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GAIN REPORT – Produzione colombiana in netta ripresa, ma incombe l’incognita El Niño

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MILANO – Si consolida la ripresa produttiva in Colombia, ma il riemergere dell’incognita climatica potrebbe mettere a rischio i rilevanti risultati sin qui conseguiti.

Il report annuale della rete informativa globale (Gain Report) del minagricoltura americano (Usda) sintetizza così l’attuale momento attraversato dal terzo produttore mondiale – primo al mondo per quanto riguarda i pregiati caffè lavati. Il 2013/14 – nelle previsioni degli esperti di Usda – dovrebbe segnare l’uscita definitiva dal periodo critico di riconversione produttiva attraversato dalla Colombia a cavallo del decennio.

Tra il 2009 e il 2011 – ricorda il report – le piogge eccessive dovute al fenomeno La Niña hanno impattato negativamente la produzione e creato condizioni ideali per il proliferare della ruggine del caffè, che è arrivata a contaminare il 40% circa della aree coltivate. Secondo Cenicafé – il Centro nazionale di ricerche sul caffè istituito nel 1928 da Fedecafé – il mutamento climatico ha indotto inoltre una diminuzione della durata media del fotoperiodo, che si è ripercossa sulle fioriture e ha accentuato lo stress vegetativo degli arbusti, a discapito del potenziale produttivo.

Il fenomeno si è ridimensionato negli anni successivi, grazie al miglioramento delle condizioni climatiche, all’adozione di efficaci trattamenti preventivi e tecniche agronomiche, nonché all’introduzione, a partire dal 2010, di una nuova varietà selezionata resistente alla ruggine, messa a punto nei laboratori di Cenicafé.

Si tratta della varietà Castillo, ottenuta combinando materiale genetico autoctono con il più resistente Hibrido de Timor, una varietà diffusa sull’omonima isola indonesiana, nata dall’ibridazione naturale di specie di Coffea Arabica e Canephora.

La Castillo, tuttavia, ha suscitato molte riserve, poiché inferiore in termini di produttività e, soprattutto, di resa in tazza, fatto questo che ha indotto molti produttori a continuare a impiantare le varietà tradizionali, potenziando piuttosto le misure di difesa e l’utilizzo degli anticrittogamici.

Altri hanno adottato una soluzione di compromesso creando una cintura protettiva con arbusti della specie resistente e collocando al suo interno le più pregiate cultivar tradizionali.

In ogni caso, le strategie agronomiche di adattamento si sono rivelate efficaci: la percentuale di piante infette è scesa infatti al 7% nel 2013; parallelamente, la produttività è passata da 11 sacchi/ha nel 2011 a 14 sacchi/ha nel 2013.

Una nuova incognita si sta tuttavia materializzando: il ritorno de El Niño, dato ormai per estremamente probabile nella seconda metà dell’anno.

Secondo gli specialisti di Cenicafé, il verificarsi di condizioni di siccità, in conseguenza di questo fenomeno, potrebbe minare la ripresa produttiva e incidere negativamente sulla qualità del caffè. Il forte ridursi dell’umidità rischia inoltre di creare condizioni favorevoli al proliferare di un altro parassita: la scolite del caffè (Hypothenemus hampeii o broca in spagnolo), che potrebbe portare conseguenze altrettanto gravi per i raccolti.

Per intanto, il piano di rinnovo ha raggiunto traguardi importanti. Dal 2010 a oggi, 300 mila ettari sono stati reimpiantati e circa la metà di tale area è sin d’ora produttiva.

L’entrata in produzione dei nuovi arbusti e il normalizzarsi delle condizioni climatiche hanno consentito una forte ripresa dei raccolti. Nelle previsioni del report, la produzione risalirà, in questa annata caffearia, a 10,8 milioni di sacchi, dai 9,953 dello scorso anno.

Se le condizioni climatiche rimarranno favorevoli, gli incrementi di superfici e produttività consentiranno un ulteriore balzo in avanti nel 2014/15, che porterà il raccolto colombiano a 11,9 milioni di sacchi.
La ripresa produttiva e il forte incremento dei prezzi degli arabica non hanno tuttavia risolto i complessi problemi strutturali che affliggono il comparto.

Come i nostri lettori ricorderanno, la rabbia dei produttori era esplosa a fine febbraio del 2013, catalizzata da un movimento di base (estraneo a Fedecafé) denominato Movimento nazionale per la difesa e la dignità del settore del caffè. Dopo due settimane di agitazioni e blocchi stradali, l’accordo raggiunto tra i negoziatori governativi e i rappresentanti del movimento aveva sancito l’ulteriore elevamento del sussidio a sostegno dei produttori, sino a un massimo di 165.000 pesos per “carga” da 125 kg.

L’erogazione del sussidio è proseguita sino ad aprile quando, per effetto della forte ripresa dei prezzi sui mercati internazionali, il governo ne ha disposto la revoca. I produttori hanno lamentato tuttavia gravi ritardi e complicazioni nella liquidazione delle somme, con un numero elevato di pratiche ancora inevase.

Il mese scorso, proprio mentre la campagna elettorale per le presidenziali entrava nel vivo, i cafeteros del Movimento sono scesi nuovamente sul sentiero di guerra lamentando – nonostante i prezzi in forte ripresa – gravi difficoltà finanziarie e di gestione legate anche all’aumento del costo del lavoro e dei prezzi dei fertilizzanti. La lotta dei produttori di caffè si inserisce in un più ampio movimento di protesta, che coinvolge vari comparti agricoli e lo stesso settore minerario, rivendicando migliori condizioni di vita e servizi sociali più efficienti nelle zone rurali.

Soltanto l’intervento diretto del presidente Juan Manuel Santos e l’avvio di negoziati con il governo hanno scongiurato una nuova agitazione.

Ricordiamo che il primo turno delle elezioni presidenziali colombiane si è svolto domenica scorsa è ha visto prevalere l’ex ministro Oscar Zuluaga, che sfiderà Santos, secondo classificato in questa prima tornata, nel ballottaggio previsto il 15 giugno.

Di pari passo con la produzione cresce anche l’export. Il report prevede che le esportazioni della Colombia raggiungeranno i 10,1 milioni di sacchi a fine 2013/14, con un incremento del 14% sull’annata precedente.

L’export dovrebbe crescere addirittura a 11 milioni di sacchi nel 2014/15.

Gli Stati Uniti rimangono il principale mercato del caffè colombiano assorbendo ben il 42% delle esportazioni. Dietro agli Usa troviamo, nettamente staccati, Giappone (12%), Belgio (7%) e Canada (6%).

Sempre più rilevante la quota di caffè speciali e/o certificati. La denominazione di origine è stata promossa attivamente dal governo di Bogotá quale strumento di promozione del valore aggiunto e costruzione dell’immagine di marca.

Nei primi quattro mesi dell’anno, la media mensile dell’indicatore composto Ico dei Colombiani dolci (categoria in cui rientrano anche i caffè di altre origini diverse dalla Colombia) ha segnato un incremento di oltre il 74%. A ciò va aggiunto il deprezzarsi del peso nei confronti del dollaro, che ha contribuito a incentivare ulteriormente l’export.

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