giovedì 11 Aprile 2024
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Starbucks in Italia rilancia il caffè americano e non soltanto perché punta anche sul latte

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MILANO – I bicchieroni di caffè americano all’estero, sono ricolmi non solo di caffeina ma, spesso e volentieri, sono arricchiti da una buona dose di latte. I macchiati si sprecano nelle abitudini di consumo straniere, cosa un po’ meno diffusa nei modi di intendere il caffè in Italia.

Dove, a parte quintali di zucchero al bar, la pratica di aggiungere un goccino di latte nella tazzina non è poi così automatica. A meno che non si voglia un cappuccino ma questa è un’altra storia. Chissà se le cose cambieranno con l’approdo di Starbucks in Italia.

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Il menù del colosso americano in effetti, propone parecchie ricette “milky” e magari arriverà a contagiare i palati delle prossime generazioni italiane. L’espresso sposerà la nuova moda “lattosa” che arriva dagli Usa?

Leggiamo un’interessante analisi di Vito de Ceglia per test.informacibo.it.

Latte e caffè o caffellate: Starbucks ci mostra la via

Storicamente il consumo pro-capite di latte fresco in Italia era di 56 litri l’anno. Mentre negli ultimi 5 anni è sceso del 25-30%. Oggi in media ogni italiano ne beve circa 115 ml al giorno contro i 375 ml quotidiani (pari a 3 bicchieri). Cioè la quantità suggerita dalle “Linee Guida” di una sana alimentazione che considerano questo alimento fondamentale nella dieta mediterranea (Fonte: Assolatte).

La ragione? Il crollo delle nascite, per cominciare

Visto che non ci sono più figli, ci sono sempre meno consumatori. Poi, i cambiamenti culturali e di mercato: i vegani, la paura di ingrassare; le mode del momento e la rinuncia alla prima colazione.

Tutti fattori che, uniti all’aumento dirompente delle intolleranze alimentari, hanno inciso sul calo del mercato del latte fresco nel nostro Paese tra il 2014 e il 2017. Da 637 mila a 565 mila tonnellate all’anno. Seguendo questo trend, paventano gli addetti ai lavori, saremo a quota 470 mila nel 2020.

Riuscirà Startbucks a rilanciare i consumi?

La provocazione è stata lanciata qualche giorno fa da Assolatte. Che denuncia come i consumi italiani di latte, già molto bassi, sono ulteriormente diminuiti nel corso degli ultimi anni determinando un impoverimento del valore e della qualità della nostra alimentazione.

Da qui l’affondo dell’associazione che guarda a Starbucks

La catena americana di caffetterie ispirate ai bar italiani, come un’ipotetica àncora di salvataggio. In Italia, il colosso a stelle e strisce ha aperto il primo locale a Milano lo scorso settembre. La scorsa settimana se ne sono aggiunti altri due, sempre a Milano. Poi, Starbucks arriverà anche a Roma e in altre città italiane. Aprendo una ventina di nuovi locali.

“A questo punto, speriamo che la moda del ‘Frappuccino’ e del ‘Caffè Latte’ riportino questo alimento nel cuore degli italiani – è l’auspicio di Assolatte -. Rendendolo trendy e appealing, e valorizzando la tradizione tutta itaiana di lavorare il latte a caldo o di schiumarlo”.

Del resto, sottolinea l’associazione, “il fondatore di Starbucks, Howard Schultz, ci ha visto lungo quando ha deciso, dopo un viaggio in Italia, di portare il cappuccino nel mondo; facendone una bevanda realmente globale nonché il punto di partenza per esplorare nuove frontiere del gusto”.

La ripresa dei consumi riparte da Google?

Intanto, la catena americana un primo risultato l’ha già raggiunto, sul web: ha fatto crescere l’interesse per il “latte”. Dal 2004 a oggi, nel mondo, le ricerche di questa parola su Google sono quasi triplicate e sono cresciute ancora di più nei soli Stati Uniti. E in paesi come Svizzera, Singapore, Australia e Austria. Complessivamente, a livello mondiale, su Google la parola “latte” raccoglie oltre 149 milioni di search, rileva un’analisi di Assolatte.

Il successo mondiale riscosso dal “latte”

Ha trainato le vendite di Starbucks e ha fatto espandere l’offerta di questa bevanda. Solo il Frappuccino genera ben l’11% delle vendite complessive della catena, che nel 2017 sono arrivate a 22,3 miliardi di dollari. Nei punti vendita della catena americana il “latte” è ormai disponibile in una ventina di versioni diverse.

Tra proposte fisse e stagionali: adesso è tempo di “Caramel Brulée”, “Gingerbread Latte” e, solo per la Cina, dello “SnowyCheeseFlavored Latte”. E, conclude Assolatte, in esclusiva per l’Italia, del Frappuccino gusto Tiramisù; che celebra un altro capolavoro della cucina italiana e valorizza un’eccellenza del mondo lattiero-caseario italiano: il mascarpone.

Latte, accordo sul prezzo in stalla

Un segnale positivo arriva sul fronte della produzione, con l’accordo raggiunto circa un mese fa sul prezzo del latte alla stalla. Accordo che è stato siglato da Coldiretti con Italatte, società del gruppo Lactalis. La più importante industria casearia a livello nazionale.

L’intesa riguarda la chiusura dell’annata in corso e ha previsto una quotazione di 37,5 centesimi al litro per il mese di ottobre, che sale a 38 centesimi al litro a novembre. Fino ad arrivare ai 38,5 centesimi al litro nel prossimo mese di dicembre. Per una media trimestrale di 38 centesimi al litro con riferimento al mercato della Lombardia.

In questo modo – spiega la Coldiretti –, il 2018 si chiude con un prezzo medio alla stalla pari a 37,4 centesimi al litro. Per il 2019 sarà ancora in vigore il meccanismo dell’indicizzazione con il mantenimento del paniere con le quotazioni del Grana Padano e il prezzo medio del latte nei Paesi Ue e l’introduzione di meccanismi che consentiranno di premiare maggiormente il latte prodotto durante il periodo estivo.

“Ripartiamo da questa nuova intesa – conclude Ettore Prandini, presidente Coldiretti nazionale – per gettare le basi per la programmazione delle imprese agricole nei prossimi mesi”.

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