mercoledì 01 Maggio 2024
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Macchione, ad Polo del Gusto: “Chiudere entro l’anno con un partner unico”

Il gruppo presieduto da Riccardo Illy investirà fino a 70 milioni per le acquisizioni. Il manager: “Trenta società e fondi sono interessati a rilevare fino al 40% del nostro gruppo”

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TRIESTE – Il programma per il futuro prossimo del Polo del Gusto è già scritto: nuove acquisizioni, espansioni verso nuovi mercati e, ovviamente, uno sguardo ben attento al tema della sostenibilità. Andrea Macchione è sicuramente il volto di tutte queste operazioni, dal momento in cui è diventato l’amministratore delegato della holding di Illy. Leggiamo le sue parole dall’articolo di Lara Loreti su repubblica.it.

Macchione imposta la via per la crescita del Polo del Gusto

Acquisire nuove aziende di biscotti, caramelle e vino. Ingrandire i marchi già di proprietà. Trovare un partner finanziario e quotarsi in Borsa. Il tutto nel segno di una svolta green. E’ questo il programma di Andrea Macchione, neo amministratore delegato del Polo del Gusto, holding del gruppo Illy, che raggruppa tutte le aziende del cibo e del vino, caffè escluso. Già responsabile di Domori, Macchione da poche settimane ha assunto il nuovo incarico con una mission ben precisa: far crescere la holding acquisendo nuovi marchi di qualità, a partire da un’azienda di vino a Barolo con cui è in trattativa. Un investimento complessivo dai 35 ai 70 milioni di euro. Il primo step, cioè l’arrivo del partner finanziario, sarà concretizzato entro l’anno: sono già una trentina le domande arrivate tramite gli advisor.

Triestespresso

Macchione, che cosa accadrà nel prossimo futuro del Polo del Gusto?

“Abbiamo il progetto di individuare il partner finanziario con cui disegnare la crescita del Polo del Gusto. Le attività immediate prevedono una collaborazione con l’advisor finanziario Mediobanca e con quello legale dello studio Chiomenti per avviare il percorso di selezione del socio, che deve condividere il nostro progetto al livello temporale, cioè un impegno di almeno 10 anni, e quello per così dire “filosofico” del Polo, cioè acquisire aziende uniche, nel settore del food, che vadano ad affiancare Domori, Mastrojanni, Dammann Frères, Prestat e la partecipata Agrimontana.

Con questa operazione vogliamo cedere tra il 20 e il 40% del Polo del Gusto, ricavando fra 50 e 100 milioni, e poi con liquidità incassata rafforzare le aziende: ingrandiremo Mastrojanni, compreremo nuovi stabilimenti per Dammann e Domori, acquisiremo la maggioranza dentro Agrimontana e acquisteremo aziende che andranno ad ampliare il portafoglio del PdG, partendo da biscotti, caramelle e vino: stiamo trattando per comprare un’azienda del Barolo da “abbinare” al Brunello di Montalcino di Mastrojanni. In tutto contiamo di investire fra il 70 e 80% della liquidità incassata, quindi fra i 35 e i 70 milioni”.

A che punto si trova la ricerca del partner finanziario?

“Abbiamo molte manifestazioni di interesse, si è fatta viva una trentina di aziende e, fatta la selezione per individuare una “short list”, avvieremo i colloqui. Stiamo già raccogliendo la documentazione necessaria, poi valuteremo chi incontrare. Si tratta di realtà nazionali e internazionali, fondi, società riconducibili a partecipazioni governative (anche italiane) e così via: tutti gli spettri giuridici. Siamo aperti a qualunque tipo di soluzione, ma con un partner unico. Vogliamo chiudere entro l’anno e poi partire con le acquisizioni nel 2022, fino al massimo al 2023-24. Poi scatterà la seconda fase”.

In che cosa consisterà?

“Nel quotare in Borsa le aziende che fanno parte del Polo e permettere la liquidazione delle partecipazioni. E non è esclusa la quotazione di tutta la holding del PDG, un progetto affascinante, che si renderà possibile se riusciremo a rafforzare il marchio. Di solito, se si parla di quotazioni in Borsa, la somma delle aziende vale di più del Polo, ma se la holding crea qualità, il suo valore può essere superiore. Abbiamo anche in cantiere di aprire dei negozi del Polo del Gusto: punti vendita che saranno la sintesi dei prodotti del PdG, fisici in città di media grandezza e negli aeroporti; virtuali dando impulso all’e-commerce”.

Che tipo di aziende volete acquisire?

“Stiamo guardando ad aziende di biscotti e caramelle dai 10 ai 20 milioni di fatturato, senza escludere quelle più piccole. Anche riguardo al Barolo, puntiamo ad aziende di medie dimensioni. L’importante è che abbiano un carattere di unicità della materia prima, del processo di lavorazione e in generale della qualità: l’obiettivo comune deve essere la sostenibilità”.

Green è una parola di moda. Come si sta muovendo nel concreto il PdG per rispettare l’ambiente?

“Domori è già partita con l’assessment per diventare “b corp” (certificazione data alle aziende che dimostrano di avere un basso impatto ambientale), Dammann ha avviato procedure e anche gli altri marchi si stanno muovendo in questo senso, a partire da Mastrojanni. Lo scopo è focalizzare l’attenzione su ciò che è green e dare concretezza ai progetti sostenibili. C’è un filo verde che unisce tutte le aziende del gruppo, che si manifesta nel miglioramento degli standard del Polo”.

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