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Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista di fama riconosciuta; è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre intriganti. In questa occasione, Goi spiega l’etimologia della parola caffè con alcuni rimandi particolari, tra cui l’aggettivo bracalone.
Il caffè bracalone
di Gianluigi Goi
MILANO – In questi ultimi giorni di regno dell’anticlone Pluto che vomitava fiammate roventi ovunque, grazie all’ausilio del raffreddamento tecnologico indotto da condizionatori sempre vicini all’implosione da sovraccarico, chi scrive, nella veste non solita quanto appagante, di “flaneur caffeicolo” (e chiedo scusa ai flaneur veri, quelli intellettualmente strutturati), nel mare magnum della rete ha avuto l’opportunità di accedere all’isoletta un poco sperduta, di certo poco frequentata, dell’etimologia – lo studio dell’origine e della storia delle parole- in questo caso “caffè”.
Un approdo sicuro, moderno e molto efficace, il nostro, per competenza e linguaggio accattivante, qual è il sito “unaparolaalgiorno.it: Servita ogni mattina insieme al caffè, un’avventura nelle meraviglie dell’Italiano”.
Di questi tempi in cui si fa un gran parlare della necessità di ‘raccontare’ il caffè, un pizzico di cultura umanistica ci sembra utile non fosse altro per confrontare opinioni diverse e/o consuetudini radicate.
E’ inciso nel muro della conoscenza l’incipit della voce “caffè” che riportiamo: “definito spesso <vino d’Arabia> il caffè costituisce un legame fisico, quotidiano, alimentare tra oriente e occidente” . L’etimologia prevalente propende per l’arrivo nell’italiano attraverso il termine turco kahve”.
In ogni caso la storia della parola caffè “è affascinante e nebulosa, giacchè i lessicografi (i compilatori dei dizionari-ndr) sono divisi tra diverse interpretazioni: da una parte c’è la parola qahiva, ovvero <mancanza di appetito> – il caffè è una sostanza detta anoressizzante – da un’altra c’è quwwa, cioè <forza>, <potenza> per gli effetti rinvigorenti della bevanda; da un’altra ancora c’è la radice che vuole qahwa derivare dalla regione di Kaffa, dove sembra che il caffè sia nato spontaneamente … ma molti sono i detrattori di quest’ultima ipotesi”.
“E’ invece sicuro – evidenzia Maria Costanza Boldrini, specialista in lingue semitiche, autrice di questa scheda pubblicata il 20 dicembre 2019 – che il porto yemenita di Moka fu un centro di smercio molto importante, dal quale il caffè partì per conquistare il mondo. Ecco perché – annotava – la caffettiera Bialetti si chiama Moka!”. “Macchiato freddo, shakerato, americano, lungo, al vetro, d’orzo, espresso, ristretto, mocaccino, schiumato, corretto, Irish coffee, caffè dello studente … il caffè è un’occasione sociale, un disimpegno, una malta dolceamara e profumatissima che cementa i mattoncini dei nostri rapporti interpersonali, spesso per ritrovarsi, talvolta per conoscersi, quotidianamente per risvegliarsi”. Vien da dire, con la grande Mina: “chiamale se vuoi emozioni”.
Come di consueto dalla voce principale, nella fattispecie “caffè”, promanano alcuni rimandi, non molti per il vero, uno dei quali ci sembra assolutamente inconsueto e desueto ma che incuriosisce.
Trattasi dell’aggettivo e/o sostantivo “bracalone”. Etimologicamente derivato da braca che ‘continua’ il braca latino, il sostantivo bracalone – parola antichissima essendo emersa nel Cinquecento – identifica chi porta i pantaloni cascanti e di conseguenza è sciatto, trasandato e non propriamente educato.
“Ci sono molti motivi per portare i pantaloni bracaloni: dopo la corsa matta che ho fatto per tentare di recuperare il ritardo; mi presento bracalone alla riunione importante; alla controra troviamo l’amico che sorseggia il caffè, torpido e bracalone; e la bracalona che è la nuova amica della figlia si dimostra estremamente simpatica …”.
In poche e semplici parole, l’accezione spregiativa o scherzosa che sia, consente di identificare situazioni e persone variamente trasandati fino ai limiti della impresentabilità e/o oggetti e prodotti i più vari di scarsa o nulla qualità.
Tanto per fare un piccolo esempio personale, ora so come definire il caffè, estratto da una maxi Moka dal nome blasonato, che ho di recente dovuto ingollare obtorto collo in quanto salato come fosse stato immerso in una salina storica di Margherita di Savoia: non ho potuto rifiutarlo ma era assolutamente “Bracalone!”.
Non so se si tratta di un piccolo scoop, di certo la nota pubblicata il 18 marzo di quest’anno chiosa che “il profilo e la parola stessa hanno un tratto buffo: l’uso diventa piacevolissimo”.
Un cenno, infine, ad altre tre segnalazioni: tazza/tazzina del caffè che l’etimologia fa derivare dal francese tasse, lo spagnolo taza e dall’arabo tà sa, col significato di scodella, ciotola e, non ultimo, tazza.
Più intrigante ed ammiccante il termine “Caffè-Concerto”, locali di grande successo a partire dall’800, “in cui gli avventori, oltre a bere e a mangiare, potevano assistere a spettacoli di varietà, dal teatro al balletto, all’illusionismo, ai concerti”.
Figure di punta di questi locali erano le “sciantose”, le cantanti, che si esibivano con pezzi tratti da opere e operette. Erano figure carismatiche, dotate di una grande carica seduttiva, e usavano presentarsi (pubblicazione 10 novembre 2013) in maniera estremamente appariscente secondo un gusto non elegantissimo e anzi un po’ volgare”.
In conclusione, in omaggio alla stagione estiva, un tocco di refrigerio con il termine inglese shaker, letteralmente “sbattitore”, piccolo recipiente per miscelare componenti diversi entrato in uso fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento che spesso incrocia il caffè. Un sostantivo di grande successo che ha fin da subito messo nell’angolo delle parole dimenticate l’italianissimo “sbattighiaccio”.
“E dal momento che il ghiaccio (leggiamo nella nota del 26 aprile 2019) è parte fondamentale di tutto il processo di preparazione del cocktail, non ultimo a livello uditivo, può anche darsi che non ci sia bisogno di combinare chissà quante parti, ma semplicemente possiamo agitare energicamente caffè e cubetti e goderci la nota bevanda preferita anche nelle torride giornate d’estate con un ottimo caffè shakerato”.
A condizione che non sia bracalone…
Gianluigi Goi