercati: deve interpretarli, agire in anticipo e togliere il caso dal tavolo.



















