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Il caso Vacchi e l’Ima: ecco perché mister enjoy è molto ricco ma poco liquido

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MILANO – Spesso si collega il nome dell’esuberante Gianluca vacchi, mister Enjoy alla Ima che è la più importante realtà nel settore delle macchine per il confezionamento automatiche. Ecco un articolo che spiega esattamente come stanno le cose.

Che Gianluca Vacchi, soprannominato mister Enjoy, stia bene economicamente è fuori discussione; e di certo non fa nulla per non darlo a vedere. Che però possa facilmente monetizzare la sua ricchezza non è affatto detto.

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Basti pensare alla sua partecipazione nella società di famiglia, la Ima, quotata in Borsa e operante nella progettazione e produzione di macchine automatiche per i settori farmaceutici, cosmetici e alimentari tra i quali caffè e tè.

A Piazza Affari, la Ima vale intorno ai 3,2 miliardi di euro.

Risalire alla quota in mano a Vacchi richiede qualche passaggio. Il fenomeno dei social media, novello cinquantenne salito alla ribalta per i suoi balletti e le sue foto da “viveur“, è azionista indiretto della società guidata dal cugino Alberto Vacchi (che aveva tentato invano l’assalto alla Confindustria, salvo dovere cedere il passo all’attuale numero uno, Vincenzo Boccia) attraverso la sua finanziaria di famiglia Cofiva.

Nel dettaglio, quest’ultima, attraverso il veicolo lussemburghese Cofiva sa, ha il 24,5% di Sofima, la finanziaria che raggruppa i tre rami della famiglia Vacchi. E che a sua volta custodisce la partecipazione di controllo pari al 57% di Ima. Questo significa che, indirettamente, la Cofiva ha in mano circa il 14% dell’azienda quotata sul mercato azionario italiano. Per una partecipazione che vale intorno ai 450 milioni.

Siccome però Gianluca Vacchi in persona ha in mano il 55% della Cofiva (che come visto è la sua holding di famiglia), la partecipazione indiretta di mister Enjoy in Ima è di circa il 7,5%, per un valore intorno ai 250 milioni.

Senza dubbio, non è una cifra da nulla

Anzi, sembra più che sufficiente a pagare il debito residuo da 8 milioni e mezzo per cui, nei giorni scorsi, come riferito da Quotidiano.net, Vacchi avrebbe subito il pignoramento di tutta una serie di beni. Tra cui yacht e case di lusso. In realtà, si tratta di una partecipazione difficile da monetizzare.

E questo perché la Cofiva, come appena visto, è socia non già direttamente di Ima bensì della sua controllante Sofima.

E un conto è avere in portafoglio titoli Ima, che si possono tranquillamente vendere sul mercato azionario. Mentre tutt’altra storia è possedere titoli Sofima, illiquidi per natura rappresentando il capitale di un veicolo non quotato in Borsa.

Gli stessi dividendi staccati quest’anno con riferimento al bilancio del 2016 da Ima, pari nel complesso pari a quasi 63 milioni (1,6 euro a titoli, rispetto agli 1,4 dell’anno precedente), per circa 36 milioni sono finiti nelle casse di Sofima. Deciderà poi quest’ultima holding se girarli al piano di sopra a Cofiva.

E nel caso in che misura. Per esempio, Cofiva, nell’ultimo bilancio disponibile, quello cioè riferito al 2015, non ha staccato alcun dividendo alla famiglia Vacchi.

E questo perché, nonostante il super utile di 14,6 milioni realizzato principalmente grazie ai circa 16 milioni di dividendi staccati dalla controllata lussemburghese Cofiva sa (che è proprio la “scatola” collocata a monte di Ima), ha dovuto usare quasi 10 milioni per coprire le perdite degli anni precedenti. Mentre il resto del denaro è per lo più andato a rimpolpare le riserve straordinarie.

Un compenso di 5 milioni all’anno

Secondo quanto riferito da Quotidiano.net, i cugini azionisti di Ima verserebbero a Gianluca Vacchi, che pure siede nel consiglio di amministrazione della società ma senza ruoli operativi, un compenso di 5 milioni di euro all’anno.

La stessa società quotata in Borsa e guidata da Alberto Vacchi, tempo fa, aveva tenuto a precisare i rapporti intrattenuti con mister Enjoy.

Il dottor Gianluca Vacchi è azionista di Ima ed è membro del cda dell’azienda, come più volte dichiarato dallo stesso”. Vacchi “non ha deleghe e non si occupa direttamente della gestione aziendale”.

Inoltre, “ha svolto, per molti anni, l’attività di imprenditore al di fuori del contesto Ima. Senza alcuna partecipazione attiva in questa azienda essendo soddisfatto degli andamenti complessivi e della gestione”.

Infine, “per quanto riguarda la storia dell’azienda. Ima non è stata fondata dal padre di Gianluca Vacchi. Come da lui dichiarato a smentita di informazioni scorrette”.

Carlotta Scozzari

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