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IL PARADOSSO – Il boom delle capsule fa calare i consumi

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MILANO – In America lo definiscono già il cambiamento più dirompente degli ultimi 30 anni nel mercato del caffè.

Stiamo parlando del boom del porzionato: cialde e capsule sono ormai un prodotto familiare anche nelle case di oltreoceano.

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Più di una famiglia più quattro – il 27% dei consumatori, secondo la più recente indagine Nca – dispone di una macchinetta funzionante secondo uno dei numerosi standard disponibili sul mercato, vuoi per l’espresso, vuoi per il caffè filtro. E un ulteriore 12% ha in programma di farne l’acquisto in tempi brevi.

Cialde e capsule sono più pratiche e rapide da utilizzare. E riducono gli sprechi. Cambiano così le abitudini degli americani, che un tempo erano soliti preparare enormi caraffe di caffè filtro. Con il risultato che una buona parte della bevanda prodotta andava spesso sprecata.

“Il mercato del caffè americano ha perso il suo principale consumatore: lo scarico dell’acquaio” nota scherzosamente (ma  non troppo) Hernando de la Roche, senior vice president di INTL FCStone Inc.

A detta degli analisti, i minori sprechi si stanno riflettendo sui consumi, la cui progressione è vistosamente rallentata negli ultimi 12 mesi, sebbene il caffè rimanga di gran lunga la bevanda più bevuta dagli americani dopo l’acqua.

Secondo John Boyle, coo di Zanetti Beverage Group USA: “Stiamo assistendo a un’erosione dei consumi nell’assieme della categoria caffè: lo sviluppo del segmento del monoporzionato, in questi ultimi anni, ha avuto un impatto tangibile sui consumi a volume”.

La conferma nei dati IRI, che evidenziano un calo generalizzato (-1,4%) nel dettaglio, cui fa eccezione il solo caffè porzionato, le cui vendite continuano a crescere. Sin d’ora, pods e capsule rappresentano il 36% del mercato a valore, pur contando per appena il 12% a volume.

E il trend è destinato a continuare. “Keurig e le sue K-Cup hanno contribuito a far decollare il monoporzionato da 5 anni a questa parte” osservava recentemente il direttore esecutivo Scaa Ric Rhinehart, secondo il quale “questa categoria merceologica continuerà a crescere, anche se a un ritmo inferiore”.

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