giovedì 11 Aprile 2024
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Un fungo minaccia il caffè. Dal Sudamerica il 10% della produzione mondiale

La crisi continua. Allarme nelle piantagioni: produzioni danneggiate maxi-perdite e addirittura 374 mila lavoratori a rischio

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MILANO – Non è una novità ma la notizia continua a tenere banco con continui aggiornamenti. Perché la crisi è enorme e il 2013 rischia di passare alla storia come l’anno nero del caffè per i produttori centroamericani. Con ricadute pesanti per i mercati di sbocco, in particolare quello statunitense. Tutta colpa di un fungo chiamato «roya», in spagnolo rosicchiare. Un agente di colore arancione che si nutre delle foglie del caffè e per questo soprannominato «ruggine bruna».

Fungo del caffè: una minaccia per tutto il mercato

Una vera piaga per le piantagioni. In particolare quelle dell’Honduras dove si sarebbe diffuso per primo propagandosi successivamente alle altre nazioni dell’America centrale, dal Messico a Panama. Territori che, complessivamente, assicurano il 10% della produzione mondiale di caffè.

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L’esperienza di Colleen Anunu

«Il sapore del caffè era acerbo, non pienamente sviluppato, privo di corpo», spiega Colleen Anunu; responsabile degli acquisti di «Gimme! Coffee». Una catena di rivenditori di caffè con sede a Ithaca, nello Stato di New York.

La sua esperienza è assoluta, le basta infatti avvicinare la tazza alle labbra per capire il valore di una miscela. «Come quella fruttata e dolce dei chicchi centroamericani, inconfondibili», spiega.

Il fungo pregiudica la degustazione

Ma all’ultimo «tasting» di marzo in una delle piantagioni dell’Honduras occidentale, sapori e odori non sono risultati quelli di sempre. Questo per colpa del «roya».

Il fungo è spietato

Sta danneggiando le produzioni col rischio di creare perdite per 500 milioni di dollari e causare il licenziamento di 374 mila lavoratori, secondo le stime della International Coffee Organization.

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Una foglia di Arabica attaccata dalla ruggine del caffè

Il tutto con un innalzamento dei costi del caffè

Un aumento che si sta riversando sui mercati internazionali e sulle borse delle materie prime. Alcuni varietà di caffè guatemalteco, ad esempio, costano ora 70 centesimi in più per pound (450 grammi circa) rispetto ai contratti di riferimento utilizzati all’Intercontinetal Exchange.

Questo vuol dire che, l’effetto del calo dei costi registrato negli anni passati, quello che ha permesso ai grandi operatori come Kraft Foods Group, J.M. Smucker e Starbucks di tagliare i prezzi di listino, sarà neutralizzato nel giro di qualche mese.

I future di caffè arabica si sono ridotti del 19% a 1,44 dollari per pound lo scorso anno

Grazie all’incremento di produzione del Brasile. I trader ritengono che l’inversione di tendenza sua listini sia imminente di durata non prevedibile; visto che produttori ed esperti sono convinti che il fattore «roya» sarà persino peggiore il prossimo anno, quando l’effetto deleterio sulle piante sarà peggiore e il fungo si propagherà ulteriormente.

Occorre quindi un intervento rapido

Agenzie internazionali come la World Bank International Finance Corp. stanno considerando l’adozione di misure ad hoc, come prestiti a basso costo per consentire ai produttori di dotarsi di strumenti per combattere la ruggine bruna e rendere le piantagioni più resistenti. Risulta tuttavia assai complicato salvare le piante una volta che il «roya» ha attecchito sulle foglie, col risultato che a farne le spese saranno le già incerte economie dell’America centrale.
Fonte: La Stampa

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