venerdì 11 Ottobre 2024

Così la mafia mira il settore del caffè con Mgf e Best Coffee: 91 arresti tra Milano e Palermo

Il gruppo mafioso pianifica anche lo sbarco al Nord per il proprio business legato al caffè. Francesco Fabio, socio occulto di due delle società di torrefazione del clan, Best Coffee e Caffe Mgf, ne parla con Vittorio Pontieri, titolare formale al 50% per cento della Caffè Mgd insieme alla figlia di Fabio, Laura, che ha una quota anche nella Best Coffee

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MILANO – La mafia torna a rafforzarsi dal sud al nord Italia, complice la crisi economica in cui versa il Paese. Gli imprenditori che ancora chiedono liquidità immediata allo Stato, quanto ancora resisteranno con le proprie risorse? Se da una parte la distribuzione di aiuti a fondo perduto tarda ad arrivare, dall’altra si fa strada in maniera strategica l’organizzazione criminale. Alla conquista dei territori con movimenti celeri e mirati. Leggiamo l’analisi di questo fenomeno dall’articolo di Sandro de Riccardi e Luca de Vito per l’edizione di Milano di Repubblica.

Mafia: più contagioso del virus

«I soldi a Milano li facciamo per tre volte… e ce li godiamo! » . Quando parla al telefono Giovanni Fontana, uno dei quattro fratelli della storica famiglia affiliata a Cosa Nostra che comanda nei quartieri palermitani dell’Arenella e dell’Acquasanta, non nasconde mai le sue mire espansionistiche al Nord.

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Arrestati ieri in un’operazione della Dda di Palermo che ha portato a 91 misure tra le due città, i quattro fratelli (Gaetano, Giovanni, Angelo e Rita) vivevano già stabilmente da anni a Milano, in zona Ripamonti.

E la conquista della grande metropoli del Nord è un argomento che torna in modo insistente nelle loro intercettazioni

Quasi a mostrare di essere pronti a fare il grande salto. « È che giù non ci possiamo stare!…Troppi problemi noi abbiamo giù! Non te li godi, capito?», dice Giovanni al telefono con un parente. E poi ancora: «Credimi ormai… quelle quattro cinque cose che ho qua ( a Palermo, ndr.) vedi se le potessi svendere!.. Svendere! Io li svenderei tutte! A regalarle no! Perché giustamente… abbiamo buttato sangue. Io me li leverei subito e me ne andrei, forse nemmeno d’estate scenderei».

I soldi sporchi nelle gioiellerie

Gli affari, del resto, a Milano vanno bene. “Luxury Hours”, la gioielleria in via Cavallotti, è la faccia apparentemente pulita del business: centinaia di migliaia di euro in orologi e gioielli che sembrano un vorticoso giro di denaro del tutto lecito. Ma che in realtà si nutre della linfa dei proventi che arrivano da giù.

Ricavati con estorsioni, traffico di droga e di armi, gioco d’azzardo, appalti truccati. Il negozio è intestato alla compagna di Gaetano, Michela Radogna, e per gli inquirenti è uno degli strumenti con cui la famiglia ricicla il denaro sporco. Una rete che gode anche dell’appoggio di altri negozi che commerciano preziosi, come si legge dalle carte dell’inchiesta. Tra cui la gioielleria Ronchi di Milano e la Watch and Passion di Londra.

«La famiglia ha saputo sviluppare una fiorente attività imprenditoriale a Milano, nel settore del commercio di orologi di lusso – scrive nell’ordinanza il gip Piergiorgio Morosini – attraverso società, gestite direttamente in Italia, o per interposta persona all’estero; fondamentale strumento per ripulire e far transitare l’enorme quantitativo di contante, frutto dell’esercizio del potere mafioso, ancora una volta con l’ausilio di compiacenti soggetti a disposizione».

La mafia e le scommesse sui cavalli

Tra i tanti affari del clan della mafia, ci sono anche le scommesse truccate sulle corse del trotto in tutta Italia. In particolare i finanzieri riescono a registrarne una su Milano, la terza corsa del 22 giugno 2018, all’ippodromo della Maura.

Giovanni Ferrante, uno dei bracci operativi del clan Fontana, è al telefono con un driver, Gaetano Pilo, che sul più bello dovrà farsi da parte e far vincere il rivale, Tommaso Gambino, con l’accordo anche di un terzo driver, Giuseppe Salamone: «Una volta a Milano.. tu devi fare quello che ti dico io.. questo Salamone vedi che è con noialtri».

L’idea è quella di far andare in testa Salamone e poi far passare il cavallo designato che ha una quota elevata su cui poter scommettere, quello di Gambino: «Deve mollare il cavallo che gli dico io [] Salamone, lì va in testa e fa sfilare subito a quello di Tommaso tu ti vai a mettere ai fianchi.. lo sai di chi?.. di quel buttasangue di Santo Mollo».

Il business del caffè importante per la mafia

Il gruppo pianifica anche lo sbarco al Nord per il proprio business legato al caffè. Francesco Fabio, socio occulto di due delle società di torrefazione del clan, Best Coffee e Caffe Mgf, ne parla con Vittorio Pontieri, titolare formale al 50% per cento della Caffè Mgd insieme alla figlia di Fabio, Laura, che ha una quota anche nella Best Coffee. « Ogni punto che apriamo non dimentichiamoci che sarà sempre il caffè nostro! – dice – a metà settembre poi, anche l’altra macchina che c’è giù montata, la facciamo arrivar su e tutta la produzione di caffè parte da Milano!».

Con lui agisce Filippo Lo Bianco

Che «si occupa in prima persona della gestione, per conto dei Fontana, di attività commerciali nel settore del caffè torrefatto » . Ed è titolare effettivo di un’altra società, la Mok Caffe, di cui appare invece titolare Daniele Santoianni, ex volto del “Grande Fratello 10”, per il gip «nuovo socio in affari» dei Fontana, «passato dai reality al fiancheggiamento mafioso ».

Il magistrato fa sua la ricostruzione della procura e della guardia di finanza: «La scelta definitiva assunta dai Fontana è stata quella di abbandonare l’attività di produzione, dedicarsi esclusivamente alla commercializzazione del prodotto finito e, soprattutto, strutturare il business in maniera tale da avere un’unica società, ubicata a Milano, da utilizzare per acquistare tutto il prodotto finito e per rivenderlo a tutte le aziende clienti ubicate altrove».

 

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